Questo documento non contiene una definizione di nutriente sebbene questa definizione possa essere ricostruita da considerazioni presenti all’interno del documento.
Presenteremo di seguito alcune riflessioni personali che ci auguriamo possano stimolare una lettura più meditativa del documento nuovi LARN.
Una prima riflessione deve essere fatta sul concetto di nutriente in relazione all’alimento che lo contiene. Sappiamo infatti che alcuni nutrienti sembrano perdere alcune caratteristiche o attributi nutritivi se isolati dall’alimento di provenienza. I processi di trasformazione, conservazione e cottura degli alimenti modificano in maniera importante il valore nutritivo degli alimenti.
Occorre quindi considerare i nutrienti non come elementi indipendenti dal substrato di provenienza ma come facenti parte di un sistema complesso “l’alimento”.
Fatta questa premessa passiamo ad esaminare quali attributi debba possedere un nutriente per potersi definire tale:
– POTERE ENERGETICO (Ovvero la capacità di apportare kilocalorie)
– CARENZE DOCUMENTATE (L’assenza dalla dieta del nutriente porta danni documentati per la salute)
– RUOLO METABOLICO FISIOLOGICO(Il nutriente è inserito in un processo biologico fisiologicamente presente nell’organismo umano con un ruolo plastico, regolatorio, co-fattoriale)
– RUOLO METABOLICO ECOSISTEMICO(Il nutriente svolge un ruolo costitutivo o regolatorio nei confronti del microbioma intestinale o modifica l’azione di sostanze tossiche su un processo metabolico fisiologico)
– RUOLO METABOLICO NUTRIGENOMICO (Il nutriente è in grado di modificare l’espressione di uno o più geni attivando quelli protettivi o limitando l’espressione di quelli potenzialmente dannosi)
– EFFETTI PROTETTIVI NEI CONFRONTI DI PATOLOGIE CRONICO-DEGENERATIVE (Si tratta di nutrienti appartenenti ad una delle classi sopra elencate che possono svolgere un ruolo positivo per la salute)
– INTOSSICANTE (Si tratta di una sostanza abitualmente consumata che non ha un ruolo metabolico fisiologico ma è in grado di produrre conseguenze negative per la salute. In alcuni casi possono essere presenti anche effetti positivi per la salute).
Verso un approccio ECOSISTEMICO della Nutrizione basata sull’evidenza
L’essere umano è in profondo rapporto con l’ambiente esterno e con il microbioma intestinale (anch’esso considerabile come ‘esterno’). Alcune sostanze presenti negli alimenti possono modificare gli scambi di materia o energia tra l’organismo umano e l’ambiente esterno/interno.
Questo le rende eleggibili come “nutrienti ecosistemici”.
E’ il caso delle fibre solubili come l’inulina presente nei carciofi e nella cicoria. I batteri della flora intestinale rompono le fibre di inulina producono acidi grassi a catena corta che nutrono gli enterociti e svolgono un ruolo regolatorio ecosistemico.
Massimo valore di nutriente ecosistemico ha l’acqua. Sappiamo infatti che oltre al ruolo di sostegno di ogni processo metabolico umano, l’acqua ha anche un importante ruolo di regolazione dei flussi di materia ed energia all’interno del microbioma intestinale.
Un altro esempio di nutrienti ecosistemici ci è dato dalle sostanze che aiutano a riparare i danni del DNA o che, chelando i metalli pesanti, possono proteggerci sostanze tossiche presenti nell’ambiente.
Verso un approccio NUTRIGENOMICO della Nutrizione basata sull’evidenza
I nuovi LARN introducono il concetto di sostanze bioattive specificando che si tratta di sostanze prive di un ruolo metabolico fisiologico ma che potrebbero esercitare un ruolo positivo per la salute.
Questo ruolo può essere semplicemente metabolico o anche nutrigenomico. Nel primo caso la sostanza può agire su un enzima o su una via metabolica attivandola o deprimendola.
Nel secondo caso la sostanza nutritiva agisce sull’espressione genica promuovendo la trascrizione proteica. Un esempio del secondo tipo viene dalla Vitamina D e dagli acidi grassi poli insaturi PUFA.
I tempi sono maturi per inserire il concetto di sostanza Nutrigenomicamente attiva nella definizione di nutriente.
INTOSSICANTE L’attributo di intossicante deve essere preso in considerazione perché alcune sostanze normalmente presenti nell’alimentazione umana posseggono anche o esclusivamente un’azione intossicante e attivatore di dipendenze.
E’ il caso dell’etanolo, che entra a pieno titolo tra i nutrienti in quanto fornisce energia. Ma si tratta di calorie “vuote” prive di vero valore nutritivo.
I nuovi LARN specificano che “è una molecola potenzialmente tossica per l’organismo d’elevata pericolosità sociale, che può causare, nel caso di abuso, importanti danni organici…etc”
Certe sostanze, come il Fluoro, accompagnano a dimostrati effetti positivi (sulla prevenzione delle carie) anche potenziali effetti dannosi per il sistema nervoso.
COMPOSTI BIOFUNZIONALI O PHYTOCHEMICALS O SOSTANZE BIOATTIVE
I nuovi Larn proporranno riflessioni su sostanze comunemente assunte con la dieta, con effetti positivi per la salute ma non considerati nutrienti in senso classico.
Forse sarebbe il caso di rivedere il concetto di nutriente spostando il senso della parola dalla quantità verso la qualità-
Leggiamo nel documento riassuntivo (versione pre-finale)
“Queste sostanze provengono da ortaggi, frutta legumi ed alcune bevande. Per queste sostanze non è ancora possibile indicare livelli di assunzione per la popolazione.”
Ci si limita a suggerire una dieta varia ed equilibrata.
Forse bisognerebbe riflettere più a fondo su questo argomento come si è fatto per gli zuccheri.
Si potrebbe indicare alcune fonti o alimenti da preferire.
E il caso delle brassicacee come broccoli, cavolfiori e biete, il cui effetto positivo per la salute è ormai chiaro e dimostrato.
Eppure qualcuno sorride al pensiero di un’ AI (Assunzione adeguata) per il broccolo.
Speriamo che la saggezza arrivi con il tempo.
LARN 2012
Sono stati presentati davanti ad una platea di 700 professionisti della nutrizione i nuovi LARN 2012 (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) nell’ambito del XXXVcongresso nazionale SINU.
Un lavoro che ha richiesto alla SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) ben 16 anni di lavori visto che la precedente edizione risale al 1996.
Era il secolo scorso, ed un secolo è passato anche nel progresso che hanno fatto le scienze legate alla nutrizione umana. Anche se viene mantenuta la sigla LARN cambia il significato della R. Il LARN per un nutriente non è più un singolo valore raccomandato (la precedente R) ma un insieme di riferimenti R) che prendono il nome di:
AR Fabbisogno medio
PRI Assunzione Raccomandata per la Popolazione
AI Assunzione Adeguata
RI Intervallo di riferimento per l’assunzione di macronutrienti
UL Livello massimo tollerabile di assunzione.
Compare anche un SDT che ha una grande importanza teorica. SDT significa Obbiettivo nutrizionale per la prevenzione e si riferisce al fatto che alcuni alimenti posseggono oltre al potere nutritivo anche la capacità, se assunti in quantità adeguate, di prevenire alcune patologie.
Disponibilità dei LARN 2012 Al congresso SINU è stato distribuito il documento di sintesi con numerose tabelle; Il documento sarà presto disponibile per i pubblico sul sito SINU. Bisogna precisare anche che il lavoro sui LARN non è ancora concluso.
LARN 2012 e raccomandazioni europee
E’ d’obbligo chiedersi se ha ancora senso redigere delle raccomandazioni per la popolazione italiana in presenza di analoghe e più vincolanti raccomandazioni europee.
Ovviamente nella redazione dei LARN 2012 sono state tenute in considerazione non solo le informazioni e raccomandazioni europee (EFSA etc.) ma anche quelle di grandi organizzazioni mondiali (FAO etc).
LARN 2012 e nutrigenomica Il passaggio da valore raccomandato a insieme di riferimenti rappresenta un grande progresso e fornisce ampi spunti per la riflessione sul rapporto cibo-salute.
Nel 1996 il cibo era soprattutto calorie mentre adesso si comincia a riflettere sulla possibilità (già ampiamente dimostrata dalla scienza) che il cibo sia soprattutto informazione e che quindi venga dato più risalto al potere nutritivo degli alimenti rispetto che al loro apporto energetico.
LARN e patologie
Bisogna sempre tenere ben presente che i LARN si riferiscono a popolazione ed individui SANI
Non tengono quindi conto di gruppi e singoli individui che, per predisposizione genetica, patologie o regime alimentare HANNO ESIGENZE PARTICOLARI.
Una patologia qualsiasi o una malnutrizione richiedono apporti completamente diversi che devono essere valutati per quel singolo soggetto.
LARN 2012 e Classi di Età
Purtroppo ogni società scientifica e singolo ricercatore classifica in maniera diversa i gruppi di età e questo porta a grandi difficoltà per chi volesse confrontare e analizzare i dati per trarne delle conclusioni.
LARN 2012 e Apporti energetici
Si è tenuto conto che i fabbisogni sono legati non solo all’età ma anche al tipo di attività fisica e\professione svolta. Per cui viene fornito un valore per il metabolismo basale ed uno per livello di attività fisica.
LARN 2012: vitamine
In questo campo mi aspettavo grandi novità ma sono stato smentito dai numeri.
B9
Viene riconosciuto il ruolo e l’importanza dei folati alzando i valori di riferimento a 400 microgrammi per la popolazione generale e 600 microgrammi in gravidanza .
B12
Alzati i valori per la popolazione generale da 2 a 2,4 microgrammi. 2.6 in gravidanza.
C
E’ prevalso un approccio prudenziale anche in quei casi in cui i valori indicati sono molto bassi e lontani da un potenziale rischio di eventi avversi. E’ il caso della vitamina C.
Si fornisce un AI di 40-130mg die che è molto vicino ai valori del 1996 e che tiene poco in considerazione il grande ruolo di questa sostanza per il mantenimento di un buono stato di salute.
D
Alzati di molto i valori per la Vit D dopo che oltre 12.000 ricerche ne hanno dimostrato anche il ruolo extra-scheletrico e preventivo.
L’ apporto adeguato (AI) viene fissato in 600 U.I per gli adulti, in gravidanza e allattamento e in 800 U.I, per gli anziani >75 anni.
Come detto in precedenza gli apporti adeguati non tengono presente fasce di pazienti a rischio di ipovitaminosi per particolari condizioni come (scarsa esposizione al sole, osteoporosi, patologie intestinali che possono ridurre l’assorbimento della vitamina).
Per questi gruppo l’apporto adeguato potrebbe essere molto più alto.
Per i valori massimi (UL) si è tenuto in considerazione la raccomandazione EFSA dello scorso agosto 4000 UI giorno per gli adulti.
K
Compare un valore di Assunzione raccomandata per la popolazione (PRI)per la vitamina K
Per gli adulti, maschi e femmine, sotto i 60 anni è 140 microgrammi poi sale a 170.
LARN 2012: minerali
Calcio
Numero tondo per il Ca il cui AI diventa 1g per maschi e femmine sotto i 60 anni e di 1200 poi.
Magnesio
250mg al giorno negli adulti. Non è stato stabilito un apporto maggiore in gravidanza nonostante sia oltremodo stabilito che il feto depaupera il pool di riserva materno di questo importante minerale. Speriamo che questo valore sia presto innalzato.
Ferro
L’apporto di ferro dipende molto dalle abitudini alimentari visto che il ferro più biodisponibile è quello EME presente in carne e derivati. La scarsa biodisponibilità del minerale rendono esposte ampie fasce di popolazione al rischio di carenze soprattutto in presenza di condizioni che possono limitarne l’assorbimento (patologie intestinali) o aumentarne il fabbisogno.
Per la popolazione adulta sana viene fissato un AI di 10mg per gli uomini e 18 per le donne fino a 60 anni. Poi si torna a 10mg.
Fluoro
Sfortunatamente compare il Fluoro con un livello di Assunzione raccomandata per la popolazione (PRI); 3 o 4 mg al giorno di una sostanza SENZA ALCUN POTERE NUTRITIVO e di cui si farebbe molto meglio a stare lontani visto i rischi di neuro-tossicità evidenziati da numerosi ricercatori. Sebbene il Fluoro abbia dimostrato di prevenire le carie e che sia addizionato alle acque da bere, è in atto una revisione del suo rischio reale per la salute umana.
Purtroppo anche l’EFSA lo inserisce tra i nutrienti negando così quel criterio di prudenza tanto sostenuto per sostanze NUTRITIVE come le vitamine idrosolubili.
LARN e Fibre
Attenzione alle fibre che devono essere presenti ed introdotte precocemente anche nella dieta del bambino, dopo lo svezzamento privilegiando cereali integrali, legumi, frutta e verdura.
Gli adulti dovrebbero consumare almeno 25 grammi al giorno di fibre alimentari anche in caso di apporti energetici sotto le 2000 Kcal die.
Questo richiede l’apporto di 400 –600 grammi di frutta e verdura al giorno. Quanti di noi lo fanno?
AI e RI sono stabiliti per le fibre anche in età evolutiva, dopo il primo anno di età.
Il valore adeguato nel bambino è di 8,4 grammi al giorno che richiede un significativo apporto di alimenti come cereali integrali, legumi, frutta e verdura.
LARN e Zuccheri semplici
Gli zuccheri semplici dovrebbero essere limitati a non più del 15% dell’apporto calorico totale. Viene specificato che quando gli zuccheri semplici contribuiscono per oltre il 25% all’apporto calorico questo costituisce un rischio per la salute.
Queste indicazioni implicano la forte limitazione di bevande arricchite di zucchero che ne contengono quantità molto alte come anche di merendine e altri alimenti ad altissimo contenuto di zucchero. Anche alimenti commercializzati come “salutari” ad esempio i cereali per la colazione arrivano a contenerne anche il 35% a fronte di pochi grammi di fibre.
I Larn sconsigliano l’uso del fruttosio come dolcificante come anche gli sciroppi di mais.
Il fruttosio ha dimostrato di contribuire allo sviluppo della sindrome metabolica e di aumentare il rischio di statosi epatica specialmente in chi aveva una dieta ricca di grassi.
LARN e lipidi
I grassi, demonizzati in passato da molte diete, dovrebbero contribuire al nostro apporto energetico per il 20-35% (RI per adulti) e per il 35-40% nei primi 3 anni di vita.
Un valore molto più basso ci espone a rischi per la salute.
I grassi non sono tutti uguali.
Adesso vengono distinti i grassi totali, dai saturi, PUFA totali, omega 6, Omega 3 e per ognuno vengono fissati valori di riferimento.
Compaiono gli acidi grassi trans il cui apporto deve essere il minore possibile.
Questi grassi derivano principalmente da processi industriali come l’idrogenazione per la produzione di margarine. Sono tuttavia presenti anche in molti altri alimenti non processati come il burro e la carne.
Anche gli acidi grassi sauri andrebbero limitati ad un apporto energetico sotto il 10% per proteggere la salute (SDT).
Gli omega 6 dovrebbero avere un RI del 4-8% mentre gli Omega 3 dello 0,5-2% dell’apporto energetico totale.
Per gli omega 3 si stabilisce un apporto adeguato di 250mg al giorno valido anche in gravidanza ed allattamento.
Si riconosce il ruolo del DHA per lo sviluppo del sistema nervoso infantile suggerendone un AI di 100mg al giorno per lattanti e bambini fino ai 3 anni. Anche in allattamento viene suggerito un RI per il DHA di 100 –200 mg anche se non viene fissato un AI.
Questi apporti di Omega 3 potrebbero essere soddisfatti con l’assunzione di 2-3 porzioni di pesce a settimana preferendo specie ricche di questi nutrienti come sardine e salmone.
Migliaia di studi clinici validati nella medicina ufficiale in un trentennio, e dei campi elettromagnetici pulsati (CEMP) di fatto non se ne sa nulla. I CEMP, confusi erroneamente con la antica e controversa magnetoterapia, trattano efficacemente almeno il 50% delle patologie ma sono
sconosciuti per quasi tutti i medici. L’università di medicina non tratta le onde, e le istituzioni classificano i dispositivi medici senza strumenti e indagini per accertare l’effettivo costo biologico. Non può essere solo l’effetto termico, il riscaldamento della cellula (come la ingannevole e defunta caloria). Il parametro di sicurezza apparente è quando un dispositivo non riscalda la cellula, ma di fatto esso può disorganizzare i legami molecolari di quest’ultima e danneggiare il DNA con costi biologici incalcolabili, come avviene per l’esposizione ai telefonini. Nella sezione italiana di Wikipedia i CEMP non esistono: bisogna andare su quella internazionale e digitare PEMF (Pulsed Electro Magnetic Field).
Il caos domina a spese dei pazienti: i medici non sanno, non vengono diffusi i parametri di efficacia del trattamento con i CEMP e le aziende prosperano con macchinette-gadget di scarsa efficacia perché non hanno solenoidi degni (applicatori insufficienti che sviluppano il campo elettromagnetico e si posizionano sulla parte del corpo da trattare), vendute a poco più di cento euro o affittate a 2-3 euro al giorno; in alternativa, vi sono industrie leader a livello mondiale che vendono benessere con potenze del tutto insufficienti e una sola forma d’onda anziché quattro (sinusoide, quadra, triangolare e a dente di sega).
