Di seguito alcuni studi, interventi ed articoli sui CEMP ( Campi ElettroMagnetici Pulsati a 3D ovvero Campi ElettroMagnetici Ultradeboli ) eseguiti dal team di di ricerca coordinato da QantiQa nel corso del 2016. Il team è stato diretto e coordinato da Lucio Levorato ed ha eseguito comparazioni tra alcuni dispositivi tra cui gli avveniristici dispositivi Biomag, Omunium e Sanza. Protagonisti eminenti personalità del mondo scientifico come il Prof. Maurizo Ceccarelli di Roma ( International Centre for Study and Research in Aesthetic and Physiological Medicine), oltre all’Università di Siena con il Dr. Emilio Battisti, che ha presentato i suoi studi nei Congressi Aspam ( MEDICI DI MEDICINA GENERALE) di Padova nell’ottobre 21016 (Tema Geriatria: Specialisti e MMG insieme per il paziente anziano. ) ed inoltre uno studio già pubbllicato presentato a Bari sempre nell’ottobre 2016 al Congresso SIMFER ( società italiana medicina fisica e riabilitativa). Infine ulteriori considerazioni ed informazioni a proposito di osteoporosi da parte dell’Università di Roma La Sapienza e diversi altri studi riportati.
VALUTAZIONE DELLE RISPOSTE CLINICHE CON L’USO DI CAMPI MAGNETICI PULSATI NEL TRATTAMENTO EZIOPATOGENETICO DELLA “CELLULITE”
Maurizio Ceccarelli – Pumpo Alessandro
PREMESSA
I campi magnetici pulsati
Dai tempi antichi si ha una visione della vita legata, oltre agli elementi visibili, come l’acqua ed il cibo, a dei fattori, per così dire, invisibili, ma strettamente necessari, come l’energia. Oggi si concepisce l’energia come fonte di benessere, e la sua applicazione in campo biomedico sta dilagando esponenzialmente. Tra le varie forme di energia prese in questione, i CEMP, i Campi Elettromagnetici Pulsati, rappresentano un interessante punto di indagine; basti pensare che nella letteratura scientifica esistono circa 10,000 pubblicazioni riguardo la sua utilità e applicazione nella guarigione di stati patologici di diversa natura.
Cerchiamo, ora, di analizzare più dettagliatamente i CEMP: cosa sono? Quali sono i loro effetti fisiobiologici? Che differenza c’è tra i CEMP e la magnetoterapia statica?
I CEMP sono campi elettromagnetici pulsati che agiscono sulle cellule, principalmente a livello della membrana cellulare. La terapia con i CEMP consiste nel modulare la funzione di alcuni tipi di cellule mediante dei campi magnetici variabili, in grado di indurre correnti elettriche di bassa intensità (proprio per questo la tossicità dei CEMP è considerata nulla). Il meccanismo d’azione dei CEMP ruota intorno alla modificazione della tensione della membrana cellulare, che negli stati morbosi risulta alterata. Ad una tensione ridotta rispetto a quella fisiologica, la membrana cellulare non è in grado di aprire i propri pori, per cui intrappola gli scarti e le sostanze destinate alla secrezione nello spazio intracellulare; si gonfia a causa della ritenzione idrica, per cui le fibre nervose subiscono compressione provocando dolore. Di conseguenza, si determina un’alterazione dell’equilibrio ionico tra esterno ed interno della cellula e l’instaurarsi di uno stato flogistico. Alle malattie croniche, infatti, viene associato un valore di tensione di – 40 mV; al cancro, di – 20 mV. I CEMP vengono applicati proprio in questi casi, poiché funzionano da “batteria biologica”, ovvero ricaricano l’energia cellulare, determinando diversi effetti: ripristinano la normale distribuzione ionica nello spazio extra- e intracellulare; attivano i globuli bianchi; aumentano la produzione di ATP da parte dei mitocondri; potenziano la pompa sodio-potassio; aumentano il PH cellulare; migliorano l’ossigenazione cellulare; abbassano la viscosità ematica migliorando la circolazione; ripristinano il livello fisiologico di elettroporazione. In generale, i CEMP determinano diversi effetti terapeutici, tra cui l’azione analgesica, miorilassante, disintossicante, rigenerativa e curativa.