Per non parlare del monumentale uso sintomatico fatto da alcune cliniche statunitensi, che promettono guarigioni in meno di un’ora con potenze da brivido (da 1 a 3 tesla) con le quali il sintomo del dolore al ginocchio scompare, ma l’organismo perde per diverso tempo il controllo motorio, e non solo. L’inferno è lastricato di buone intenzioni.
Vediamo perché sono importanti i CEMP e come vanno usati.
Tutte le patologie nascono a livello cellulare. Le cellule di una persona sana, con un buon sistema immunitario, hanno un potenziale di membrana ottimale pari a -90 milliVolt. Per poter funzionare la cellula ha bisogno di questa tensione leggermente negativa, e grazie ad essa mantiene la vita: espelle le tossine, ossigena la cellula, attiva il metabolismo assimilando le sostanze nutrienti attraverso i pori della cellula che si dilatano, produce l’energia per la nostra vita quotidiana, l’adenosina trifosfato, l’ATP, attraverso scambi ionici sodio-potassio, attivati sempre dalle cariche elettriche. Mantiene adeguato il sistema immunitario portando i “rifiuti” nella matrice extracellulare, che a sua volta li invia agli organi di depurazione chiamati emuntori (polmoni, reni, fegato).
A -40 milliVolt siamo già nel campo dei dolori e delle patologie croniche, e il sistema immunitario è fortemente deficitario; a -20 milliVolt, con le formazioni tumorali, siamo al capolinea.
Secondo il premio Nobel Alexis Carrel, le cellule sono il segreto della longevità e della salute. A 35 anni incomincia a calare il potenziale di membrana, fino al tracollo dei 60 anni. Però possiamo ricaricare costantemente la batteria e mantenere le prestazioni cellulari di un trentenne.
Come funziona in questo caso il Campo Elettro Magnetico Pulsato? Le onde magnetiche sono le trasportatrici dell’elettricità nella cellula e innalzano il potenziale di membrana attraverso uno stimolo di overpeak, cioé portano inizialmente la tensione a valori elevati per poi stabilizzarsi su quelli ottimali di -90 milliVolt.
Ci sono molti altri effetti rapidi se non immediati nella nostra fisiologia. Il metabolismo aumenta del 30%, per cui chi non può muoversi a parità di dieta dimagrisce. Il sangue diventa in una decina di secondi meno denso e viscoso, i globuli rossi bloccati in pile si liberano e si attivano, e quelli bianchi si mettono a caccia. La microcircolazione si accelera con la diffusione sistemica dell’ossigeno attraverso i capillari in tutto il corpo. Si attivano le proteine di risposta al dolore. L’energia riparte.
Il corpo umano funziona con frequenze da 0 a 30Hz, per cui ogni dispositivo deve tener conto di tali parametri, altrimenti si può eliminare il sintomo ma si crea un danno ben più grave e invisibile, che non conosciamo e che pagheremo.
Il sonno, la veglia, il movimento hanno frequenze specifiche. Se dobbiamo sciogliere una contrattura muscolare cronica, basta usare le frequenze del sonno profondo. Anche il muscolo si rilassa, è fisiologia e non fantascienza.
Chi ha problemi di sonno con i 2-4 Hertz si addormenta senza ipnoinducenti e benzodiazepine. L’adrenalina si destruttura e si diventa calmi, in pace col mondo.
I benefici sono infiniti. Il tessuto osseo si rigenera in tempi veloci, le fratture in meno di un terzo dei tempi fisiologici e i campioni dello sport lo sanno bene. Addirittura usano i CEMP per avere le cellule al 100% in modo tale da disporre del valore aggiunto che fa vincere senza doping, al meglio delle proprie condizioni.
Sulla ricostruzione ossea vi sono da oltre 30 anni i pregevoli studi di Basset e Fukuda, o di Yasuda, ed è fantastico vedere come i CEMP cambiano polarità alle estremità fratturate stimolando l’attrazione magnetica e la saldatura. La rigenerazione dell’osso, delle cartilagini: pensiamo a tutti i sofferenti di osteoporosi, ai crolli vertebrali, ai dolori discali, alle artrosi, tendiniti, cuffia dei rotatori, ecc. Ogni forma d’onda ha una funzione diversa: la sinusoide deve calmare, la quadra e a dente di sega attivare e rigenerare funzioni e tessuti.
I CEMP abbattono le infiammazioni, cicatrizzano le ferite, curano il piede diabetico. Quasi quattromila studi su Pubmed lo testimoniano. L’Istituto Rizzoli di Bologna ha messo i CEMP in home page per riconoscimento. Tra l’altro le poche macchine complete con le quattro forme d’onda e dotate di applicatori e potenze sufficienti a fronteggiare i dolori acuti, senza bisogno di cortisone o fans, sono accessibili a costi di medicina sociale in termini di noleggio, rimborsate dalle assicurazioni e dalle Casse sanitarie sotto la vetusta voce della magnetoterapia. Non sono invasive, non hanno effetti collaterali, costano poco, non si consumano e sono abbinabili con le migliori terapie mediche. Il dolore ad esempio, misurato con le scale della medicina, si abbatte dal 50 all’80% già con una prima terapia intensiva per ernie discali che potrebbero essere operate, e dopo un mese si rinuncia all’intervento.
Siamo solo all’inizio: se ora la medicina vorrà applicarsi, tutti questi studi validati vanno trasformati in protocolli clinici, in casi di successo, in prestazioni socio-sanitarie territoriali e domiciliari.
Con i CEMP gli anziani, se non hanno gravi danni biologici, recuperano l’equilibrio del passo, la vitalità e l’autosufficienza, abbattendo i dolori e soprattutto i danni dei troppi farmaci che un soggetto multi-patologia come l’anziano deve ingurgitare per sopravvivere nel dolore cronico.
Siamo agli inizi, ma già decine di milioni di persone nel mondo utilizzano i CEMP, speriamo in maniera sempre più appropriata grazie alla preparazione medica e di tutte le professioni sanitarie, e alle attrezzature ospedaliere generalmente poco attente ad acquisti che, per prodotti completi, partono da appena duemila euro.
Con i CEMP gli anziani, se non hanno gravi danni biologici, recuperano l’equilibrio del passo, la vitalità e l’autosufficienza, abbattendo i dolori e soprattutto i danni dei troppi farmaci che un soggetto multi-patologia come l’anziano deve ingurgitare per sopravvivere nel dolore cronico.
Daniele Romano
Giornalista scientifico sociologo e ricercatore ha collaborato nel team scientifico di ricerca diretto da Lucio Levorato sul tema degli e-cemp (Campi ElettroMagnetici Effettivi a 3D) con gli avveniristici dispositivi Biomag, Omunium e Sanza nel 2015 e nel 2016. Protagonisti eminenti personalità del mondo scientifico come il Prof. Maurizo Ceccarelli di Roma ( International Centre for Study and Research in Aesthetic and Physiological Medicine), oltre all’Università di Siena con il Dr. Emilio Battisti, che ha presentato alcuni studi nei Congressi Aspam ( MEDICI DI MEDICINA GENERALE) di Padova nell’ottobre 21016 (Tema Geriatria: Specialisti e MMG insieme per il paziente anziano. ) ed inoltre uno studio già pubbllicato e presentato a Bari sempre nell’ottobre 2016 al Congresso SIMFER (società italiana medicina fisica e riabilitativa). Daniele Romano si occupa da sempre della Sociologia dei consumi e dei comportamenti alimentari. Consulente tecnico delle associazioni di tutela dei principali prodotti italiani e presente come giornalista professionista con interventi e articoli sulla terza pagina culturale di molti quotidiani italiani nonché su riviste di settore. Naturopata, si è specializzato nel giornalismo scientifico, dirigendo testate mediche (Medical Network del Sumai e altre) occupandosi sempre di salute dalla parte della tutela biologica della persona. Collabora nel terzo settore, no-profit, cooperative sociali e Summit della Solidarietà ( Emergency, Filo d’Oro, Telethon ecc..).
ALTRI ARTICOLI SUI CAMPI ELETTROMAGNETICI EFFETTIVI (e-CEMP):
Fino a poco tempo fa si trovavano centinaia di articoli in internet come quello in calce tratto da Terra Nuova ed inoltre svariati libri sull’argomento “assunzione del calcio”. Tutti che consigliano di evitare il consumo di latticini, perchè anzichè aiutarci ad assumere il calcio ivi contenuto, al contrario lo impediscono.
Peccato che a fianco di tutta questa attività di informazione, molti medici continuano a consigliare l’assunzione di calcio proprio attraverso l’alimentazione di latte e latticini.
Da una parte purtroppo la stragrande maggioranza dei medici non ha competenze in fatto di alimentazione (infatti molti medici si sono laureati senza studiare alcuna materia e sostenere alcun esame in merito), dall’altra certi luoghi comuni e certi schemi tipici della nostra mente associativa, sono difficili da smuovere.
Ora però che è stato pubblicato anche in Italia il best seller mondiale The China Study , del Prof. Campbell della Cornell University, tutto dovrebbe finalmente essere chiaro: si tratta di uno studio di 30 anni su 100.000 persone che analizza gli effetti dei latticini sulla nostra salute. Difficile poterlo contestare.
In poche parole le caseine sono delle proteine che portano le informazioni del cancro al nostro DNA.
Il latte per antonomasia è l’alimento che madre natura ci ha dato per “crescere”. Il latte aiuta a crescere certo, … ma se quello che trova nell’organismo è il seme del cancro, fa crescere pure quello!
Purtroppo l’ambiente in cui siamo costretti a vivere non è armonico ed è spesso molto inquinato. Questo ambiente è il terreno in cui vengono seminati i semi del cancro ed il latte li fa crescere. I nostri nonni e progenitori consumavano scodelle di caffelatte fino ad età avanzata… ma allora nei loro organismi non c’era tutto l’inquinamento che c’è oggi, non c’erano i “semi del cancro”!
OSTEOPOROSI: EVITARE I LATTICINI
Più che latte e formaggi, l’osteoporosi si contrasta praticando attività fisica in maniera regolare e una dieta a base di verdure e cereali integrali.
Secondo un recente studio epidemiologico svolto in Italia, a soffrire di osteoporosi è il 23% delle donne di oltre 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni. Si tratta dunque di una vera e propria malattia sociale, della quale la medicina allopatica finora non è riuscita a individuare con precisione le cause. Si tratta, com’è noto, di una riduzione della massa e della densità dell’osso, che in qualche caso può essere dovuta a una predisposizione ereditaria e che spesso si manifesta in forme secondarie dovute a farmaci corticosteroidi (cortisone ecc.), ipertiroidismo, diabete e insufficienza gonadica.
Calcio e ormoni Per molto tempo, si è creduto che l’osteoporosi fosse legata alla carenza di calcio e all’incapacità delle ossa di fissarlo, di conseguenza la terapia era basata sulla supplementazione di questo minerale, un’alimentazione ricca di latticini e l’assunzione di calcitonina, ormone che stimola la fissazione del calcio sulle ossa. Più recentemente, alla luce di nuove ricerche e dei discutibili risultati registrati con la somministrazione di calcitonina si è cominciato a considerare come origine dell’osteoporosi un’insufficienza estrogenica, per cui oggi alla quasi totalità delle donne in menopausa viene consigliata una terapia a base di estrogeni, perlopiù sotto forma di cerotti. Ma anche rispetto alle cure ormonali è necessario fare delle considerazioni: l’osteoporosi è molto poco diffusa tra le donne asiatiche in età di menopausa; i medicinali per la menopausa tendono semplicemente a frenare e rimandare la comparsa dei segni e dei sintomi della menopausa; infine le donne che soffrono maggiormente di osteoporosi presentavano i «fattori a rischio» già da giovani.
Una questione di pH Inoltre è interessante osservare che quasi sempre negli individui che soffrono di osteoporosi, i livelli di calcio nel sangue (calcemia) sono normali. Più che a una carenza di calcio nel sangue dunque, l’osteoporosi sembrerebbe dipendere da una sua scarsa disponibilità. Questo perché la fisiologia dell’organismo funziona in base a precise priorità; una di queste è quella di assicurare costantemente un tenore adeguato del calcio contenuto nel sangue, indispensabile per l’attività muscolare (cuore compreso), la coagulazione del sangue ed altre funzioni vitali. Quindi il calcio presente in questa forma non è utilizzato dall’organismo per rifornire la matrice ossea, ecco perché il consumo di latte vaccino e dei suoi derivati non risolve il problema, ma anzi in alcuni casi può peggiorarlo, anche perché un’altra fondamentale priorità del nostro organismo è il mantenimento del pH del sangue a livelli leggermente alcalini, l’intervallo ideale è tra 7.39 e 7.41; in condizioni particolari si può arrivare a valori fino a 7.1 e 7.8. Con valori inferiori a 7.1 (eccesso di acidità) o superiori a 7.8 (eccesso di alcalinità) compaiono sintomi seri. Per questa ragione esistono una serie di meccanismi di compensazione che hanno la funzione di mantenere il pH a livelli adeguati.
In genere, un’alimentazione particolarmente ricca di cibi raffinati e con elevato contenuto proteico (come cereali raffinati, carni, latte, latticini e formaggi) tende ad acidificare il pH del sangue, fenomeno che l’organismo cerca di neutralizzare in vario modo: in primo luogo assumendo sodio, il cui serbatoio naturale è il muscolo; in seconda istanza viene consumato il fosforo; quindi, se l’acidosi persiste ancora, viene mobilizzato il calcio, prelevandolo dall’osso. Infine, come ultima risorsa del sofisticato sistema tampone dell’organismo, viene liberato dai reni l’ammonio che da una parte riduce l’acidità del sangue, d’altra va a competere con l’ormone della crescita (GH), molto importante per contrastare
l’invecchiamento.
No alle carni Allo stesso modo, numerosi altri sali minerali vitali vengono utilizzati dall’organismo per tamponare gli «errori alimentari» e se la cosa persiste si può arrivare ad un’alterazione dei cicli metabolici, fenomeno che apre le porte non solo all’osteoporosi, ma alle più diverse malattie. Dunque occorre ridurre il consumo di proteine; nei casi gravi si può sospenderne l’assunzione per sei mesi, poi reintrodurle gradualmente. Le più dannose sono le proteine d’origine animale, in particolare la carne che contiene un’altissima quantità di fosforo che compete con il calcio, ostacolando l’assorbimento di quest’ultimo da parte delle ossa. Analogamente vanno evitate le solanacee, in particolare il pomodoro per la sua acidità e la patata perché per la sua assimilazione richiede sali minerali che vengono sottratti dall’apparato scheletrico.
Un fenomeno analogo si registra per aceto di vino, caffè, alcol e zucchero raffinato, la cui digestione richiede calcio estratto ancora una volta dalle ossa. Per evitare i rischi collegati con l’eccessiva acidificazione è dunque preferibile seguire un’alimentazione ricca di cereali integrali, verdure e semi oleosi (in particolare quelli di sesamo). A differenza di latte e formaggi che acidificano il pH del sangue, tali alimenti presentano calcio in una forma meglio utilizzabile dall’organismo. Questo vale sia per gli adulti che per i soggetti in fase di crescita, gli anziani e le donne in menopausa. In definitiva, si tratta di sostituire cibi troppo yin (prodotti animali) con alimenti vegetali tra i più yang come semi oleosi, radici, cereali integrali, germogli di alfa alfa, umeboshi. Tra le bevande è da preferire il tè bancha, per l’elevato contenuto in calcio. Tra le vitamine è importante l’apporto di vitamina C in forma naturale; il limone è alcalinizzante e aiuta a fissare il calcio; tra i cereali il miglio è il più alcalino e ricco di silicio, oligoelemento fondamentale per fissare il calcio nelle ossa.
Sì alle alghe Di particolare interesse sono le alghe, per l’elevato contenuto in sali minerali e il rapporto equilibrato calcio-fosforo. Un altro alimento molto indicato per contrastare l’osteoporosi è la soia, il cui elevato contenuto di fitoestrogeni può ulteriormente stimolare il tessuto osseo. Tali consigli sono avvalorati da numerosi studi, che evidenziano una più elevata frequenza dell’osteoporosi tra le popolazioni che consumano ampie quantità di latticini, rispetto a quelle che ne fannoun uso molto modesto.
Oltre ad una alimentazione corretta ed equilibrata, per arginare l’osteoporosi risulta molto importante svolgere regolarmente un’attività fisica, perché questa stimola la fissazione del calcio nelle ossa. È stato dimostrato che già dopo nove mesi di pratica regolare di ginnastica, donne in menopausa hanno beneficiato di un aumento di densità ossea delle vertebre lombari pari al 5,2%. Nel caso specifico, la ginnastica consisteva in esercizi che prevedevano il «trasporto del proprio peso», della durata di 50-60 minuti praticati per tre volte alla settimana.
Le attività fisiche più indicate sono camminare, jogging, ginnastica dolce, aerobica, ballo; meno efficaci il nuoto e tutti le attività che si praticano da seduti o da sdraiati. Questo perché la forza di gravità è un importante stimolo per l’osso, basta pensare agli astronauti che soffrono di osteoporosi al ritorno dai lunghi viaggi in assenza di gravità.
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– 2 mele medie– 4 carote medie– 2 gambi di sedano– ½ cetriolo– 2 manciate di spinaci– 1 foglia di cavolo riccio o rosso– qualche scaglia di cioccolato fondente amaro(meglio se possibile aggiungere anche un’ albicocca disidratata o un paio di datteri e della vitamina C) ***Un succo abbondante in ferro, contenuto nel cavolo, cetriolo, spinaci, cioccolato e nella frutta secca. Ottimo contro l’ anemia, essendo il ferro essenziale per la produzione delle cellule sanguigne e per il trasporto dell’ossigeno (muscoli e cervello sani).
Il cavolo riccio non contiene colesterolo e grassi, poche calorie ma tante fibre e ferro, vitamina K e antiossidanti, oltre alla vitamina A e C e al calcio. La vitmina K é ottima perle ossa e l’osteoporosi, per le cellule del cervello, limitando i danni neuronali. Viene molto utilizzata nei trattamenti dell’Alzheimer.
Il cetriolo, altra verdura fantastica e contenente zolfo, aiuta l’organismo ad assimilare le proteine, purifica e detossifica gli intestini e la pelle, previene la formazioni di calcoli ai reni e alla vescica.
Preparazione
– Per togliere sostanze indesiderate un buon sistema è quello di utilizzare di bicarbonato. Un litro d’acqua e un cucchiaino di bicarbonato, dopo 5 minuti riduce nettamente le particelle dalla superficie degli ortaggi. Il bicarbonato ha aumentato l’efficacia del lavaggio in quanto ha eliminato residui di terra, cere, impurità e sporcizia, ovvero i centri di accumulo dei germi.
Quindi l’acqua con bicarbonato è efficace per l’igiene delle verdure. Evitare prodotti come l’amuchina ed il cloro se possibile, per evitare il grado di tossicità di questa sostanza ed anche la perdita di vitamine ed altri elementi importanti.
– Per aumentare la forza del bicarbonato potete aggiungerci 1 cucchiaino di argilla verde all’acqua dell’ammollo.
– Il bicarbonato non toglie i pesticidi, quindi conviene utilizzare frutta e verdura biologica, meglio ancora se micorrizata
Un tempo poteva avere un senso sbucciare la frutta. Oggi l’agricoltura moderna, alla ricerca di strategie sempre più sofisticate ed efficaci per massimizzare le rese, si avvale ormai abbondantemente di pesticidi ad azione sistemica, ovvero fitofarmaci che attraverso le foglie e le radici penetrano in tutta la pianta e anche all’interno della polpa del frutto, non limitandosi solamente alla sua parte esterna, come invece i Pesticidi di vecchia generazione (chiamati, eloquentemente, “di copertura” o “di contatto”).
– Una soluzione tecnica per rimuovere i pesticidi è un dispositivo disponibile da poco tempo sul mercato, che utilizza la cosiddetta “acqua attiva”, che degrada i pesticidi che si trovano sulle superficie delle piante e li trasforma in sostanze innocue.
– Prodotti consigliati per eliminare i pesticidi dall’organismo: (sistemi di disintossicazione naturale e per proteggere al meglio i meccanismi della sintesi proteica)
Silicio e Boro concentrato colloidaleIl complesso Silicio-Boro, concentrato e dinamizzato, svolge una funzione di nutrimento, protezione e di supporto energetico per il nostro sistema biologico e il nostro materiale genetico (DNA).
Zolfo S32 colloidale : permette di aumentare il potere disintossicante del fegato, e di trasformare e combattere i metalli pesanti e i radicali liberi, ivi compresi alcuni radioelementi pesanti ed i pesticidi. L’ S-32 è in grado di trasformare questi elementi pericolosi sottoforma di Solfuri che verranno eliminati attraverso la sudorazione e le urine.
Nano Zeolite liquida : fondata sulla chimica del plasma ad alta temperatura (nanotecnologia)
– E’ sempre opportuno sfregare energicamente sotto l’acqua la frutta e verdura : in questo caso si è più sicuri di poter eliminare davvero l’eventuale presenza di certi protozoi ( p.es. difesa dalla toxoplasmosi).
– Anche le foglie di insalata andrebbero sempre sfregate e lavate ad una ad una sotto l’acqua corrente.
– Rimuovete tutte le parti danneggiate o sbucciate dei prodotti ortofrutticoli, dove possono svilupparsi i batteri patogeni
– Consigliamo di togliere il torsolo dalla mela, perchè le eventuale tossine che dovessero essere presenti in una mela si depositano in quella zona (e purtroppo i pesticidi vengono molto utilizzati nella cultura delle mele…)
– Evitare di togliere le bucce , sia perché è proprio qui che viene contenuta la principale parte di enzimi ( una mela con buccia normalmente fornisce 1.200 orac, senza buccia solo 200! )
– Pulire le carote sotto l’acqua corrente utilizzando una spazzolina con setole naturali o una spugna naturale (lasciare la buccia)
eliminando anche le estremità.
– Se il sedano è stato coltivato in modo naturale , mantenere anche le foglie. I gambi di sedano vanno tagliati in parti piccole da circa 2-3 cm
Altre ricette salutistiche di succo con l’estrattore
Pubblicato il: 17/03/2016 sulla rivista Nexus a cura del Dr. Salvatore Simeone Chi è il Dr. Simeone
Negli ultimi 3 decenni varie campagne di informazione dei media, o i bollettini informativi nelle sale d’attesa dei medici o nelle farmacie, mettono insistentemente in guardia i pazienti/consumatori sui rischi conseguenti la riduzione della massa ossea delle donne in menopausa. Secondo tali campagne di informazione, la “guerra all’osteoporosi” andrebbe combattuta essenzialmente con i seguenti presidi:
a) terapia ormonale sostitutiva (TOS);
b) altri farmaci quali, ad esempio, a base di alendronato o difosfonati (ad es. Vantavo oppure Difosfonal) che andrebbero a ricostruire le ossa;
c) integratori di calcio;
d) aumento del consumo di latte e latticini.
In tal modo, una donna dovrebbe sentirsi al sicuro, anche perché – recitava l’ingannevole pubblicità – oltre a non dover temere l’osteoporosi, non dovrà temere neanche per i rischi legati alle malattie cardiovascolari, né un invecchiamento precoce. Sfortunatamente le cose non stavano così, e negli ultimi anni alcuni “Bollettini di informazione sui farmaci” da parte del Ministero della Salute ci hanno ripetutamente informato che la TOS (cito testualmente dal Bollettino del mese di dicembre 2003) “ha un rapporto rischio/beneficio sfavorevole nella prevenzione e cura dell’osteoporosi, e che inoltre aumenta sensibilmente il rischio di cancro al seno, all’endometrio e alle ovaie. Inoltre, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, il rischio di infarto e di tromboembolie. Inoltre, ancora, aumenta il rischio di demenza negli anziani. Infine, è stato dimostrato che la TOS non influisce positivamente sulla qualità delle donne in menopausa”. Purtroppo, però, questa “cura” è stata somministrata per 30 anni a centinaia di milioni di donne, di cui moltissime si sono ammalate o sono decedute.
Qui in basso trovate una delle 3 pagine della comunicazione del Ministero della salute.
Nonostante questo, però, la TOS continua ad essere prescritta come se nulla fosse…
Ma passiamo, ora, a commentare dell’altro farmaco, l’Alendronato, e leggiamo alcuni stralci del “bugiardino” del farmaco “VANTAVO”, il più famoso tra i bifosfonati, facendone notare pericoli e contraddizioni:
Ecco i più raccapriccianti…
Dolore muscoloscheletrico“Molto comune: nei pazienti trattati con bisfosfonati sono stati riportati dolori ossei, articolari e/o muscolari, talvolta gravi” Fratture atipiche del femore“Sono state riportate fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore, principalmente in pazienti in terapia da lungo tempo con bisfosfonati per l’osteoporosi. Queste fratture trasversali o oblique corte, possono verificarsi in qualsiasi parte del femore a partire da appena sotto il piccolo trocantere fino a sopra la linea sovracondiloidea. Queste fratture si verificano spontaneamente o dopo un trauma minimo e alcuni pazienti manifestano dolore alla coscia o all’inguine, spesso associato a evidenze di diagnostica per immagini di fratture da stress, settimane o mesi prima del verificarsi di una frattura femorale completa. Le fratture sono spesso bilaterali; pertanto nei pazienti trattati con bisfosfonati che hanno subito una frattura della diafisi femorale deve essere esaminato il femore controlaterale. È stata riportata anche una limitata guarigione di queste fratture.”Vitamina D“Il contenuto di vitamina D in VANTAVO non è adatto a correggere la carenza di vitamina D.” Viene da chiedersi come sia possibile che il farmaco più prescritto nell’osteoporosi possa avere, oltre a tanti altri effetti collaterali, persino “dolori ossei, articolari e muscolari, anche gravi”, e soprattutto “fratture atipiche del femore”, per giunta bilaterali e che non guariscono nel tempo come di norma. Viene anche da chiedersi perché il contenuto di vitamina D nel farmaco non sia adatto a correggere la carenza di vitamina D… Un bel rebus, a pensarci bene!
Passiamo, infine, al calcio, sia come integratore che come alimento(latte e latticini in primis). Ebbene, gli integratori di calcio, in quanto allo stato inorganico, non solo sono inefficaci nella ricostruzione ossea, ma possono portare a deficienze di altri minerali, calcificazioni delle arterie e calcoli renali o biliari; inoltre, è provato che i latticini costituiscono una causa determinante della perdita di massa ossea: infatti, le nazioni con più elevato tasso di osteoporosi (Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Svezia, Danimarca, ecc.) sono le stesse nazioni in cui il consumo di latte, latticini e integratori di calcio è più elevato: basti pensare che solo negli Stati Uniti esistono oltre 20 milioni di persone affette da osteoporosi, nonostante l’abuso di integratori di calcio e consumo di latte e derivati… Se noi chiedessimo ad un gruppo di donne anziane affette da grave osteoporosi, finanche con fratture spontanee, se nella loro vita non abbiano spesso utilizzato l’acqua del rubinetto (notoriamente ricca di calcio) o non si siano costantemente nutrite con latte, stracchino, mozzarella, parmigiano e altri vari latticini, tutte quante risponderebbero affermativamente, e cioè che hanno sempre fatto uso di latte e latticini. È evidente, a questo punto, che il calcio non ha nulla a che fare con l’osteoporosi anzi, per rafforzare ancora di più questa consapevolezza, basti pensare che il vecchio motto “forte come un toro” riguarda un animale che si nutre esclusivamente di erba! Come se non bastasse, esistono anche ulteriori motivi per giudicare dannosi latticini ed integratori di calcio: innanzitutto, come già accennato, in entrambi i casi si tratta di calcio non bio-disponibile e che dunque si deposita nei connettivi provocando, a lungo andare, calcificazioni alle articolazioni, alle arterie, calcoli, cellulite e quant’altro. Inoltre, nell’ultimo decennio è stato dimostrato che l’eccesso di calcio rallenta significativamente la produzione di un ormone tiroideo, la tiroxina; in altri termini, l’eccesso di calcio, con il suo forte effetto anabolizzante, rallenta fortemente il metabolismo. E a chi si cerca di propinarlo? Proprio a quelle donne che già sono in un periodo della loro vita in cui il metabolismo diminuisce per conto suo e si tende più facilmente ad ingrassare!
E oltre a latticini e integratori, pure gli ormoni: una bella accoppiata, non c’è che dire!
ESTROGENI: LE RADICI DELL’INGANNO
Abbiamo, dunque, sconfessato le bugie delle case farmaceutiche, sia per quanto riguarda il discorso del calcio e del latte, sia che l’osteoporosi dipenda dalla carenza di ormoni estrogeni. Però, vale davvero la pena risalire alle radici di questo inganno, negli anni ’60-’70, quando le statistiche iniziarono a dimostrare la pericolosità di questi ormoni: basti pensare alla pubblicazione nel 1975 di uno studio apparso sul prestigioso New England Journal of Medicine che dimostrò come il rischio di cancro dell’utero aumentava di 6-7 volte nelle donne che assumevano estrogeni e, anzi, le donne che li avevano utilizzati per più di 7 anni erano 14 volte più a rischio di cancro rispetto a quelle che non li usavano. Nello stesso mese le cifre del California Cancer Registry confermavano le scoperte: fra le donne bianche sopra i 50 anni si era registrato tra il 1969 e il 1974 un incremento dell’80% del cancro dell’utero. A quel punto iniziò un calo drammatico nelle prescrizioni di ormoni in tutto il mondo e l’utilizzo degli estogeni diminuì in soli 2 anni del 30%.
LA MANIPOLAZIONE DEI DATI DA PARTE DELLE AZIENDE FARMACEUTICHE
Si doveva fare qualcosa per salvare un mercato così redditizio, così le aziende farmaceutiche, riconoscendo il loro errore nel prescrivere i soli estrogeni a donne con l’utero sano, tentarono di rimediare aggiungendo agli estrogeni un progesterone sintetico, sostenendo che in tal modo l’utero sarebbe stato protetto dagli effetti cancerogeni degli estrogeni: nacque così l’attuale terapia sostitutiva, sebbene non fossero stati condotti studi a lungo termine per provare la sicurezza dell’accoppiata estrogeni-progestinico. Però le donne continuavano a dubitare seriamente dell’uso di ormoni sintetici e così le aziende farmaceutiche furono costrette a trovare una strategia vincente per rendere allettanti gli ormoni e questa strategia fu rappresentata dall’osteoporosi, malattia che, all’epoca, quasi l’80% delle donne non aveva mai sentito nominare. In tal modo si cercò di convincere le donne che l’osteoporosi rappresentava una grave minaccia per la loro salute e se ne additò la menopausa quale causa principale; la pubblicità delle case farmaceutiche fu così forte che le donne furono convinte che il rischio di cancro fosse insignificante se paragonato ai benefici della terapia sostitutiva. Infine, per poter giustificare ancora di più l’osteoporosi quale malattia delle donne dovuta a carenza di estrogeni, i maschi furono intenzionalmente trascurati, benché non certamente immuni dall’osteoporosi stessa, ma semplicemente perché una loro implicazione nel problema avrebbe sconfessato la definizione (o bugia) di base dell’osteoporosi stessa, secondo cui la malattia sarebbe legata alla menopausa: se avessero considerato anche l’universo maschile, tutto il castello economico creato ad arte dalle case farmaceutiche a danno dell’universo femminile sarebbe crollato. Sfortunatamente per le donne, invece, la terapia sostitutiva ha preso piede, con tutti i rischi connessi poiché i fatti hanno dimostrato che tutto il protocollo terapeutico previsto è non solo inutile ma anche dannoso.
LA VERITÁ SULL’OSTEOPOROSI: L’ACIDOSI METABOLICA
A questo punto chi legge sarà curioso di sapere quali sono i motivi che provocano l’osteoporosi, visto che è dimostrato che non ha nulla a che vedere né con la menopausa, né con il calcio. L’origine dell’osteoporosi va fatta risalire all’acidosi metabolica: oggi va tanto di moda il concetto dell’alcalinità e tutti sanno che dobbiamo eliminare l’acidità dei tessuti (peccato che non basti bere acqua alcalina…).
Diamo, dunque, una spiegazione cercando di usare termini semplici e comprensibili per tutti:
il sangue degli esseri umani ha uno specifico pH (il pH è il parametro con cui si misura il grado di acidità o di basicità di una soluzione);
il pH va da 0 a 14: sotto 7 diremo che la soluzione è acida, sopra i 7 diremo che è alcalina o basica.
Il pH del sangue è circa 7.30-7.40, quindi leggermente alcalino e non può spostarsi da questi valori nel modo più assoluto, pena la morte istantanea (in medicina moderna la capacità di mantenere una condizione stabile si chiama omeostasi). Ma mettiamo che un soggetto in un giorno ingerisca un bolo alimentare molto acido (ad es., pasta al pomodoro + carne + insalata di pomodori + un dolce); questi alimenti verranno assimilati ed avendo appunto una valenza molto acida potrebbero, almeno in teoria, abbassare il pH del sangue: abbiamo però visto che ciò non è possibile perché il sangue deve avere sempre un pH di 7.30-7.40.
Ci chiediamo allora quali meccanismi di difesa intervengano nella salvaguardia dell’omeostasi sanguigna: ebbene, l’organismo è dotato di riserve di sali minerali, specie di sodio, che costituiscono la naturale riserva per tamponare l’eventuale eccesso di acidi, ed ecco spiegato il motivo per cui si crea l’osteoporosi!
Ma ammettiamo che quel soggetto fosse solito nutrirsi giornalmente con alimenti a forte valenza acida, in particolare abuso proteico, zucchero, dolci industriali e farine bianche: in tal caso, le riserve di sali prima o poi potrebbero rivelarsi insufficienti a tamponare l’acidità e allora cosa accade? Purtoppo accade che l’organismo sia costretto a procacciarsi le riserve anti-acide nell’unico posto rimasto: i sali delle ossa, ed ecco la comparsa dell’osteoporosi, la cui cura passa attraverso soluzioni più ecologiche e di stile di vita, senza che le donne continuino ad essere “carne da macello” per le case farmaceutiche.
(Salvatore Simeone è medico, specializzato in medicina biologica e integrata, agopuntore, esperto di fama mondiale in digiunoterapia. Fondatore del Centro medico e metodo Broussais che prevede cure biologiche per il sistema immunitario, per supportare le terapie oncologiche e detossificare l’organismo. Ideatore e coordinatore di vari progetti e impegnato nella costante ricerca di una ‘Nuova Medicina’, più umanistica, in grado di mettere al primo posto la salvaguardia della integrità della Persona.