Grazie ai suoi molteplici benefici, i CEMP trovano impiego in diversi campi, sia nella prevenzione che nella cura di diverse patologie: ad esempio, vengono somministrati per la guarigione di ferite e fratture ossee, per alcune malattie degenerative, per i disturbi del metabolismo, per le problematiche circolatorie, ma anche per la prevenzione dello stress e per la rigenerazione cellulare. I tessuti che maggiormente rispondono alla corrente a biofrequenze sono i tessuti connettivi. Per questo motivo le applicazioni più frequenti riguardano le cure per le patologie osteoarticolari, come l’osteoporosi, le malattie reumatiche, ma anche per le patologie vascolari, come le flebopatie e le arteropatie; la terapia con i CEMP viene utilizzata anche per il trattamento di malattie dermatologiche, come le dermatiti atrofiche, la psoriasi, le piaghe mal granulanti e le piaghe da decubito. La nota azione cicatrizzante della terapia con CEMP viene sfruttata anche durante la fase post-chirurgica.
Il trattamento con i CEMP consiste in due applicazioni al giorno per otto minuti l’una. Le possibili controindicazioni sono limitate: bisogna evitare i CEMP durante la gravidanza, in presenza di pacemaker o se si soffre di epilessia. I CEMP non sono invece controindicati, ma necessitano dell’assistenza del medico, in caso di ipertiroidismo, febbre o alterazioni della pressione sanguigna. Sono stati evidenziati diversi effetti collaterali: quelli positivi includono l’azione ansiolitica, cenestesizzante e regolante il ritmo sonno-veglia. In alcuni pazienti, invece, è stata riscontrato l’accentuarsi della sintomatologia algica, che però si è affievolita con l’avanzare del trattamento con CEMP.
Ezipatogenesi della “cellulite”
Il termine comunemente usato di cellulite è termine, generico e improprio sul piano medico, che non indica il reale problema. Il consolidamento, però, di questa terminologia ci obbliga ad accettarlo, ma con i dovuti chiarimenti.
Questo termine viene, comunemente, utilizzato dalle nostre pazienti, per indicare un aumento di volume a livello della faccia supero esterna della coscia.
Detto aumento di volume può essere determinato da cause prettamente estetiche:
. Un cedimento del muscolo gluteo
. Una sporgenza ossea (testa del trocantere) in eccesso
O da cause d’interesse medico:
. Un eccesso di grasso localizzato
. Un’alterazione microcircolatoria del tessuto adiposo (PEFS)
Le cause estetiche richiedono un trattamento non medico di armonizzazione del corpo della paziente. Nell’ipotonia muscolare abbiamo la perdita di volume e di tonicità del muscolo gluteo. Questa porta a scivolamento della massa muscolare verso il basso, per azione della gravità, con compressione dei tessuti posteriori della coscia e spostamento degli stessi verso l’esterno.
Nell’accentuazione dell’habitus ginoide abbiamo una strutturalità ossea del bacino femminile che porta ad un prominenza esterna della testa del trocantere.
In ambedue i casi, armonizziamo il corpo della paziente con un incremento muscolare. Nel primo caso, a livello del muscolo gluteo. Nel secondo caso, a livello della porzione superiore del corpo (deltoidi e trapezio), per nascondere l’habitus ginoide. Anche se il termine ginoide ci dice che questa strutturalità è caratteristica della donna. Ma oggi, la variazione dei canoni estetici porta all’esaltazione delle strutturalità anatomiche delle modelle anglosassoni, caratterizzate da un habitus androide (mascolino).