Di seguito alcuni studi, interventi ed articoli sui CEMP ( Campi ElettroMagnetici Pulsati a 3D ovvero Campi ElettroMagnetici Ultradeboli ) eseguiti dal team di di ricerca coordinato da QantiQa nel corso del 2016. Il team è stato diretto e coordinato da Lucio Levorato ed ha eseguito comparazioni tra alcuni dispositivi tra cui gli avveniristici dispositivi Biomag, Omunium e Sanza. Protagonisti eminenti personalità del mondo scientifico come il Prof. Maurizo Ceccarelli di Roma ( International Centre for Study and Research in Aesthetic and Physiological Medicine), oltre all’Università di Siena con il Dr. Emilio Battisti, che ha presentato i suoi studi nei Congressi Aspam ( MEDICI DI MEDICINA GENERALE) di Padova nell’ottobre 21016 (Tema Geriatria: Specialisti e MMG insieme per il paziente anziano. ) ed inoltre uno studio già pubbllicato presentato a Bari sempre nell’ottobre 2016 al Congresso SIMFER ( società italiana medicina fisica e riabilitativa). Infine ulteriori considerazioni ed informazioni a proposito di osteoporosi da parte dell’Università di Roma La Sapienza e diversi altri studi riportati.
VALUTAZIONE DELLE RISPOSTE CLINICHE CON L’USO DI CAMPI MAGNETICI PULSATI NEL TRATTAMENTO EZIOPATOGENETICO DELLA “CELLULITE”
Maurizio Ceccarelli – Pumpo Alessandro
PREMESSA
I campi magnetici pulsati
Dai tempi antichi si ha una visione della vita legata, oltre agli elementi visibili, come l’acqua ed il cibo, a dei fattori, per così dire, invisibili, ma strettamente necessari, come l’energia. Oggi si concepisce l’energia come fonte di benessere, e la sua applicazione in campo biomedico sta dilagando esponenzialmente. Tra le varie forme di energia prese in questione, i CEMP, i Campi Elettromagnetici Pulsati, rappresentano un interessante punto di indagine; basti pensare che nella letteratura scientifica esistono circa 10,000 pubblicazioni riguardo la sua utilità e applicazione nella guarigione di stati patologici di diversa natura.
Cerchiamo, ora, di analizzare più dettagliatamente i CEMP: cosa sono? Quali sono i loro effetti fisiobiologici? Che differenza c’è tra i CEMP e la magnetoterapia statica?
I CEMP sono campi elettromagnetici pulsati che agiscono sulle cellule, principalmente a livello della membrana cellulare. La terapia con i CEMP consiste nel modulare la funzione di alcuni tipi di cellule mediante dei campi magnetici variabili, in grado di indurre correnti elettriche di bassa intensità (proprio per questo la tossicità dei CEMP è considerata nulla). Il meccanismo d’azione dei CEMP ruota intorno alla modificazione della tensione della membrana cellulare, che negli stati morbosi risulta alterata. Ad una tensione ridotta rispetto a quella fisiologica, la membrana cellulare non è in grado di aprire i propri pori, per cui intrappola gli scarti e le sostanze destinate alla secrezione nello spazio intracellulare; si gonfia a causa della ritenzione idrica, per cui le fibre nervose subiscono compressione provocando dolore. Di conseguenza, si determina un’alterazione dell’equilibrio ionico tra esterno ed interno della cellula e l’instaurarsi di uno stato flogistico. Alle malattie croniche, infatti, viene associato un valore di tensione di – 40 mV; al cancro, di – 20 mV. I CEMP vengono applicati proprio in questi casi, poiché funzionano da “batteria biologica”, ovvero ricaricano l’energia cellulare, determinando diversi effetti: ripristinano la normale distribuzione ionica nello spazio extra- e intracellulare; attivano i globuli bianchi; aumentano la produzione di ATP da parte dei mitocondri; potenziano la pompa sodio-potassio; aumentano il PH cellulare; migliorano l’ossigenazione cellulare; abbassano la viscosità ematica migliorando la circolazione; ripristinano il livello fisiologico di elettroporazione. In generale, i CEMP determinano diversi effetti terapeutici, tra cui l’azione analgesica, miorilassante, disintossicante, rigenerativa e curativa.
Grazie ai suoi molteplici benefici, i CEMP trovano impiego in diversi campi, sia nella prevenzione che nella cura di diverse patologie: ad esempio, vengono somministrati per la guarigione di ferite e fratture ossee, per alcune malattie degenerative, per i disturbi del metabolismo, per le problematiche circolatorie, ma anche per la prevenzione dello stress e per la rigenerazione cellulare. I tessuti che maggiormente rispondono alla corrente a biofrequenze sono i tessuti connettivi. Per questo motivo le applicazioni più frequenti riguardano le cure per le patologie osteoarticolari, come l’osteoporosi, le malattie reumatiche, ma anche per le patologie vascolari, come le flebopatie e le arteropatie; la terapia con i CEMP viene utilizzata anche per il trattamento di malattie dermatologiche, come le dermatiti atrofiche, la psoriasi, le piaghe mal granulanti e le piaghe da decubito. La nota azione cicatrizzante della terapia con CEMP viene sfruttata anche durante la fase post-chirurgica.
Il trattamento con i CEMP consiste in due applicazioni al giorno per otto minuti l’una. Le possibili controindicazioni sono limitate: bisogna evitare i CEMP durante la gravidanza, in presenza di pacemaker o se si soffre di epilessia. I CEMP non sono invece controindicati, ma necessitano dell’assistenza del medico, in caso di ipertiroidismo, febbre o alterazioni della pressione sanguigna. Sono stati evidenziati diversi effetti collaterali: quelli positivi includono l’azione ansiolitica, cenestesizzante e regolante il ritmo sonno-veglia. In alcuni pazienti, invece, è stata riscontrato l’accentuarsi della sintomatologia algica, che però si è affievolita con l’avanzare del trattamento con CEMP.
Ezipatogenesi della “cellulite”
Il termine comunemente usato di cellulite è termine, generico e improprio sul piano medico, che non indica il reale problema. Il consolidamento, però, di questa terminologia ci obbliga ad accettarlo, ma con i dovuti chiarimenti.
Questo termine viene, comunemente, utilizzato dalle nostre pazienti, per indicare un aumento di volume a livello della faccia supero esterna della coscia.
Detto aumento di volume può essere determinato da cause prettamente estetiche:
. Un cedimento del muscolo gluteo
. Una sporgenza ossea (testa del trocantere) in eccesso
O da cause d’interesse medico:
. Un eccesso di grasso localizzato
. Un’alterazione microcircolatoria del tessuto adiposo (PEFS)
Le cause estetiche richiedono un trattamento non medico di armonizzazione del corpo della paziente. Nell’ipotonia muscolare abbiamo la perdita di volume e di tonicità del muscolo gluteo. Questa porta a scivolamento della massa muscolare verso il basso, per azione della gravità, con compressione dei tessuti posteriori della coscia e spostamento degli stessi verso l’esterno.
Nell’accentuazione dell’habitus ginoide abbiamo una strutturalità ossea del bacino femminile che porta ad un prominenza esterna della testa del trocantere.
In ambedue i casi, armonizziamo il corpo della paziente con un incremento muscolare. Nel primo caso, a livello del muscolo gluteo. Nel secondo caso, a livello della porzione superiore del corpo (deltoidi e trapezio), per nascondere l’habitus ginoide. Anche se il termine ginoide ci dice che questa strutturalità è caratteristica della donna. Ma oggi, la variazione dei canoni estetici porta all’esaltazione delle strutturalità anatomiche delle modelle anglosassoni, caratterizzate da un habitus androide (mascolino).
Passando alla cellulite d’interesse medico, dobbiamo approfondire le caratteristiche fisiopatologiche del tessuto adiposo. Il volume adipocitario è anche funzione dei regolari scambi microcircolatori. Maggiore è il contatto tra l’adipocita e il capillare e più facile è il mantenimento di un giusto volume degli adipociti.
Gli scambi metabolici tra arterieole ed adipocita e tra adipocita e venule è regolato dall’Equilibrio di Sterling, che prevede una pressione idrostatica maggiore della pressione oncotica al versante arteriolare e una pressione idrostatica minore della pressione oncotica al versante venulare. Questo consente ai liquidi e ai metaboliti a loro associati di passare dall’arteriola alla cellula e dalla cellula alla venula.
L’alterazione del microcircolo del tessuto adiposo porta a un’alterazione cronica del tessuto adiposo che evolve nel tempo nella panniculopatia edemato-fibro-sclerotica. Questa patologia porta a una degenerazione del tessuto adiposo che evolve nel tempo dall’edema, alla risposta fibrotica, alla retrazione fibro-sclerotica.
Come detto, il rallentamento del circolo venulare, dovuto o a stasi della circolazione veno-linfatica degli arti inferiori o a compressione dei capillari per ipertrofia dell’adipocita, induce la formazione di edema. L’acqua, che ristagna nel tessuto, è ovviamente incomprimibile e determina delle variazioni meccaniche sulle cellule. La meccanotrasduzione ci chiarisce che, stimoli meccanici sulla cellula determinano variazioni biochimiche nella stessa.
Tutto questa avviene in conseguenza della particolare struttura della matrice. Nella matrice abbiamo una sostanza amorfa, formata dai proteoglicani, e delle fibre rigide, costituite prevalentemente da fibre collagene, queste fibre non solo libere, ma collegate, mediante particolari ponti proteici (caderine) al citoscheletro cellulare. Da ciò, ogni movimento delle fibre esterne induce un movimento del citoscheletro ed una variazione della biochimica cellulare (espressione recettoriale, apertura chiusura dei pori nucleari).
L’aumento dell’acqua nella matrice induce un allontanamento delle fibre collagene dalla cellula e, in conseguenza uno stiramento del citoscheletro. La letteratura scientifica (International Journal of Obesity, 2003, 27, 1178-1186) ci dice che la compressione del citoscheletro cellulare inibisce il metabolismo dell’adipocita, mentre lo stiramento (stretching) lo attiva. Da ciò, lo stato edematoso determina un’ipertrofia adipocitaria.
Questa ipertrofia è anomala perché il tessuto adiposo in quel distretto è scarsamente irrorato (alterazione del microcircolo) e, quindi, ipossico. L’adipocita si oppone a questo stato liberando citochine infiammatorie THF, IL-6). Abbiamo trovato l’eziopatogenesi della cellulite? L’infiammazione?
Dobbiamo fare un chiarimento, le citochine sono dei piccoli frammenti proteici che vengono liberati dalle cellule per effettuare un regolamento metabolico delle funzioni sia della stessa cellula (funzione autocrina), sia di cellule vicine (funzione paracrina) sia di cellule lontane (funzione endocrina).
La scoperta di nuove citochine in un particolare meccanismo biologico porta a nominarle con il riferimento al meccanismo studiato. Da ciò, le citochine infiammatorie sono citochine evidenziate nel processo infiammatorio, ma che stimolano l’infiammazione quando agiscono sui macrofagi. Diversa è la risposta quando agiscono su cellule differenti.
Per comprendere meglio, la biologia cellulare è sempre caratterizzata da uno stimolo (citochina) che agisce sulla cellula (recettore) e induce una risposta biologica. Questo meccanismo è sempre uguale, cambia la risposta a seconda del tipo di cellula stimolata.
Perciò, le citochine TNF e IL-6, liberate dall’adipocita, agiscono in maniera autocrina regolando il metabolismo dei grassi cellulari. Ma, se non abbiamo questa regolazione, vengono prodotte in quantità maggiore e possono interessare anche i macrofagi attraverso uno stimolo paracrino, inducendo infiammazione. Infine se la produzione aumenta, possono essere liberate nel circolo ematico, risposta endocrina, e raggiungere il fegato determinando la sindrome metabolica.
Chiarito questo meccanismo possiamo confermare che l’eziopatogenesi della “cellulite” è determinata da un’alterazione microcircolatoria, dovuta o a stasi del circolo veno-linfatico degli arti inferiori, o a compressione dei vasi capillari per ipertrofia dell’adipocita. In ambedue i casi abbiamo la formazione di edema e l’attivazione della progressione della patologia.
Questo ci permette di spiegare tutte le altre ipotesi eziopatogenetiche. Infatti l’edema da stasi, conseguente all’alterazione microcircolatoria, determina, per meccano trasduzione, l’ipertrofia adipocitaria; a questa consegue la liberazione di citochine che interessano anche i macrofagi, causando infiammazione; lo stato infiammatorio produce acidificazione della matrice con iperpolimerizzazione dei mucopolisaccaridi; nello stato infiammatorio, le metalloproteinasi attivate determinano proteolisi dei setti interlobulari, già danneggiati dalla compressione dell’edema. Tutto questo consegue al primum movens della stasi microcircolatoria e della formazione dell’edema.
Da tutto ciò, il trattamento eziopatogenetico della cellulite prevede, prima di tutto, il miglioramento del microcircolo e dell’edema.
MATERIALE E METODI
Sono state selezionate 10 pazienti di sesso femminile con età compresa tra i 19 e i 56 anni. Tutte le pazienti presentavano uno stato panniculopatico compreso tra il 1° e il 2° stadio.
Le pazienti sono state sottoposte ad un trattamento con Campi Magnetici Pulsati mediante l’uso della strumentazione l’applicatore Luminoso Biomag Set Lumina Clinic 3D insieme a 4 accessori Biomag Al 16- lum, che combinano luce polarizzata ai CEMP (Campi Elettromagnetici Pulsati). Con i seguenti parametri:
Potenza massima in Uscita: 16 mT – 160 Gauss
Potenza utilizzata nello studio: 12,8 mT – 128 Gauss X 4 applicatori Totali: 51,2 mT – 521 Gauss
Frequenza (Programma Cellulite): tra 50Hz ed 81 Hz
Sono stati eseguiti esami prima dell’inizio e alla fine del trattamento. Gli esami effettuati sono:
Valutazione fotografica
Valutazione ecografica del tessuto adiposo effettuata con sonda lineare da 7,5 MHz
Le pazienti hanno effettuato 10 sedute di 60 minuti ciascuna con cadenza bisettimanale. I manipoli di emissione sono stati posti a livello trocanterico e a livello della porzione interna del ginocchio.
Durante il trattamento le pazienti hanno mantenuto le loro abitudini alimentari e comportamentali, senza effettuare altri trattamenti.
Durante e dopo la seduta non si sono presentati disturbi o effetti collaterali oggettivi e soggettivi. Due pazienti hanno abbandonato il trattamento.
RISULTATI
In tutte le pazienti trattate si è riscontrato un miglioramento estetico ed una riduzione dello stato edematoso del tessuto adiposo.
Si riportano i risultati fotografici, ecografici ed impedenziometrici a conferma di quanto affermato.
Come esposto nelle generalità, i CEMP funzionano da “batteria biologica”, ovvero ricaricano l’energia cellulare, determinando diversi effetti: ripristinano la normale distribuzione ionica nello spazio extra- e intracellulare; attivano i globuli bianchi; aumentano la produzione di ATP da parte dei mitocondri; potenziano la pompa sodio-potassio; aumentano il PH cellulare; migliorano l’ossigenazione cellulare; abbassano la viscosità ematica migliorando la circolazione; ripristinano il livello fisiologico di elettroporazione.
Considerando, come esposto, che la Panniculopatia Edemato-Fibro-Sclerotica consegue ad un disturbo circolatorio venolinfatico e che il rallentamento del flusso porta ad una sofferenza cellulare a livello del microcircolo, l’applicazione dei CEMP, con il suo intervento sulla cellula, determina un miglioramento del quadro istopatologico e clinico.
In particolare, la stasi circolatoria porta ad ipossia ed ipercapnia, con sofferenza cellulare. La cellula endoteliale altera il suo equilibrio metabolico con alterazione dello stato energetico e delle pompe ioniche. Ne consegue una coartazione cellulare che fa variare i pori endoteliali con passaggio di liquidi ed edema interstiziale.
L’ipercapnia porta ad uno stato acidosico del connettivo con acidificazione dei tessuti e cambio di polarità a livello dei macrofagi. Questi passano allo stadio M1 e inducono una risposta infiammatoria che determina danno locale e peggioramento della microcircolazione. Il processo si auto potenzia e la patologia evolve verso una cronicizzazione.
L’applicazione dei CEMP, con i suoi effetti cellulari, migliora lo stato biologico degli endoteli, rafforzandoli e riducendo il passaggio di liquidi verso l’esterno. Inoltre, l’aumento del valore del pH contrasta i danni dovuti all’acidosi da ipercapnia e l’infiammazione.
Le risposte cliniche avute, sia a livello estetico, che ecografico ed impedienzometrico, confermano quanto esposto sul piano biologico permettendoci di affermare che l’uso dei CEMP, nel trattamento restituivo dell’insufficienza microcicolatoria che evolve nella PEFS, si presenta come un nuovo e valido ausilio terapeutico.
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EFFICACIA DI UN CAMPO MAGNETICO A BASSA FREQUENZA ED ALTA INTENSITA’ (BIOMAG) NEL TRATTAMENTO DEL DOLORE E NELLA RIABILITAZIONE DELLA GONOARTROSI.
Abstract inviato al Congresso SIMFER di Bari dal 23 al 26 ottobre 2016 a cura dle Dr. Emilio Battisti . CENTRO TAMMEF Sezione di Fisica Medica, Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Siena. Policlinico Santa Maria alle Scotte.