Passando alla cellulite d’interesse medico, dobbiamo approfondire le caratteristiche fisiopatologiche del tessuto adiposo. Il volume adipocitario è anche funzione dei regolari scambi microcircolatori. Maggiore è il contatto tra l’adipocita e il capillare e più facile è il mantenimento di un giusto volume degli adipociti.
Gli scambi metabolici tra arterieole ed adipocita e tra adipocita e venule è regolato dall’Equilibrio di Sterling, che prevede una pressione idrostatica maggiore della pressione oncotica al versante arteriolare e una pressione idrostatica minore della pressione oncotica al versante venulare. Questo consente ai liquidi e ai metaboliti a loro associati di passare dall’arteriola alla cellula e dalla cellula alla venula.
L’alterazione del microcircolo del tessuto adiposo porta a un’alterazione cronica del tessuto adiposo che evolve nel tempo nella panniculopatia edemato-fibro-sclerotica. Questa patologia porta a una degenerazione del tessuto adiposo che evolve nel tempo dall’edema, alla risposta fibrotica, alla retrazione fibro-sclerotica.
Come detto, il rallentamento del circolo venulare, dovuto o a stasi della circolazione veno-linfatica degli arti inferiori o a compressione dei capillari per ipertrofia dell’adipocita, induce la formazione di edema. L’acqua, che ristagna nel tessuto, è ovviamente incomprimibile e determina delle variazioni meccaniche sulle cellule. La meccanotrasduzione ci chiarisce che, stimoli meccanici sulla cellula determinano variazioni biochimiche nella stessa.
Tutto questa avviene in conseguenza della particolare struttura della matrice. Nella matrice abbiamo una sostanza amorfa, formata dai proteoglicani, e delle fibre rigide, costituite prevalentemente da fibre collagene, queste fibre non solo libere, ma collegate, mediante particolari ponti proteici (caderine) al citoscheletro cellulare. Da ciò, ogni movimento delle fibre esterne induce un movimento del citoscheletro ed una variazione della biochimica cellulare (espressione recettoriale, apertura chiusura dei pori nucleari).
L’aumento dell’acqua nella matrice induce un allontanamento delle fibre collagene dalla cellula e, in conseguenza uno stiramento del citoscheletro. La letteratura scientifica (International Journal of Obesity, 2003, 27, 1178-1186) ci dice che la compressione del citoscheletro cellulare inibisce il metabolismo dell’adipocita, mentre lo stiramento (stretching) lo attiva. Da ciò, lo stato edematoso determina un’ipertrofia adipocitaria.
Questa ipertrofia è anomala perché il tessuto adiposo in quel distretto è scarsamente irrorato (alterazione del microcircolo) e, quindi, ipossico. L’adipocita si oppone a questo stato liberando citochine infiammatorie THF, IL-6). Abbiamo trovato l’eziopatogenesi della cellulite? L’infiammazione?
Dobbiamo fare un chiarimento, le citochine sono dei piccoli frammenti proteici che vengono liberati dalle cellule per effettuare un regolamento metabolico delle funzioni sia della stessa cellula (funzione autocrina), sia di cellule vicine (funzione paracrina) sia di cellule lontane (funzione endocrina).
La scoperta di nuove citochine in un particolare meccanismo biologico porta a nominarle con il riferimento al meccanismo studiato. Da ciò, le citochine infiammatorie sono citochine evidenziate nel processo infiammatorio, ma che stimolano l’infiammazione quando agiscono sui macrofagi. Diversa è la risposta quando agiscono su cellule differenti.
Per comprendere meglio, la biologia cellulare è sempre caratterizzata da uno stimolo (citochina) che agisce sulla cellula (recettore) e induce una risposta biologica. Questo meccanismo è sempre uguale, cambia la risposta a seconda del tipo di cellula stimolata.