INTRODUZIONE
Gli effetti dei vari tipi di campi elettromagnetici pulsati a bassa frequenza (CEMP) che vengono impiegati in sede clinica dipendono, com’è noto, dai rispettivi codici (frequenza, intensità, forma d’onda). Inoltre, anche quando si opera con un campo lungamente sperimentato, non si può mai contare che il relativo codice risponda ad una scelta ottimale, essendo sempre presumibile che altri campi possano produrre benefici equivalenti o migliori (1). Lo scopo del presente studio è quello di valutare l’efficacia del sistema BIOMAG nel trattamento dell’artrosi del ginocchio. In particolare, vogliamo accertare se gli effetti di un campo pilotato da un segnale variabile pulsato a bassa frequenza ed alta intensità, siano confrontabili con quelli ottenuti mediante un campo con frequenza di 100 Hz e forma d’onda sinusoidale ed un campo variabile con segnale generato da un brano musicale (TAMMEF) (2), entrambi a bassa intensità.
MATERIALI E METODI
Sono stati reclutati 40 soggetti, di età compresa tra i 59 e i 76 anni, affetti da artrosi primitiva del ginocchio, che sono stati divisi casualmente in quattro gruppi: A=10 pazienti sottoposti a sistema BIOMAG, B=10 pazienti sottoposti a ELF, C=10 pazienti sottoposti a sistema TAMMEF, D=10 pazienti sottoposti a campo simulato. Il gruppo D è stato introdotto per l’eventualità di un effetto placebo non trascurabile. La diagnosi di artrosi del ginocchio è stata eseguita seguendo i criteri clinici e radiologici dell’American College of Rheumatology (3). Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad un ciclo di 15 sedute giornaliere di 30 minuti ciascuna, con l’applicazione dei magneti a contatto del ginocchio; inoltre, tutti i pazienti avevano sospeso ogni farmaco analgesico-antiinfiammatorio almeno 15 giorni prima dell’inizio del ciclo di magnetoterapia. L’esame clinico si è avvalso dell’indice di gravità algo-funzionale di Lequesne, un questionario validato e specifico per l’artrosi del ginocchio. L’esame clinico veniva effettuato al momento dell’arruolamento nello studio, dopo 7 giorni di terapia, al termine del ciclo e ad un successivo controllo dopo ulteriori 30 giorni.
RISULTATI
Tutti i pazienti dei gruppi A, B e C hanno completato il ciclo terapeutico, senza che si siano verificati effetti collaterali locali o sistemici degni di nota tali da richiedere la sospensione del suddetto trattamento. Per quanto concerne l’efficacia della terapia, si sottolinea che nessun paziente, arruolato nei gruppi A, B e C, ha dovuto ricorrere all’assunzione di farmaci analgesico-antiflogistici durante il ciclo di applicazioni e che tutti hanno presentato un significativo miglioramento sia del dolore soggettivo, sia della limitazione funzionale distrettuale. Nel gruppo BIOMAG, il dolore soggettivo si è ridotto progressivamente, in tutti i soggetti esaminati, già dopo la prima settimana di terapia. Nel gruppo ELF, il dolore soggettivo ha seguito un andamento sovrapponibile a quello del gruppo TAMMEF, con una regressione completa in 7 pazienti e si è ridotto significativamente nei restanti 3 pazienti. Per quanto concerne la valutazione della funzionalità articolare, è stato evidenziato, a partire dalla prima settimana di terapia (quindi in modo concomitante con il miglioramento della sintomatologia dolorosa) un parziale significativo recupero della motilità in tutti i pazienti esaminati. Nettamente diverso è stato l’andamento della patologia articolare nel gruppo D. Infatti al termine del trattamento e al controllo clinico dopo un mese, i pazienti non hanno evidenziato alcun miglioramento della sintomatologia dolorosa e della funzionalità articolare.
CONCLUSIONI
Tutti i pazienti sottoposti a trattamento con BIOMAG, ELF o TAMMEF hanno completato il ciclo terapeutico ed hanno manifestato un significativo miglioramento del quadro clinico ed il ripristino di una buona funzionalità articolare. Gli effetti dei CEMP messi a confronto sono risultati sovrapponibili, in tutti i soggetti si è presentato un cosiddetto “effetto coda”, protraendosi l’azione antalgica anche dopo la sospensione delle applicazioni. La mancanza di efficacia riscontrata nei pazienti del gruppo D, avvalora gli effetti terapeutici dei campi elettromagnetici adottati. E’ parso degno di nota il fatto che tutti i pazienti del gruppo A, sottoposti alle applicazioni con il sistema ad alta intensità BIOMAG, hanno presentato risposte più evidenti e più rapide. I nostri risultati confermano l’efficacia terapeutica e la tollerabilità dei CEMP a bassa frequenza e confortano l’ipotesi che gli effetti clinici-terapeutici di campi magnetici aventi parametri mutevoli nel tempo (frequenza, intensità, forma d’onda) possono dare risposte più rapide ed efficaci e per questo motivo si aprono nuove prospettive di studio per una più approfondita ricerca sui meccanismi di azione e di possibilità terapeutiche dei CEMP.
BIBLIOGRAFIA
1. Macrì MA, Di Luzio S. Biological effects of electromagnetic fields. Int J Immunopathol Pharmacol 2002;15:95-105.
Lo studio è pubblicato su EDIZIONI MINERVA MEDICA
OSTEOPOROSI: esistono cure effettive ed affermate, riconosciute dalla scienza, dato che vengono applicate da anni, come quelle per gli astronauti.
Già dal 1976 gli astronauti recuperano la demineralizzazione ossea dovuta all’assenza di gravità con i Campi Elettro Magnetici Pulsati (CEMP).
Dapprima questo tipo di cure si applicavano solo al rientro sulla terra degli astronauti, in seguito sono state installati dispositivi CEMP direttamente nelle navicelle spaziali, che grazie al campo elettromagnetico pulsato avviluppante evitano di fare percepire alla struttura ossea l’assenza di gravità, proprio come se l’astronauta sia esattamente sulla terra.
Ma come possiamo vedere negli studi che pubblichiamo in calce, le possibilità di ricostruzione di tendini, muscoli ed ossa ad opera dei cemp, erano già state ampiamente documentate fin dalla scoperta di Bassett della piezoelettricità del tessuto osseo (Bassett CA, Schink-Ascani M, Lewis SM (September 1989). “Effects of Pulsed Electromagnetic Fields on Steinberg Ratings of Femoral Head Osteonecrosis”. Columbia Presbyterian Medical Center, Bassett CA, Pawluk RJ, Pilla AA; Pawluk; Pilla (1974). “Acceleration of fracture repair by electromagnetic fields. A surgically noninvasive method”. Ann N Y Acad Sci. 238: 242–62. Bibcode:1974 NYASA.238..242B. doi:10.1111/j.1749-6632.1974.tb26794.x. PMID 4548330. Bassett CA, Pawluk RJ, Pilla AA; Pawluk; Pilla (1974). “Augmentation of Bone Repair by Inductively Coupled Electromagnetic Fields”. Science. 184 (4136): 575–7. Bibcode:1974Sci…184..575B. doi:10.1126/science.184.4136.575. PMID 4821958. Bassett CA, Pilla AA, Pawluk RJ; Pilla; Pawluk (1977). “A non-operative salvage of surgically-resistant pseudarthroses and non-unions by pulsing electromagnetic fields. A preliminary report”. Clin Orthop. 124 (124): 128–43. doi:10.1097/00003086-197705000-00017. PMID 598067. Bassett CA, Mitchell SN, Norton L, Pilla A; Mitchell; Norton; Pilla (1978). “Repair of non-unions by pulsing electromagnetic fields”. Acta Orthop Belg. 44 (5): 706–24. PMID 380258 Bassett CA. Fundamental and practical aspects of therapeutic uses of pulsed electromagnetic fields (PEMFs) Crit Rev Biomed Eng. 1989;17:451–529. Bassett CA, Becker RO. Generation of electric potentials by bone in response to mechanical stress. Science. 1962;137:1063–4).
Altri studiosi come Fukuda e Yasuda (Fukuda E, Yasuda I. On the piezoelectric effect of bone. J Phys Soc Jpn. 1957;10:1158) hanno ulteriormente verificato come l’effetto sia simile per quanto attiene al collagene ed in realtà per le strutture proteiche in genere. I campi elettromagnetici pulsati effettivi E-CEMP (cioè con ben determinate e precise frequenze, forme d’onda, intensità, tempi di somministrazione e modalità di erogazione, per esempio, un doppio campo elettromagnetico somministrato in parallelo, uno vettore per l’ “informazione” e l’altro per l’ “energia”, ovvero uno in risonanza con il campo elettromagnetico cardiovascolare o del cuore, correlato all’ ECG, e l’altro in risonanza con il campo elettromagnetico del cervello, correlato all’EEG. Ancora: correlati al ciclo circadiano e quindi alla simpaticotonia – cioè la prevalenza funzionale del sistema nervoso ortosimpatico – ed alla vagotonia – cioè la prevalenza del sistema nervoso parasimpatico-) hanno un tipico caratteristico effetto sulle lesioni dei tessuti che è quello di determinare la rimozione del potenziale di lesione e il conseguente riequilibrio dei potenziali elettrici di membrana.
Anche le cellule dell’osso fratturato così come le altre cellule utilizzano gli stessi meccanismi riparativi, che sono gli stessi del recupero della perdita di massa e densità ossea con l’osteoporosi (cambia solo la tensione di superficie della membrana che tende a –110 millivolt per le cellule neuronali e -130 millivolt per le cellule del cuore. Mentre per le altre cellule le normai condizioni fisiologiche di tensione superficiale di membrana variano tra i -70 ed i -90 millivolt. Stiamo parlando della differenza di potenziale elettrico tra l’interno e l’esterno della cellula, detto anche “potenziale elettrico transmembranario”).
Il meccanismo biofisico è assai semplice da comprendere, perchè in caso di trauma cellulare di qualsiasi tipo (dalle botte alle ferite, dall’intossicazione alla carenza di ossigeno) abbiamo come effetto del trauma stesso una diminuzione della differenza di potenziale di membrana. In poche parole si verifica una inversione della pompa sodio-potassio di modo che il valore della carica elettrica così introdotta diventa positivo, tale da determinare una diminuzione del potenziale di membrana che tende a diventare progressivamente positivo passando per esempio da – 90 millivolt a -40 millivolt (=cellula infiammata) o anche a -20 millivolt. Si osserva anche che i processi oncologici per esempio si verificano in intervalli di potenziale tra -25 e -15 millivolt.
Conseguenza di questo fenomeno è la depolarizzazione dei biopolimeri interstiziali (essenzialmente di collagene) e soprattutto riduzione dell’attività enzimatica!
Il CEMP viene in soccorso al tessuto guidando (o sarebbe più giusto dire “caricando”) il potenziale di membrana e riportarlo in omeostasi (=in equilibrio) grazie all’effetto ionizzante (a cui consegue un aumento della permeabilità selettiva delle cellule).
Tale effetto può essere osservato in questo spettacolare filmato eseguito con microscopio in campo oscuro:
Ovviamente molti campioni dello sport a partire dalle squadre di calcio ai campioni di motociclismo (vedi le reiterate dichiarazioni della famosa Clinica Mobile del Dr. Costa sul prezioso uso dei CEMP) o di sci, utilizzano i CEMP oltre che per ossigenare e preparare i tessuti muscolari allo sforzo, così come per il recupero dell’acidosi dopo lo sforzo, tutte le volte che devono recuperare da un infortunio, soprattutto per ridurre drasticamente i tempi di riparazione delle fratture ossee. Sempre un maggior numero di odontoiatri utilizzano i CEMP sia per la detossificazione e chelazione nelle normali attività preparatorie per la rimozione dell’ amalgama dentario, sia per operare con il paziente posto sopra un materasso con programmi CEMP rilassanti, sia per trattare il dolore post anestesia, ma soprattutto per accelerare i tempi di ricrescita dell’osso prima di impiantare le nuove strutture dentali in caso di tessuti ossei molto compromessi.
Osteoporosi
Il trattamento di ossa danneggiate con aiuto della magnetoterapia pulsata risale alla metà del 20° secolo, anche se gli effetti terapeutici specifici non sono stati completamente spiegati. Pertanto, il team di ricerca (Yang Wei et al., 2008) si è focalizzato sui meccanismi delle cellule (MC3T3-E1) che influenzano la formazione e lo sviluppo delle ossa (osteogenesi). >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
L’interferenza della perdita della massa ossea con il campo magnetico elettropulsato (8 Hz, 2,4 mT) e i meccanismi ad esso associati sono stati oggetto di uno studio clinico (Jing et al., 2011). In questo lavoro è stata esaminata la possibilità dell’uso della magnetoterapia pulsata per il trattamento dell’osteopenia. >> i risultati dello studio può trovarli qui >> i
Studi come questi e centinaia di altri pubblicati su Pub Med, la banca dati della medicina ufficiale validata, dimostrano che in pochi mesi è possibile una ricostruzione effettiva della densità ossea, ovviamente misurabile con la MOC. Viene anche evidenziato che nei casi di processi degenerativi molto avanzati, se nel tempo si abbandona la terapia dei Cemp, siccome la degenerazione dell’osso non può non dipendere anche da una disfunzione metabolica, dopo pochi mesi si ripresenta il problema. Logicamente i CEMP non possono autoprodurre principi attivi come la Vitamina C, fondamentale per la produzione di collagene. I CEMP possono distribuirla, farla funzionare ed entrare nelle cellule, possono accellerarne ed assicurane i processi metabolici inerenti, ma non possono certo “crearla” dal nulla. Essa deve essere pertanto introdotta da una corretta dieta od integrata. Il vantaggio dei CEMP è che ristabilisce una buona assimilazione cellulare. Il resto è consegnato ad un ceooretto stile di vita, che i CEMP sicuramente facilitano, specie a livello di una sana prevenzione. .
Per cui è consigliabile per questo tipo di stati gravi, vedi per esempio nei casi di anziani immobilizzati, un uso permanente dei Cemp magari notturno con l’accessorio posto sotto il materasso per curarlo senza limitarlo e senza effetti collaterali di alcun genere.
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA – “LA SAPIENZA” – FACOLTÀ DI INGEGNERIA
CORSO DI INTERAZIONE BIOELETTROMAGNETICA docente Prof. Guglielmo D’ Inzeo
RICOSTRUZIONE OSSEA (Uso dei campi elettromagnetici in ortopedia)
<<L’energia magnetica è l’energia elementare da cui dipende tutta la vita dell’organismo.>> Premio Nobel W. Heinsenberg
Si è discusso per diversi anni sull’esistenza degli effetti non termici dei campi elettromagnetici alle microonde. Illustri scienziati, sostenevano che questi non potevano esistere, ma ormai diversi casi hanno contribuito al riconoscimento della consistenza di questi effetti ed al conseguente sviluppo della ricerca in questo campo.
Rileviamo in questa sede solo alcuni passaggi assai rilevanti dello studio:
… Il sovietico A.S. Presman, si è espresso nel seguente modo: “Gli effetti dei campi E.M. non sono specifici ma globali, essi coinvolgono l’intero organismo intervenendo sui processi di regolazione, soprattutto attraverso il cervello ed in particolare attraverso le strutture della corteccia, dell’encefalo e dell’ipotalamo, che sono estremamente sensibili a questa forma di energia“…. Forniremo una descrizione delle patologie in cui i CEMP (Campi ElettroMagnetici Pulsati) vengono usati più frequentemente. Verranno fornite statistiche, prospettive e relative conclusioni. … Venti anni sono passati dalla prima frattura cronica non unita trattata con successo dalla Columbia University con campi elettromagnetici tempo variabili. Durante i vent’anni seguenti dall’introduzione dei CEMP (Campi ElettroMagnetici Pulsati) come metodi terapeutici, i meccanismi di azione cellulare, sub cellulare e della genetica sono stati definiti in modo più dettagliato. Ad esempio, appropriate configurazioni dei CEMP provocano effetti a livello cellulare in alcune patologie come le fratture non unite. Questo riflette cambiamenti della concentrazione di calcio cellulare, sintesi di matrici di tessuti extra cellulari e rivascolarizzazione…. Per verificare l’efficacia clinica della stimolazione E.M. nella ricostruzione delle ossa, sono stati effettuati studi in doppio cieco. Al giorno d’oggi le nuove prospettive sono orientate verso i disturbi del sistema muscoloscheletrico. Questoinclude osteonecrosi, osteoporosi, tendiniterefrattaria, osteocondriti dissecanti e altri… (pag.13) I vantaggi di indurre una corrente elettrica per mezzo di un campo elettrico o magnetico sono essenzialmente quattro…. Pag.17) Nel 1976 fu intrapreso un progetto per la NASA per esaminare gli effetti dei campi elettromagnetici sulla degradazione delle ossa, come effetto dovuto alla mancanza d’uso degli arti (Bassett, 1979)…. Questo risultò corretto e i CEMP non soloprevenivano l’indebolimento delle ossa durante il periodo di inattività, ma erano capaci anchedi ristabilire una massa ossea dopo che era stata persa. … Pag.18) I5I – La formazione e la distruzione delle ossa svolge un ruolo centrale in una gamma di problemi dentali che vanno dal riempimento della cavità dovuta all’estrazione, alle malattie parodontali. L’abilità dei Campi Elettro Magnetici Pulsati a controllare o modificare processi di osteogenesi e di rimozione delle ossa nei problemi di sistema scheletrico, sono stati estesi in ugual modo alla mandibola e alla mascella. I CEMP possono non solo migliorare le condizioni dell’osso dopo un’estrazione, ma possono controllare la formazione dell’osso nel vuoto lasciato dal dente. inoltre recenti studi su casi in cui i CEMP, sono stati usati in aggiunta all’applicazione di un apparecchio per aggiustare la posizione dei denti, hanno mostrato un’accelerazione dello spostamento dei denti del 300%.Queste osservazioni fatte su animali e sull’uomo, sono molto promettenti per un futuro uso dei CEMP come trattamento aggiuntivo alle normali pratiche odontoiatriche…. Pag.19) Negli ultimi anni sono stati fatti vari studi per cercare di capire la validità dei CEMP. Già nel 1979 la FDA ( Federal Drug Administration ) approvò i CEMP come sicuri ed efficaci nel trattare le non unioni e le pseudoartrosi congenite e non…. Il giudizio era basato su diversi studi clinici, nei quali la maggior parte dei pazienti era in condizioni critiche, ma ancora recuperabili. Il generico paziente aveva una frattura non unita da circa due anni, nonostante fosse stato sottoposto ad una serie di interventi chirurgici, e frequentemente era raccomandata l’amputazione…. I CEMP furono aggiunti, come prime modifiche al programma di trattamento classico solamente in un gruppo di pazienti che speravano nell’efficacia di questa nuova terapia…. Durante l’ultimo decennio, gli studi in doppio cieco sono diventati lo standard più affermato per giudicare gli effetti della maggior parte degli approcci terapeutici…. Pag.21) Tutto ciò mostra un andamento inverso nei due gruppi. In questo studio è stato dimostrato che la stimolazione con campi magnetici favorisce la guarigione di osteotomie nel ginocchio dell’uomo…. Pag.25) Attualmente circa 25000-35000 pazienti l’anno sono stati trattati con significativo livello di successo…. A livello clinico, l’efficacia di queste tecniche è stata ormai provata e ben controllata da studi in doppio cieco.
I risultati ottenuti sono uguali se non migliori di quelli ottenuti con le tecniche tradizionali. L’intervento mediante CEMP è inoltre meno rischioso, più comodoper il paziente e considerevolmente meno costoso.
Tabella 5
Patologie
Dispositivi (migliori riscontrati)
Osteonecrosi
CEMP
Osteoporosi
CEMP
Tendiniti refrattarie croniche
CEMP
Osteocondriti dissecanti
CEMP
Osteogenesi imperfette
CEMP
Perdita ossea in cavità orali
CEMP
Allora è più che legittimo chiedersi perché i CEMP vengono usati solo in casi estremi o come tecnica di supporto a quella chirurgica. La risposta cade dentro due categorie:
pensiero della comunità ortopedica;
scetticismo in una parte della comunità fisica.
Nello schema di figura 11 è illustrato il percorso seguito nell’evolversi dell’impiego delle tecniche elettriche ed elettromagnetiche. Come si può vedere si sono subito sviluppati due percorsi, uno che, come deve essere, applica i risultati ormai ben noti, a livello clinico; e l’altro che si occupa di comprendere i meccanismi a livello cellulare e sub cellulare. Ovviamente una volta chiariti questi aspetti si svilupperanno diverse ricerche anche al di fuori dell’ambito ortopedico; ricerche che sull’onda dell’entusiasmo saranno probabilmente aiutate da nuovi finanziamenti. Nella figura è anche evidenziato il concetto già illustrato di come la diffidenza rallenti l’evolversi di queste tecniche, andando ad incidere in entrambe le direzioni (clinica e della ricerca). Si stima che tra qualche decennio, i CEMP saranno comunemente usati per trattare ulcere croniche della pelle, varie forme di neuropatie, diversi infortuni sui nervi e sulla spina dorsale, diabete, risposta immunitaria e disturbi al comportamento cerebrale e cardiaco. Per concludere, è sempre più evidente, che alcuni fattori fisici e biologici determinano se un sistema vivente risponderà oppure no all’esposizione a campi E.M., e se così, la natura della risposta. Infatti sappiamo, che differenti parametri del campo producono diversi effetti in diversi biobersagli, con un grado di conoscenza tale che potrebbe uguagliare quello dei meccanismi di azione di alcuni ormoni ed agenti farmacologici. Essendo ormai noto che, tutte le reazioni chimiche derivano da particolari interazioni carica-carica, e che quindi queste interazioni sono la causa primaria del comportamento dei sistemi viventi; si è portati a cercare in questa direzione le risposte che permetteranno in futuro di legittimare l’uso e di ampliare il campo di utilizzo clinico dei CEMP.
Osteoporosi
Il trattamento di ossa danneggiate con aiuto della magnetoterapia pulsata risale alla metà del 20° secolo, anche se gli effetti terapeutici specifici non sono stati completamente spiegati. Pertanto, il team di ricerca (Yang Wei et al., 2008) si è focalizzato sui meccanismi delle cellule (MC3T3-E1) che influenzano la formazione e lo sviluppo delle ossa (osteogenesi). >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
L’interferenza della perdita della massa ossea con il campo magnetico elettropulsato (8 Hz, 2,4 mT) e i meccanismi ad esso associati sono stati oggetto di uno studio clinico (Jing et al., 2011). In questo lavoro è stata esaminata la possibilità dell’uso della magnetoterapia pulsata per il trattamento dell’osteopenia. >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
Fratture
La magnetoterapia pulsata a bassa frequenza come supporto alla guarigione delle fratture delle osse lunghe è stata testata su 58 pazienti da un team di ricerca (Hong-fei et al., 2013) che ha pubblicato i risultati sulla rivista scientifica BMC Disturbi Muscoloscheletrici. >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
L’azione della magnetoterapia pulsata a bassa frequenza sulla stimolazione della crescita ossea, è stata testata su 77 pazienti con fratture del collo del femore, da un gruppo di ricerca comprendente rappresentanti delle due principali università italiane (Faldini et al., 2010). >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
Un sostegno adeguato alla guarigione delle fratture dell’avambraccio e’ stato l’oggetto di uno studio randomizzato, controllato con placebo (Cheing et al., 2005), pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Medicina Riabilitativa. Il gruppo di ricerca ha cercato di determinare il trattamento più efficace utilzzando del ghiaccio e la magnetoterapia pulsata. >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
E’ evidente a tutti come studiando i brani di scienza ufficiale riportati, si trovino una quantità ingente di campi clinici risolti dai CEMP , tecnica comprovata da numerosi studi in doppio cieco, di stimolazione dei tessuti eseguita con i Campi Elettro Magnetici Pulsati.
Dati del fenomeno osteoporosi.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha posto l’osteoporosi come emergenza sanitaria dei prossimi anni, quando nella sola Italia la popolazione sarà per il 40 per cento di over sessantacinquenni (2050). Già oggi quasi un milione di italiane si fratturano (femore, vertebre, polso, caviglia, gomito) ogni anno a causa della fragilità ossea. Mentre sono cinque milioni le persone che soffrono di osteoporosi. Il 22,8 per cento sono donne di età superiore ai 40 anni. Ma la percentuale aumenta progressivamente, e drammaticamente, con l’età: 45,7 per cento tra i 70 e i 79 anni, secondo la Federazione nazionale dell’ osteoporosi (Fedios). Oltre 200 milioni sono le persone colpite da questa patologia in tutto il mondo. I dati sono dell’International Osteoporosis Foundation (Iof) e della Medical Women’s International Association (Mwia),
Una donna con fragilità ossea non può sollevare una busta della spesa, non può prendersi cura di sé, non può lavorare.
Oltre i 50 anni una donna su tre è affetta da osteoporosi. Con gli anni, e in particolar modo dopo la menopausa quando si registrano nella donna bassi livelli di estrogeni, le ossa perdono calcio e fosforo e diventano talmente fragili da amplificare un microtrauma in una frattura. Quando si arriva alle fratture la situazione è critica, osteoporosi severa è causa di invalidità e morte. Secondo i dati Aifa solo il 24% delle donne fratturate o ad alto rischio segue una terapia, e di queste, circa la metà interrompe le cure. Questo significa che ogni 100 donne che devono prendere i farmaci solo 12 lo fanno. Ci sono le cure, il pubblico non le conosce e solo il 12% fa quelle tradizionali.
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“Io credo che i parassiti rappresentino il problema di salute più trascurato nella storia dell’uomo.Sono conscio dell’audacia di questa affermazione ma questa si appoggia a 20 anni di esperienza e a 20 000 casi di pazienti visitati”. Dr. Ross Anderson, CANADA
“Hai una grande possibilità di essere anche tu una vittima inconsapevole dell’epidemia di parassiti che interessa milioni di americani.Quest’ epidemia non conosce nè confini di territorio, nè di economia nè di sesso. Si tratta piuttosto di un’epidemia muta della quale la maggior parte dei dottori in questo Paese non ha preso coscienza”. Ann Louis Gittleman, specialista dell’alimentazione, autore del libro Indovina chi viene a cena.
Secondo le stime di studi medici attuali, nel corpo dell’85% della popolazione adulta dell’Occidente abita almeno un parassita! Più che in Africa.
Una persona può ospitare fino a 100 tipi diversi di parassiti dentro di sè, da quelli di grandezza microscopica fino ad arrivare ai vermi di alcuni metri di lunghezza. I parassiti non si trovano solo nell’intestino, come si pensa, ma in qualsiasi altra parte dell’organismo: nei polmoni, nel fegato, nei muscoli, nell’esofago, nel cervello, nel sangue, nella pelle e persino negli occhi!
Le cause
La parassitosi è un fenomeno in preoccupante incremento sia nel campo dell’agricoltura che nel corpo umano, specie nei bambini (i quali altro non riflettono che le situazioni in cui vivono i genitori, visto che uno dei ruoli spirituali dei bimbi è proprio quello di fare da specchio a noi adulti).
Ciò ci invita a riflettere su quanto tale fenomeno sia connesso, a livello spirituale, alle molte idee parassite che noi stessi sviluppiamo (pensiamo al nostro personale grande parassita che ci succhia l’energia vitale…), al nostro stile di vita sempre più incline a “perdere tempo” (invece che a “spenderlo” o a “dedicarlo”).
Pensiamo ancora alla grande varietà di “attività dislocate” con cui riempiamo le nostre giornate: certo, non intendiamo solo quelle del tipo “oggi sono stato tutto il giorno davanti alla tv”, o “ho trascorso un sacco di tempo in facebook e anche oggi non ho combinato nulla!”; per non parlare di tutte le attività “via mail” fino a tutte le attività virtuali stile “second life”.
Ci riferiamo piuttosto ad attività molto più fini con cui ci creiamo alibi per non vedere tutta la distruzione che avviene attorno a noi e cui diamo il nostro fattivo e prezioso contributo (se no perchè acquisteremmo tutti i giorni il cibo spazzatura dei supermercati?).
La buona notizia è che oramai da giorni, mesi o anni ben 5 milioni di italiani hanno smesso di entrare nei supermercati (praticando in modo attivo la “Nuova Economia”, di cui spesso parliamo qui, nel sito di Movimento Sereno).
Insomma oggi sono in pochi ad essere svegli: non riflettiamo, non percepiamo, non ci connettiamo, non preghiamo, non meditiamo.
Altri studi recentemente pubblicati si sono spinti ancora più lontano per quanto attiene l’ analisi del “problema parassiti”; avanzano chiaramente l’ipotesi che anche l’Alzheimer sia un sintomo della manifestazione di parassiti fisici che passano dall’intestino alla testa (quando il sistema immunitario comincia ad indebolirsi definitivamente come per appunto nel caso degli anziani. Altri arrivano ad ipotizzare ed a fare connessioni con strani parassiti della mente, di tipo inter-dimensionale. Come è apparso nella dotta pubblicazione Lancet, sembra che “un nuovo caso di demenza nasce ogni sette secondi, e il numero di persone affette da demenza è destinato a raddoppiare ogni 20 anni”.
Secondo questi studiosi, grazie a numerosi test effettuati su questo tema, pare che il morbo di Alzheimer (come pur altre forme di malattie degenerative) siano dovute anche alla presenza di parassiti in aree cerebrali. Secondo Francesco Castrica, ad esempio: “i test eseguiti fino ad oggi hanno messo in evidenza il peso notevole dei danni causati dai parassiti nel 100% dei pazienti con declino rapido, ma anche la loro assenza in quelli con andamento lento. Mi riferisco in particolare agli SLA. Presto, in stretta collaborazione con la Società Scientifica neocostituita SIPNB, attiveremo una campagna di controlli su pazienti SLA di entrambe le tipologie, nonché cognitivi di varia natura, psichiatrici, sclerosi multiple e Parkinson. La mia grande speranza è che si possa effettivamente riscontrare una aderenza elevata fra danni clinici, andamenti di progressione della patologia e presenza di parassiti in un numero significativo di casi. Per quanto riguarda questi ultimi, i nostri test evidenziano la presenza di spirochete, echinococco, strongiloide, toxoplasma e giardia. Questa aderenza nei casi di Alzheimer è già stata dimostrata. Se questi dati saranno confermati, si apre finalmente una porta per rallentare in modo significativo la progressione della SLA, Alzheimer, etc. con terapie accessibili. In altri termini: fermo restando nella massima parte dei casi l’origine della patologia legata a somatizzazione di eventi secondo gli schemi già illustrati in questo sito, una pesante aggravante dei processi distruttivi potrebbe essere imputabile ai parassiti penetrati in aree cerebrali a causa dell’apertura della barriera emato-encefalica conseguente all’attivazione neuronale. Tutti i pazienti controllati con andamento rapido, hanno pesanti invasioni parassitarie nel digerente. I primi dati relativi a pazienti psichiatrici evidenziano la stessa situazione di cui sopra.”
Il famoso dott. Rona Zoltan, di origine ungherese ma residente a Toronto, presidente dell’Associazione di Medicina Olistica del Canada, così scrive su Internet:” I casi delle malattie riconducibili ai parassiti nell’America del Nord crescono a colpo d’occhio in seguito all’aumento degli spostamenti internazionali, all’inquinamento delle provviste di bevande e cibi, all’uso eccessivo di medicine, mercurio e antibiotici acquistati con richiesta medica.
La lunga lista di Tenie, Anchilostomasi e parassiti monocellulari è molto più diffusa nella popolazione del Nord America di quanto facciano credere alle persone i medici specialisti tradizionali. I parassiti si trovano soprattutto nei prodotti provenienti da produzioni massicce di carne di maiale (pancetta, prosciutto, hot dog, salumi, bistecche di maiale ecc.) Ma anche la carne di pollo, di manzo, di agnello e persino il pesce possono essere infetti.
Questa non è proprio una bella notizia per coloro che fanno grande consumo di carne. Uno dei libri più popolari che trattano il tema dei parassiti (Indovina chi viene a cena) scrive: La tenia del maiale (Taenia solium) può essere contratta dalle persone che consumano carne di maiale non cotta e infetta, come per esempio prosciutto e salsicce. La larva si sviluppa nei muscoli dell’uomo poi si trasferisce in altri tessuti e organi del sistema nervoso centrale fino ad approdare nel tratto superiore dell’intestino tenue. La tenia da maiale può causare problemi molto gravi all’organismo umano, quando le larve non ancora mature si introducono nei muscoli, nel cuore, negli occhi o nel cervello.
Come è noto i farmaci sono efficaci solo con i parassiti adulti, ma non ci risultano farmaci efficaci contro le larve. Ecco una ragione per cui dopo qualche mese da una cura con i farmaci, spesso i bambini tornano ad essere invasi…
Osservando le fotografie dei vari vermi anche di grande misura e soppesando la possibilità di un’infezione, nella testa di ogni persona viene spontaneo chiedersi come possano vivere delle bestie così al nostro interno senza che ce ne accorgiamo. ”La risposta è semplice, scrive il Dott. Anderson. Lo scopo del parassita è proprio quello di non farsi scorgere. Un parassita intelligente vive in modo tale che non si possa percepire la sua presenza, altrimenti lo eliminerebbero. Se pensi che i parassiti siano stupidi ti sbagli di grosso… A modo loro sono intelligenti perchè sono capaci di sopravvivere e moltiplicarsi, il quale, naturalmente, è lo scopo di ogni essere vivente in questo pianeta. Insomma come può esistere un parassita nel tuo organismo senza che te ne accorga? Finchè l’interesse della cosa è sapere se sei capace di riconoscere i segnali del tuo corpo, allora sarà facile stabilire la presenza dei parassiti, però se accetti come normale il fatto che hai poca energia, che sei spesso malato, hai dei dolori e dei brufoli, spesso hai raffreddore e influenza e soffri di stitichezza (e la lista è infinita) allora non saprai mai se ci sono parassiti dentro di te o no.
l Dr. Thomas J. Brooks scrive nel suo libro dal titolo Elementi di Parassitologia medica : ”Le tenie appartengono ai parassiti più vecchi che abbiano mai infettato l’uomo. Il fatto è che alcune specie si sono così adattate a vivere all’interno del corpo umano, che l’ospite non presenta nessun sintomo.
Il metodo tradizionale per diagnosticare la tenia è l’esame delle feci.
Il problema è che questo esame non è affidabile. Infatti la presenza di parassiti sviluppati nell’intestino viene stabilita dalla presenza delle loro uova nel campione di feci: il problema è che queste possono essere visibili (al microscopio) solo se la tenia ha deposto le uova in quel momento, altrimenti non si possono vedere. I medici consigliano ai pazienti di portare ad esaminare le feci raccolte in tre diversi momenti, ma purtroppo a volte neanche questo è affidabile del tutto. Una femmina di tenia produce circa 10-25 mila uova nel periodo di deposizione. Il verme rotondo che si vede nella foto, che può crescere fino a 40 cm, è capace di rilasciare 200 mila uova al giorno. I vermi più lunghi si possono prendere dal pesce, e in questo caso si parla di tenia da pesce. La misura di un esemplare sviluppato può raggiungere i 10 metri ed è capace di produrre fino a 1 milione di uova.