Perciò, le citochine TNF e IL-6, liberate dall’adipocita, agiscono in maniera autocrina regolando il metabolismo dei grassi cellulari. Ma, se non abbiamo questa regolazione, vengono prodotte in quantità maggiore e possono interessare anche i macrofagi attraverso uno stimolo paracrino, inducendo infiammazione. Infine se la produzione aumenta, possono essere liberate nel circolo ematico, risposta endocrina, e raggiungere il fegato determinando la sindrome metabolica.
Chiarito questo meccanismo possiamo confermare che l’eziopatogenesi della “cellulite” è determinata da un’alterazione microcircolatoria, dovuta o a stasi del circolo veno-linfatico degli arti inferiori, o a compressione dei vasi capillari per ipertrofia dell’adipocita. In ambedue i casi abbiamo la formazione di edema e l’attivazione della progressione della patologia.
Questo ci permette di spiegare tutte le altre ipotesi eziopatogenetiche. Infatti l’edema da stasi, conseguente all’alterazione microcircolatoria, determina, per meccano trasduzione, l’ipertrofia adipocitaria; a questa consegue la liberazione di citochine che interessano anche i macrofagi, causando infiammazione; lo stato infiammatorio produce acidificazione della matrice con iperpolimerizzazione dei mucopolisaccaridi; nello stato infiammatorio, le metalloproteinasi attivate determinano proteolisi dei setti interlobulari, già danneggiati dalla compressione dell’edema. Tutto questo consegue al primum movens della stasi microcircolatoria e della formazione dell’edema.
Da tutto ciò, il trattamento eziopatogenetico della cellulite prevede, prima di tutto, il miglioramento del microcircolo e dell’edema.
MATERIALE E METODI
Sono state selezionate 10 pazienti di sesso femminile con età compresa tra i 19 e i 56 anni. Tutte le pazienti presentavano uno stato panniculopatico compreso tra il 1° e il 2° stadio.
Le pazienti sono state sottoposte ad un trattamento con Campi Magnetici Pulsati mediante l’uso della strumentazione l’applicatore Luminoso Biomag Set Lumina Clinic 3D insieme a 4 accessori Biomag Al 16- lum, che combinano luce polarizzata ai CEMP (Campi Elettromagnetici Pulsati). Con i seguenti parametri:
- Potenza massima in Uscita: 16 mT – 160 Gauss
- Potenza utilizzata nello studio: 12,8 mT – 128 Gauss X 4 applicatori Totali: 51,2 mT – 521 Gauss
- Frequenza (Programma Cellulite): tra 50Hz ed 81 Hz
Sono stati eseguiti esami prima dell’inizio e alla fine del trattamento. Gli esami effettuati sono:
- Valutazione fotografica
- Valutazione ecografica del tessuto adiposo effettuata con sonda lineare da 7,5 MHz
- Valutazione impedenziometrica effettuata con BIA Human-Im Touch Multifrequenza Segmentale DS Medica
Le pazienti hanno effettuato 10 sedute di 60 minuti ciascuna con cadenza bisettimanale. I manipoli di emissione sono stati posti a livello trocanterico e a livello della porzione interna del ginocchio.
Durante il trattamento le pazienti hanno mantenuto le loro abitudini alimentari e comportamentali, senza effettuare altri trattamenti.
Durante e dopo la seduta non si sono presentati disturbi o effetti collaterali oggettivi e soggettivi. Due pazienti hanno abbandonato il trattamento.
RISULTATI
In tutte le pazienti trattate si è riscontrato un miglioramento estetico ed una riduzione dello stato edematoso del tessuto adiposo.
Si riportano i risultati fotografici, ecografici ed impedenziometrici a conferma di quanto affermato.