Segnali spia della presenza di parassiti nell’organismo.
Stitichezza. Alcuni parassiti, grazie alla loro forma o alla loro misura sono capaci di ostruire gli intestini, rendendo così più difficile e meno frequente l’evacuazione.
Diarrea. Alcuni parassiti producono e rilasciano nell’organismo umano una sostanza (prostaglandine) che rende acquose le feci ( forse non è un caso che nell’America del Nord le medicine senza ricetta più richieste nelle farmacie siano i lassativi e gli antidiarroici).
Aria in corpo e coliche. Ci sono parassiti che vivono nella parte superiore dell’intestino tenue provocando un’infiammazione che crea aria in corpo e gonfiore. Il consumo di alcuni tipi di verdure come per esempio i fagioli può intensificare questo gonfiore. Se qualcuno avverte un gonfiore frequente e duraturo, questo è il segnale più certo della presenza di un intruso.
Sindrome dell’intestino irritabile. I parassiti possono irritare le pareti interne dell’intestino infiammandole e quindi impedendo l’assorbimento delle sostanze nutrienti e specialmente dei grassi che così appaiono nelle feci.
Dolori muscolari e delle articolazioni. I parassiti girovagano nell’organismo e sono capaci di insediarsi nei muscoli e nelle articolazioni. Quando ciò avviene si forma il dolore che spesso i dottori considerano come infiammazione delle articolazioni (artrite).
Anemia. Ci sono dei parassiti che sono capaci di aggrapparsi alle pareti interne dell’intestino e da questo traggono nutrimento. Se ce ne sono molti,-e questo avviene spesso per la loro proliferazione-, possono provocare una perdita di sangue all’ospite portandolo addirittura a mancanza di ferro o anemia.
Allergie. I parassiti irritano e talvolta lacerano la parete protettiva interna dell’intestino, dal quale di conseguenza vengono rilasciate delle molecole indigeribili. Così entra in azione il sistema immunitario che comincia a produrre più eosinophilte e che a sua volta crea un’infiammazione di alcuni tessuti provocando reazioni allergiche.
Problemi di pelle. I parassiti possono provocare orticarie, pustole, eczema e altri disturbi della pelle di natura allergica. Possono verificarsi anche tumori, ferite e alterazioni pericolose.
Granuloma. I granulomi sono dei noduli tumorali che circondano larve di parassiti morte. Nella maggior parte dei casi si formano nell’intestino, ma si possono formare anche nei polmoni, nel fegato nel peritoneo e nell’utero.
Nervosismo. Le sostanze tossiche provenienti dagli escrementi dei parassiti possono irritare il sistema nervoso centrale. L’irritabilità e il nervosismo spesso sono causati dai parassiti insediati nell’organismo ( Dopo la fine di una cura di pulizia a base di erbe molti affermano che i rispettivi compagni e parenti sono diventati molto più carini e pazienti.”La tenia più famosa degli ultimi anni, – scrive Gittleman- è stata quella della defunta cantante di opera Maria Callas, la quale ha combattuto con dei seri problemi di pelle e di peso.Dopo averle diagnosticato e subito eliminato la tenia, il suo peso è diminuito, la pelle è guarita e anche la sua condotta capricciosa si è calmata.”)
Disturbi del sonno. Risvegli frequenti di notte, spesso fra le ore 2 e le ore 3, quando il fegato è impegnato ad eliminare dall’organismo le sostanze tossiche rilasciate dai parassiti. Un altro motivo può essere il prurito anale, il quale spesso è dovuto al fatto ache alcuni parassiti hanno l’abitudine di deporre le uova di notte all’esterno dell’ano. Questo movimento provoca il prurito. ( Il Dott.John Matheson dice: „I parassiti dell’ano, che spesso vivono nella parte inferiore dell’intestino, spesso escono per deporre le uova nell’ano e da qui deriva il „ famoso prurito del sedere”.Grattandosi, poi, le uova si spargono su tutto il letto, i movimenti delle lenzuola le portano nell’aria e così vanno a finire di nuovo nel corpo dell’uomo dove si riproducono.” C’è una cosa più disgustosa di questa al mondo?).
Digrignare i denti.Negli adulti e soprattutto nei bambini che dormono infettati da parassiti si nota il digrignare dei denti.
Stanchezza cronica. Fra i sintomi della stanchezza cronica ci sono spossatezza, disturbi di carattere influenzale, svogliatezza, mancanza di concentrazione e cattiva memoria. I parassiti possono provocare questi problemi fisici e mentali per il fatto che sottraggono all’organismo le sostanze nutrienti, senza le quali non riesce a funzionare in maniera appropriata.
Problemi del sistema immunitario. I parassiti diminuiscono l’efficacia del sistema immunitario in quanto impediscono la separazione dell’immonuglobulina A (IgA).La loro presenza tiene in continuo funzionamento il sistema di difesa, il quale a lungo termine si esaurisce per la continua preparazione. Di conseguenza l’organismo non ha più la protezione contro batteri e virus.
Oltre a questi ci sono anche altri segnali spia o conseguenze dei parassiti: aumento di peso, eccessivo appetito, dimagrimento, sapore in bocca e alito cattivi, dolore intorno all’ombelico, battito accelerato del cuore, vista appannata soprattutto nel piegarsi e nell’alzarsi, prurito al naso o agli orecchi, salivazione notturna, diabete, asma, epilessia, brufoli, emicrania, e anche le due cause di morte principalii, malattie del cuore e cancro.
La maggior parte degli specialisti è molto cauto e parla solo di una possibile relazione tra le malattie di massa e i parassiti. Ma ci sono anche dei dottori come il Dott. Hulda Clark, Ph.D, autore del libro Rimedio per tutti i tipi di cancro, il quale dimostra come tutti i tipi di cancro siano causati da un parassita (fasciolopsis buskii). Se il paziente viene liberato da questo, i tumori scompaiono. (Certo, subito ci chiediamo come sia possibile che ancora non abbiano scoperto la terapia se davvero si deve soltanto risalire a cause così semplici per guarire dal cancro. Vale la pena comunque riflettere sul fatto che un’operazione o una chemioterapia rappresentano una grande motivazione per un dottore o un ospedale, dal momento che costano decine di migliaia di dollari, se paragonati ai trattamenti di pulizia a base di erbe che costano al massimo duecento dollari. Con quale si può guadagnare di più? Se domani trovassero il rimedio per una qualsiasi malattia di massa, una parte dell’economia crollerebbe, milioni di dipendenti del sistema sanitario perderebbero il lavoro. Una faccia interessante della medaglia, no??
Le uova e le larve dei parassiti giungono al nostro corpo attraverso alimenti infetti, frutta e verdura non lavata. Ma esiste un’altra forma di trasmissione: attraverso gli animali domestici che vivono con noi. Nella maggior parte di questi ultimi, infatti, si nasconde un parassita, le cui larve e uova vanno a finire nell’ambiente attraverso gli escrementi dell’animale. Da lì si attaccano al pelo del cane o del gatto dal quale poi passano all’uomo o in maniera diretta (carezze, abbracci, baci) o indiretta (attraverso l’aria). Tutto questo è particolarmente pericoloso per i bambini piccoli che amano i loro amici a quattro zampe, per le donne incinte e per i malati che a priori hanno un sistema di difesa indebolito.
Il latte umano uccide i parassiti Giardia lamblia generando prodotti tossici lipolitici. Clicca qui per leggere la pubblicazione in pubmed: Reiner DS, CS Wang, Gillin FD. ABSTRACT: Questo studio supporta le nostre precedenti ipotesi che il normale latte umano uccida i trofozoiti in vitro della Giardia lamblia e che questo eccidio sia dovuto al rilascio di acidi grassi liberi (FFA) dai trigliceridi del latte, grazie alle azioni della lipasi del latte umano sulla stimolazione dei sali biliari (BSL) . L’ uccisione delle G. lamblia è stata generata preincubando il normale latte umano con colato di sodio, che attiva le BSL. Inoltre, abbiamo provato ad uccidere G. lamblia sia con frazioni di latte scremato (contenente BSL) che di crema di latte (panna) (contenenti principalmente trigliceridi) . Abbiamo misurato la tossicità dei FFA e dei prodotti di lipolisi verso le G. lamblia. I FFAs cis-insaturi (LD50 meno di 12 microM), tre dei quattro monogliceridi, e quattro dei cinque lysophosphatidylcholines ed erano tossici per i parassiti (DL50 inferiore a 100 microM). Al contrario, i parassiti non sono stati danneggiati dai digliceridi corrispondenti, o fosfatidilcolina, trioleina o glicerolo. QUINDI, i prodotti della idrolisi dei lipidi nel normale tratto digestivo sono tossici per i parassiti G. lamblia. Abbiamo anche dimostrato che l’albumina e sali biliari coniugati, che si legano ai FFA, parzialmente proteggono i trofozoiti dall’essere uccisi dall’acido oleico.
In questo studio recente, sono indicati dei rimedi efficaci contro la Giardia. Tra cui la Pippali rasayana. E’ possibile un approccio del tutto naturale per l’eradicazione dei parassti?
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12777159 Anche diversi importanti laboratori iniziano ora ad occuparsi di importanti parassiti ( finora quasi ignorati…): I parassiti Aspergilliosis e Trichomonas I DRG Labs (eminenti laboratori americani) ora stanno ulteriormente reportando sui parassiti Aspergilliosis e Trichomonas nelle loro GPP Pathogen Plus Profiles. Si tratta di un’altra eccellente aggiunta clinica a quelle già segnalate nel loro sito su lieviti / funghi / parassiti. L’Aspergilliosi è la seconda causa di malattie fungine opportunistiche invasive ed è una complicanza nota nei pazienti con deficit immunitario. L’Aspergilliosi può produrre micotossine genotossiche e citotossiche, come la gliotossina. A. fumigatus è la causa più frequente di infezioni fungine invasive nei soggetti immunodepressi, che comprendono i pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva per i disturbi autoimmuni. Il Trichomonas è una malattia molto comune a trasmissione sessuale (STD) che è causata dall’ infezione con un protozoo parassita chiamato Trichomonas vaginalis. Anche se i sintomi della malattia variano, la maggior parte delle donne e degli uomini che hanno il parassita non se ne accorgono (…all’inizio).
ESEMPIO DI REPORT GPP (Pathogen Plus Profiles)
Informazioni sulle specifiche metodologie utilizzate per i tests: * 350 IFM indica una POSITIVITA’ e corrisponde a 100 cellule per batteri e tossine. Sui parassiti e funghi indica un’infezione attiva, in fase morfologica indeterminata. Questo test identifica i fattori di virulenza del batterio H. pylori . Questi geni di virulenza aiutano a determinare la patogenicità del batterio H. pylori.
Ci sono due fattori di virulenza principali associate alla patogenicità: CagA e VacA. Le proteine CagA inducono cambiamenti morfologici alle cellule epiteliali gastriche. Numerosi studi hanno dimostrato che i ceppi che contengono CagA sono associati a più gravi malattie soprattutto a ulcera peptica, adenocarcinoma gastrico, lesioni precancerose e malattie extradigestive. Il batterio H. pylori produce anche una citotossina, VacA, che anch’essa è stata associata a malattie più gravi come in ulcera peptica e adenocarcinoma gastrico. Quando sia CagA che VacA sono presenti in quantità importanti , vengono anche prodotte elevate quantità di citotossine con conseguenti malattie più gravi.
Dacie R. Bridge e D. Scott Merrell – polimorfismo nel Helicobacter pylori CagA e VacA tossine e la malattia – Dipartimento di Micro e Immunologia; F. Edward Hébert School of Medicine; Bethesda, MD USA microbi intestinali 4: 2, 101-117; Marzo / Aprile 2013 Sicheng Wen e Steven F. Moss – Helicobacter pylori fattori di virulenza in carcinogenesi gastrica – Dept Med, Div di Gastroenterologia, Rhode Island Hospital e Brown University, Providence, RI, USA – Cancer Lett. 2009 Settembre 8; 282 (1) Rui M. Ferreira, et al. – Un nuovo metodo per la genotipizzazione del pylori vacA . Regione Intermedia Helicobacter. Diretto Percorso gastrico biopsia campioni Molecolari ed Immunologici. Università di Porto, Porto, Portugala – Journal of Microbiology Clin p. 3983-3989 Dicembre 2012 Volume 50 # 12 Liviu A. Sicinschi, et al. – Genotipizzazione non invasiva di Helicobacter pylori cagA, vacA, e hopQ da asintomatica bambini – Div Gastro, Dept. di Medicina, Vanderbilt University School of Medicine – Helicobacter. 2012 Aprile; 17 (2): 96-106 Il Risultato positivo per l’antigene H. pylori (IgA) indica un’infezione attiva quando i livelli sono> 180 ng / ml. Il Risultato negativo indica l’assenza di infezione o lo spargimento da una infezione superata con un livello segnalato < 180 ng/ml.
Dalla nostra esperienza con Sanza e visite TLM ( per info chiedere in tutti i Punti Sereni). I parassiti e funghi presenti nel digerente ed altre aree del corpo umano, rappresentano un problema molto sottovalutato dalla medicina. Oppure quando vengono scoperti vengono combattuti con ignoranza del loro numero, delle loro specie, delle loro quantità, della loro ubicazione. Inoltre l’attivazione di batteri,virus e funghi è sempre combattuta come deleteria, senza analizzare la situazione del paziente ed il ruolo che detti microbi stanno svolgendo, spesso protettivo verso l’organismo. I funghi riducono l’assorbimento di nutrienti in modo selettivo contribuendo ad obesità, astenie, cefalee,gonfiori, etc. I parassiti danneggiano articolazioni, organi interni, aree cerebrali. Alcuni meccanismi patologici sono del tutto trascurati, vedi ad esempio la presenza di parassiti nell’apparato digerente ed organi interni e di molte aree cerebrali in correlazione con malattie neurodegenerative di ogni tipo. I parassiti sono attivatori primari delle intolleranze alimentari, di patologie cutanee, respiratorie ed altre.
I vermi e i protozoi sono considerati parassiti intestinali e spesso sono assai dannosi per l’ospite.
Parassiti Cisticerchi nel cervello di un uomo (trovato durante un operazione). Quando i parassiti non influenzano direttamente e non minacciano la vita, indeboliscono e rendendo più complessa la difesa da virus,batteri e malattie. Vivono all’interno dell’individuo, cibandosi del suo sangue, dei succhi dei tessuti e della carne. Secondo gli ultimi studi, quasi tutte le malattie più complesse, dall’epatite al cancro, nel 90 per cento dei casi sono correlate a parassiti. Sono dati ufficiali dei più autoritari centri di parassitologia d’Israele, Inghilterra e Giappone.
Non sempre sono portatori di una malattia clinicamente riscontrabile, anzi talvolta possono restare nell’organismo senza far danni visibili, competendo con le cellule umane per accaparrarsi il nutrimento ed emettendo rifiuti tossici che si possono riversare nel sangue intossicandolo. In alcuni casi migrano dall’intestino ad altri organi colonizzandoli, riducendone o annientandone la funzionalità. Una volta insediati, i parassiti iniziano il proprio ciclo vitale e la riproduzione causando una vera e propria inarrestabile invasione dall’interno, se il sistema immunitario non è in grado di tenerli a bada.
( A tal proposito ricordiamo il nostro vecchio adagio, ormai tra i più cari in Movimento Sereno : Smettiamola di Avere paura! Basta stressarci nello stare attenti a tutte le cose pericolose di cui sentiamo parlare! Quello che invece è molto più importante è occuparci della nostra forza! Siamo continuamente invasi da tante forme di parassiti (ma anche veleni, inquinamenti, sporcizie, tossine… perfino tumori, anche importanti e gravi ( ! )… e di cui la gran parte delle volte nemmeno ci accorgiamo. L’importante è avere un sistema immunitario che funzioni! L’importante è mantenere l’equilibrio, non solo quello acido-basico! Per vedere i nostri articoli in materia, cerca nel nostro sito le parole “equilibrio acido-basico”, “basificazione”, “disintossicazione”, “sistema immunitario”, ” detossificazione” , “intestino”)
Non si conosce la reale diffusione dell’invasione parassitaria sulla popolazione umana, ma pubblicazioni degli ultimi anni mostrano l’incremento della presenza di parassiti in coincidenza dei flussi migratori dai Paesi orientali verso le Americhe e dall’Africa verso l’Europa.
Le nostre ricerche durate anni dimostrano quanto importante e diffuso sia il problema, orami presente in ben oltre l’80% della popolazione, a livelli più o meno eclatanti.
Il principale meccanismo che consente ai parassiti di permanere nell’organismo umano è legato all’abbassamento delle difese immunitarie dovuto principalmente a somatizzazione di traumi, in particolare sul cervello addominale, oltre a situazioni di eccessivo stress (ahi, le relazioni! Durante il giorno cerchiamo di unire e non di dividere!) o di altre patologie già in atto.
I parassiti non si limitano a risiedere nell’area sistemica, ma possono trasferirsi anche nelle aree cerebro-spinali, quando la barriera emato-encefalica è aperta in determinati punti, in funzione di danni locali o per dilatazione dovuta ad alta temperatura del corpo. Le nostre ricerche hanno evidenziato la presenza di parassiti in aree cerebrali in concomitanza di malattie neurodegenerative, malattie psichiatriche ed ictus. Una notevole quantità di pubblicazioni ascrive ai parassiti in aree cerebrali buona parte dei danni del cognitivo, fino ad arrivare a dichiarare l’Alzheimer una spirochetosi. La nostra esperienza con le visite TLM evidenzia la diffusione del problema anche in altre patologie, quali SLA, Sclerosi Multipla, Parkinson, Schizofrenia, Epilessia, etc.
I parassiti sono presenti nel 93% dei casi nelle aree cerebrali correlate con l’Alzheimer. L’infezione inizia molto tempo prima della manifestazione dei sintomi, anche anni o decenni.
La proteina β-Amiloide ed i processi infiammatori sono legati ai parassiti.
Il livello del quoziente di intelligenza (IQ) medio in un Paese è inversamente proporzionale al livello di presenza di parassiti.
E’ importante porre l’attenzione sopratutto sulla differente risposta alle terapie dei pazienti in funzione della presenza o meno di parassiti.
Parassiti e psichiatrici
Correlazione fra parassiti e Schizofrenia. Infezione prenatale e rischio di Schizofrenia. Correlazione fra parassiti e personalità. Correlazione fra parassiti e suicidi. Parassiti e suicidi negli schizofrenici:
Parassiti e problemi motori Sclerosi Multipla: attenuazione dell’infiammazione per attivazione dei Th2. Sclerosi Laterale Amiotrofica: danni alle aree cerebrali coinvolte.
Alcuni medici e la società scientifica che se ne occupa stanno sviluppando un dispositivo medico che ci auguriamo un giorno possa essere sul mercato facilmente a disposizione di ogni medico, proprio atto alla distruzione di parassiti endofagi annidati nei tessuti del corpo umano, sia in aree sistemiche che cerebrali.
parassiti trovati nel cuore di una donna morta a 45 anni
Questo strumento nasce per sopperire alla difficoltà dei farmaci di oltrepassare la barriera emato-encefalica, garantendo la distruzione di parassiti anche nei tessuti cerebrali in modo indolore, atossico e senza la produzione di alcun tipo di effetto collaterale, consentendo pertanto la somministrazione anche a bambini.
Questo strumento lavorerà in sinergia con il Bio-Explorer a cui viene demandato il compito di individuare le tipologie di parassiti rilevati e le zone di invasione.
Il dispositivo sfrutta l’emissione di onde elettromagnetiche con livelli molto bassi, somministrate al paziente sui terminatori delle Reti di Bong-Han che raggiungono le aree cerebrali interessate. Le sequenze di frequenze emesse creano danni al DNA del parassita, permettendone la distruzione e superando in tal modo le difficoltà che il sistema immunitario (microglia) incontra, a causa dei rivestimenti di glicoproteine o altre protezioni messe in atto per neutralizzarlo.
Sempre sfruttando le capacità diagnostiche del Bio-Explorer è possibile determinare l’efficacia della terapia, con appositi tests al termine del trattamento.
I punti su cui viene applicato l’elettrodo che somministra al paziente i segnali, sono situati sulle punte delle dita delle mani e dei piedi, molto facilmente utilizzabili per il posizionamento degli elettrodi. Per garantire la massima sicurezza verso il paziente il dispositivo opera alimentato da comuni batterie a bassa tensione e completamente isolato dalla rete elettrica del luogo in cui opera.
Particolare attenzione è stata posta nel realizzare il supporto di fissaggio al paziente degli elettrodi allo scopo di evitare fastidi e dolori dovuti al contatto prolungato.
Pancreas mutilato da parassiti
Per motivi pratici durante la somministrazione dei cicli il paziente deve rimanere seduto o sdraiato in posizione comoda. Durante il trattamento non si avverte alcun tipo di fastidio.
Il trattamento deve essere ripetuto diverse volte fino a completa eliminazione della serie dei parassiti individuati in precedenza. La ripetizione è necessaria anche per permettere la distruzione delle larve nel frattempo diventate individui adulti.
Per quanto concerne la riattivazione del sistema immunitario, è necessario disattivare tutti i gruppi di neuroni rimasti attivati in conseguenza della somatizzazione di uno o più conflitti non risolti, in quanto molti di essi emettono sostanze (neurotrasmettitori, neuro peptidi, ormoni) con azione inibitrice sulle cellule del sistema immunitario. Questa operazione è realizzabile con le procedure di verifica di efficienza terapeutica proprie del Bio-Explorer, in ciascuna delle aree cerebrali o sistemiche interessate. La disattivazione è efficace in oltre il 95% dei casi.
Alcuni sintomi di presenza di parassiti:
– Stanchezza, affaticamento, esaurimento senza altre cause apparenti.
– Fatica ad addormentarsi, insonnia, continui risvegli senza altre cause apparenti.
– Frequenti intossicazioni alimentari, cattiva digestione e stomaco gonfio dopo mangiato.
– Fame, anche dopo i pasti.
– “Diarrea del viaggiatore” , ovviamente una forma di diarrea che può insorgere durante o subito dopo un viaggio in un paese (ristorante) con condizioni igienico-sanitarie insufficienti.
– Dermatiti, irritazioni della pelle, eruzioni cutanee inspiegabili, orticaria, acne rosacea o eczema, macchie sul viso soprattutto negli anziani.
– Muscoli e articolazioni doloranti.
– Anemia da deficit di ferro.
– Costipazione inspiegabile, diarrea, gas o altri sintomi da sindrome dell’intestino irritabile.
– Digrignare i denti durante il sonno (Bruxismo).
Da dove arrivano i parassiti?
Dall’esterno: carne e pesce poco cotti oppure andati a male, frutta e verdura non ben lavate. Da contatto con fluidi corporei. Dagli animali domestici con cui vivi o quelli che hai intorno. I parassiti sono inevitabili, ma se il nostro intestino è forte grazie al sistema immunitario che risiede in esso e alla flora batterica allora non avranno modo di prevalere.
Discorso ben diverso invece per quelli di provenienza endogena. Sarà molto interessante seguire questo video eseguito con Microscopio in campo oscuro sulla loro formazione endogena:
Seguiranno presto altri articoli di approfondimento sugli argomenti sopra evidenziati.
Esistono molte pubblicazioni sui ritmi circadiani (sonno-veglia, produzione di enzimi e ormoni nel corpo) e sui meccanismi che intervengono quando si altera questo ritmo, compreso per esempio, il ruolo della digestione quando andiamo a letto prima di aver compiuto la digestione! Da alcuni studi in corso di pubblicazione su pubmed, sembra che quella frazione di grado di temperatura corporea in più, dovuta proprio alla digestione, intervenga nel delicato meccanismo delle onde lente notturne riparatrici dei danni successi al DNA durante il giorno (pubbicheremo presto alcuni di questi studi in una nuova rubrica dedicata al buon riposo!). Evitiamo dunque di mangiare poco prima di andare a letto, perchè sembra che questa attività possa causare la consueta mancata “attività di riparazione notturna” dei danni al DNA.
Notti passate insonni o davanti al computer durante l’adolescenza mettono a rischio lo sviluppo del cervello anche degli adolescenti. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori del dipartimento di Psichiatria della School of Medicine and Public Health dell’Università del Wisconsin-Madison. “La deprivazione di sonno, specialmente quando è cronica – affermano gli studiosi – può produrre conseguenze a lungo termine in termini di formazione dei circuiti cerebrali”.
Altro consiglio che ci sentiamo di dare con molta determinazione è di RESTARE IL PIU’ POSSIBILE LONTANO DA FONTI DI RADIAZIONI (HI-FI, TVM RADIO, ETC.) specie durante il sonno.
Altri studi interessanti sulle cellule tumorali e di cui ci andremo ad occupare nella nuova rubrica appena accennata, hanno mostrato come probabilmente a causa dell’enzima telomerasi, alcune cellule possano divenire “immortali”, non essendo più soggette al processo di invecchiamento. Questo enzima evita la progressiva riduzione del telomero (la parte finale dei cromosomi), il quale porta all’accorciamento del cromosoma.
Alcuni scienziati dell’Università del Texas, guidati da J. W. Shay hanno agito sull’enzima telomerasi, riuscendo a ridurre la progressione dell’invecchiamento.
Il dottor A. Vgontzas, psichiatra della Pennsylvania State University (USA) ha appurato che i maschi godono solo di 40 minuti di sonno profondo a notte, mentre le donne superano quota 70 minuti. Sarà questo il motivo per cui le donne statisticamente vivono più a lungo? Un sonno poco profondo alla lunga innalza i livelli di Tnf (Tumor necrosis factor), sostanza che favorisce diabete e obesità. La ricerca ha dimostrato che il sonno è una componente importantissima della salute fisica e mentale, non meno importante della corretta alimentazione e dell’attività fisica.
Ma torniamo al concetto di normale riposo notturno: chi dorme male rischia di più di ammalarsi di tumore al seno (ma anche al colon, alla prostata e all’endometrio). La notizia è datata e vanta uno stuolo di pubblicazioni. Il sito di wikipedia inserisce tra i fattori che predispongono al tumore al seno variabili come la luce di notte e i disturbi del ritmo circadiano: vedi il lavoro del 2005 del National Cancer Institute (NCI) e del National Institute of Environmental Health Sciences negli Stati Uniti che indica come la produzione di melatonina si riduce restando esposti alla luce artificiale durante la notte.
In più l’International Agency for Research on Cancer dell’Organizzazione mondiale della sanità che, già nel 2007, aveva sottolineato la necessità di approfondire i possibili effetti sulla salute, e in particolare in relazione al cancro, dei turni di lavoro notturni protratti per lungo periodo (qui un elenco delle monografie). Quindi fra i probabili cancerogeni ha inserito i turni notturni.
Le persone che lavorano di notte rischiano tumore al seno, al colon, alla prostata, all’endometrio il 30 per cento in più di chi ha un’occupazione diurna.
In calce pubblichiamo alcuni studi europei , ma anche il professor Stefano Iacobelli dell’università D’Annunzio di Chieti-Pescara ha realizzato uno studio in cui è emerso che le pazienti con tumore della mammella vivono meno a lungo delle se hanno i ritmi circadiani compromessi.
Che cosa succede nell’organismo che si forza a non dormire, che non riposa abbastanza o che lo fa malamente? Si alterano sia i livelli notturni di melatonina – la sostanza prodotta dalla ghiandola pineale che regola il ritmo sonno-veglia – che gli ormoni riproduttivi. Ossia si “prepara il terreno” all’insorgenza di alcuni tumori. La ricerca rivela che un ritmo circadiano alterato è associato a un elevato rischio di sviluppare il cancro, oltre alla correlazione si parla anche di progressione più veloce del tumore.
Non solo. Un altro gruppo studio ha evidenziato che nelle prime urine del mattino delle donne colpite da carcinoma mammario ci sono bassissimi livelli di melatonina (la fonte è il professor Franco Berrino, epidemiologo dell’istituto dei Tumori di Milano). E un lavoro condotto dall’università di Yale e pubblicato nel 2010 mostra che le varianti di un gene responsabile del regolamento del ritmo circadiano possono essere anche responsabili di alcuni tumori al seno.
Un’altra ricerca interessante apparsa nel 2009 su Cell Metabolism mostra le correlazioni fra dieta ricca di grassi, obesità e disturbi del sonno. Si è visto che alcuni topolini alimentati prevalentemente con grassi animali dormivano male. E che il loro sonno disturbato mandava in tilt l’equilibrio ormonale.
Al contrario un buon sonno riduce gli ormoni dello stress – adrenalina e cortisolo – stabilizza l’umore, fa funzionare bene il cervello. E protegge dai tumori.
Pratiche che allungano la vita:
1) APPARTENERE AD UN GRUPPO ED AVERE UN CHIARO PROGETTO DI VITA A CUI ATTENDERE. ( RISPONDERE AI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA VITA: L’AUTONOMIA E L’ INTERDIPENDENZA)
2) COMBATTERE I RADICALI LIBERI (STRESS OSSIDATIVO, LEGGERE L’INTERO ARTICOLO SUI RADICALI LIBERI) E CONSIDERARE UN MIX DI PROVATE SOSTANZE ANTI-INVECCHIAMENTO, CON L’ASSISTENZA DEL PROPRIO MEDICO. SEGUIRE UN’ALIMENTAZIONE CORRETTA E NON ECCESSIVA EVITANDO UN ECCESSO DI GRASSI.
3) MANGIARE BASICO ALMENO ALL’80%, MANGIARE POCO SPESSO E BENE. MENO CIBO LUNGA VITA.
4) EVITARE GLI SBALZI DI GLICEMIA (QUANTITA’ DI ZUCCHERI PRESENTI NEL SANGUE)
6) MANTENERSI IN ESERCIZIO FISICO, EFFETTUARE SPORT
7) DORMIRE A SUFFICIENZA, CHI DORME POCO O MALE INVECCHIA PRIMA
8) EVITARE DI FUMARE, DI BERE ALCOOL E LE CARENZE DI ESPOSIZIONE AL SOLE ma anche le lunghe e/o improvvise esposizioni solari: il sole andrebbe preso sempre costantemente (non solo d’estate! D’inverno si può prendere anche in montagna…. Se si interrompe per “motivi di stagione” , riprendere gradualmente).
9) MANTENERE IN ATTIVITA’ IL CERVELLO, “NUTRIRE” LA MENTE CON NUOVI ASPETTI DELLA CONOSCENZA, POESIA, FILOSOFIA, ETC.
10) BERE ACQUA A SUFFICIENZA, ASSOCIANDO EVENTUALMENTE UN BUON BICCHIERE DI VINO ROSSO A PASTO
11) CONTROLLARE LO STRESS
12) CURARE IL PROPRIO ASPETTO FISICO, PELLE, DENTI, CAPELLI (LA CURA DI SE’ E’ IMPORTANTE ANCHE PER LA SALUTE DELLA PSICHE)
13) RESTARE IL PIU’ POSSIBILE LONTANO DA FONTI DI RADIAZIONI (HI-FI, TVM RADIO, ETC.)
14) IL SESSO VOLENTIERI
15) CERCARE DI VIVERE O PASSARE PIU’ TEMPO ALL’ARIA APERTA, LONTANO DAI CENTRI URBANI
16) L’UTILIZZO DEL DISPOSITIVO SANZA è il miglior sistema, il più efficace ed il più veloce oggi disponibile per riequilibrare IL CICLO CICARDIANO !
Lo studio danese. La prima ricerca, pubblicata su Occupational and Environmental Medicine, è stata realizzata da un team dell’Institute of Cancer Epidemiology di Copenaghen. Lo studio si basa sull’analisi di oltre 18.500 donne che hanno lavorato per l’esercito danese tra il 1964 e il 1999, delle quali 210 hanno avuto un tumore del seno tra il 1990 e il 2003. Le soldatesse sono state sottoposte a un questionario, insieme ad altre 899 colleghe che non hanno sviluppato la malattia, con domande che riguardavano turni di lavoro, stile di vita, eventuali terapie farmacologiche e tempo trascorso al sole. Alle partecipanti è stato inoltre chiesto di classificarsi come persone “mattiniere” o “pomeridiane”.
I risultati. Dai questionari, a cui hanno risposto 141 delle soldatesse con tumore e 551 di quelle sane, è emerso un incremento del rischio di sviluppare carcinomi mammari del 40% per le donne che avevano fatto almeno tre turni di lavoro notturno settimanali. Il rischio, inoltre, è risultato essere cumulativo: la percentuale per chi che avevano seguito questo stile di vita per più di sei anni è risultata più che doppia rispetto a quella di chi aveva lavorato solamente di giorno. Le più colpite in assoluto sono risultate le donne che hanno svolto turni di notte e che si sono classificate come “mattiniere”, con una percentuale quadrupla rispetto alle lavoratrici diurne. Night work and breast cancer: A population-based case–control study in France (the CECILE study)
Lo studio francese. Il secondo lavoro arriva dall’Institut national de la santé et de la recherche médicale di Parigi, ed è stato pubblicato su International Journal of Cancer. Questo studio ha coinvolto 1.232 donne colpite da tumore al seno tra il 2005-2008, i cui dati sono stati confrontati con quelli di altre 1.317 del gruppo di controllo. Il 13% delle donne con carcinoma mammario e l’11% del gruppo di controllo ha riportato di aver fatto turni di lavoro notturni.
Il ruolo della gravidanza. L’analisi dei dati ha dimostrato un aumento del rischio del 30% per quelle che hanno svolto turni di notte per un periodo di almeno quattro anni. Lo studio ha svelato inoltre che l’associazione tra lavoro notturno e tumori al seno è più significativa se i turni di notte sono svolti in un periodo precedente alla prima gravidanza, con un rischio che sale in questo caso dal 30% al 50%
Altre ricerche su cancro e migliori sistemi di cura:
Cura il cancro al colon con erbe, esperto: impossibile in 4 mesi. Grave l’abbandono terapeutico e il ricorso al ‘fai da te’. Importante recuperare la tradizione europea nelle cure fitoterapiche e il rapporto medico-paziente (un parere del dottor Maurizio Grandi, immunologo, oncologo e fitoterapeuta che da anni nel suo centro La Torre di Torino cura i pazienti con una saggia combinazione di rimedi fitoterapici, cure “tradizionali” e un’attenzione particolare al rapporto medico-paziente).
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