Esami fotografici ( vedi o scarica pdf: clicca qui )
Valutazione ecografica zona trocanterica e Valutazione Impedenziometrica Distrettuale ( vedi o scarica pdf: clicca qui )
CONCLUSIONI
Come esposto nelle generalità, i CEMP funzionano da “batteria biologica”, ovvero ricaricano l’energia cellulare, determinando diversi effetti: ripristinano la normale distribuzione ionica nello spazio extra- e intracellulare; attivano i globuli bianchi; aumentano la produzione di ATP da parte dei mitocondri; potenziano la pompa sodio-potassio; aumentano il PH cellulare; migliorano l’ossigenazione cellulare; abbassano la viscosità ematica migliorando la circolazione; ripristinano il livello fisiologico di elettroporazione.
Considerando, come esposto, che la Panniculopatia Edemato-Fibro-Sclerotica consegue ad un disturbo circolatorio venolinfatico e che il rallentamento del flusso porta ad una sofferenza cellulare a livello del microcircolo, l’applicazione dei CEMP, con il suo intervento sulla cellula, determina un miglioramento del quadro istopatologico e clinico.
In particolare, la stasi circolatoria porta ad ipossia ed ipercapnia, con sofferenza cellulare. La cellula endoteliale altera il suo equilibrio metabolico con alterazione dello stato energetico e delle pompe ioniche. Ne consegue una coartazione cellulare che fa variare i pori endoteliali con passaggio di liquidi ed edema interstiziale.
L’ipercapnia porta ad uno stato acidosico del connettivo con acidificazione dei tessuti e cambio di polarità a livello dei macrofagi. Questi passano allo stadio M1 e inducono una risposta infiammatoria che determina danno locale e peggioramento della microcircolazione. Il processo si auto potenzia e la patologia evolve verso una cronicizzazione.
L’applicazione dei CEMP, con i suoi effetti cellulari, migliora lo stato biologico degli endoteli, rafforzandoli e riducendo il passaggio di liquidi verso l’esterno. Inoltre, l’aumento del valore del pH contrasta i danni dovuti all’acidosi da ipercapnia e l’infiammazione.
Le risposte cliniche avute, sia a livello estetico, che ecografico ed impedienzometrico, confermano quanto esposto sul piano biologico permettendoci di affermare che l’uso dei CEMP, nel trattamento restituivo dell’insufficienza microcicolatoria che evolve nella PEFS, si presenta come un nuovo e valido ausilio terapeutico.
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EFFICACIA DI UN CAMPO MAGNETICO A BASSA FREQUENZA ED ALTA INTENSITA’ (BIOMAG) NEL TRATTAMENTO DEL DOLORE E NELLA RIABILITAZIONE DELLA GONOARTROSI.
Abstract inviato al Congresso SIMFER di Bari dal 23 al 26 ottobre 2016 a cura dle Dr. Emilio Battisti . CENTRO TAMMEF Sezione di Fisica Medica, Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Siena. Policlinico Santa Maria alle Scotte.
INTRODUZIONE
Gli effetti dei vari tipi di campi elettromagnetici pulsati a bassa frequenza (CEMP) che vengono impiegati in sede clinica dipendono, com’è noto, dai rispettivi codici (frequenza, intensità, forma d’onda). Inoltre, anche quando si opera con un campo lungamente sperimentato, non si può mai contare che il relativo codice risponda ad una scelta ottimale, essendo sempre presumibile che altri campi possano produrre benefici equivalenti o migliori (1). Lo scopo del presente studio è quello di valutare l’efficacia del sistema BIOMAG nel trattamento dell’artrosi del ginocchio. In particolare, vogliamo accertare se gli effetti di un campo pilotato da un segnale variabile pulsato a bassa frequenza ed alta intensità, siano confrontabili con quelli ottenuti mediante un campo con frequenza di 100 Hz e forma d’onda sinusoidale ed un campo variabile con segnale generato da un brano musicale (TAMMEF) (2), entrambi a bassa intensità.
MATERIALI E METODI
Sono stati reclutati 40 soggetti, di età compresa tra i 59 e i 76 anni, affetti da artrosi primitiva del ginocchio, che sono stati divisi casualmente in quattro gruppi: A=10 pazienti sottoposti a sistema BIOMAG, B=10 pazienti sottoposti a ELF, C=10 pazienti sottoposti a sistema TAMMEF, D=10 pazienti sottoposti a campo simulato. Il gruppo D è stato introdotto per l’eventualità di un effetto placebo non trascurabile. La diagnosi di artrosi del ginocchio è stata eseguita seguendo i criteri clinici e radiologici dell’American College of Rheumatology (3). Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad un ciclo di 15 sedute giornaliere di 30 minuti ciascuna, con l’applicazione dei magneti a contatto del ginocchio; inoltre, tutti i pazienti avevano sospeso ogni farmaco analgesico-antiinfiammatorio almeno 15 giorni prima dell’inizio del ciclo di magnetoterapia. L’esame clinico si è avvalso dell’indice di gravità algo-funzionale di Lequesne, un questionario validato e specifico per l’artrosi del ginocchio. L’esame clinico veniva effettuato al momento dell’arruolamento nello studio, dopo 7 giorni di terapia, al termine del ciclo e ad un successivo controllo dopo ulteriori 30 giorni.
RISULTATI
Tutti i pazienti dei gruppi A, B e C hanno completato il ciclo terapeutico, senza che si siano verificati effetti collaterali locali o sistemici degni di nota tali da richiedere la sospensione del suddetto trattamento. Per quanto concerne l’efficacia della terapia, si sottolinea che nessun paziente, arruolato nei gruppi A, B e C, ha dovuto ricorrere all’assunzione di farmaci analgesico-antiflogistici durante il ciclo di applicazioni e che tutti hanno presentato un significativo miglioramento sia del dolore soggettivo, sia della limitazione funzionale distrettuale. Nel gruppo BIOMAG, il dolore soggettivo si è ridotto progressivamente, in tutti i soggetti esaminati, già dopo la prima settimana di terapia. Nel gruppo ELF, il dolore soggettivo ha seguito un andamento sovrapponibile a quello del gruppo TAMMEF, con una regressione completa in 7 pazienti e si è ridotto significativamente nei restanti 3 pazienti. Per quanto concerne la valutazione della funzionalità articolare, è stato evidenziato, a partire dalla prima settimana di terapia (quindi in modo concomitante con il miglioramento della sintomatologia dolorosa) un parziale significativo recupero della motilità in tutti i pazienti esaminati. Nettamente diverso è stato l’andamento della patologia articolare nel gruppo D. Infatti al termine del trattamento e al controllo clinico dopo un mese, i pazienti non hanno evidenziato alcun miglioramento della sintomatologia dolorosa e della funzionalità articolare.
CONCLUSIONI
Tutti i pazienti sottoposti a trattamento con BIOMAG, ELF o TAMMEF hanno completato il ciclo terapeutico ed hanno manifestato un significativo miglioramento del quadro clinico ed il ripristino di una buona funzionalità articolare. Gli effetti dei CEMP messi a confronto sono risultati sovrapponibili, in tutti i soggetti si è presentato un cosiddetto “effetto coda”, protraendosi l’azione antalgica anche dopo la sospensione delle applicazioni. La mancanza di efficacia riscontrata nei pazienti del gruppo D, avvalora gli effetti terapeutici dei campi elettromagnetici adottati. E’ parso degno di nota il fatto che tutti i pazienti del gruppo A, sottoposti alle applicazioni con il sistema ad alta intensità BIOMAG, hanno presentato risposte più evidenti e più rapide. I nostri risultati confermano l’efficacia terapeutica e la tollerabilità dei CEMP a bassa frequenza e confortano l’ipotesi che gli effetti clinici-terapeutici di campi magnetici aventi parametri mutevoli nel tempo (frequenza, intensità, forma d’onda) possono dare risposte più rapide ed efficaci e per questo motivo si aprono nuove prospettive di studio per una più approfondita ricerca sui meccanismi di azione e di possibilità terapeutiche dei CEMP.
BIBLIOGRAFIA
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Lo studio è pubblicato su EDIZIONI MINERVA MEDICA
Già dal 1976 gli astronauti recuperano la demineralizzazione ossea dovuta all’assenza di gravità con i Campi Elettro Magnetici Pulsati (CEMP).
Dapprima questo tipo di cure si applicavano solo al rientro sulla terra degli astronauti, in seguito sono state installati dispositivi CEMP direttamente nelle navicelle spaziali, che grazie al campo elettromagnetico pulsato avviluppante evitano di fare percepire alla struttura ossea l’assenza di gravità, proprio come se l’astronauta sia esattamente sulla terra.
Ma come possiamo vedere negli studi che pubblichiamo in calce, le possibilità di ricostruzione di tendini, muscoli ed ossa ad opera dei cemp, erano già state ampiamente documentate fin dalla scoperta di Bassett della piezoelettricità del tessuto osseo ( Bassett CA, Schink-Ascani M, Lewis SM (September 1989). “Effects of Pulsed Electromagnetic Fields on Steinberg Ratings of Femoral Head Osteonecrosis”. Columbia Presbyterian Medical Center,
Bassett CA, Pawluk RJ, Pilla AA; Pawluk; Pilla (1974). “Acceleration of fracture repair by electromagnetic fields. A surgically noninvasive method”. Ann N Y Acad Sci. 238: 242–62. Bibcode:1974 NYASA.238..242B. doi:10.1111/j.1749-6632.1974.tb26794.x. PMID 4548330.
Bassett CA, Pawluk RJ, Pilla AA; Pawluk; Pilla (1974). “Augmentation of Bone Repair by Inductively Coupled Electromagnetic Fields”. Science. 184 (4136): 575–7. Bibcode:1974Sci…184..575B. doi:10.1126/science.184.4136.575. PMID 4821958.
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Bassett CA, Becker RO. Generation of electric potentials by bone in response to mechanical stress. Science. 1962;137:1063–4).

Il meccanismo biofisico è assai semplice da comprendere, perchè in caso di trauma cellulare di qualsiasi tipo (dalle botte alle ferite, dall’intossicazione alla carenza di ossigeno) abbiamo come effetto del trauma stesso una diminuzione della differenza di potenziale di membrana. In poche parole si verifica una inversione della pompa sodio-potassio di modo che il valore della carica elettrica così introdotta diventa positivo, tale da determinare una diminuzione del potenziale di membrana che tende a diventare progressivamente positivo passando per esempio da – 90 millivolt a -40 millivolt (=cellula infiammata) o anche a -20 millivolt. Si osserva anche che i processi oncologici per esempio si verificano in intervalli di potenziale tra -25 e -15 millivolt.
Conseguenza di questo fenomeno è la depolarizzazione dei biopolimeri interstiziali (essenzialmente di collagene) e soprattutto riduzione dell’attività enzimatica!
Il CEMP viene in soccorso al tessuto guidando (o sarebbe più giusto dire “caricando”) il potenziale di membrana e riportarlo in omeostasi (=in equilibrio) grazie all’effetto ionizzante (a cui consegue un aumento della permeabilità selettiva delle cellule).
Tale effetto può essere osservato in questo spettacolare filmato eseguito con microscopio in campo oscuro:
Ovviamente molti campioni dello sport a partire dalle squadre di calcio ai campioni di motociclismo (vedi le reiterate dichiarazioni della famosa Clinica Mobile del Dr. Costa sul prezioso uso dei CEMP) o di sci, utilizzano i CEMP oltre che per ossigenare e preparare i tessuti muscolari allo sforzo, così come per il recupero dell’acidosi dopo lo sforzo, tutte le volte che devono recuperare da un infortunio, soprattutto per ridurre drasticamente i tempi di riparazione delle fratture ossee. Sempre un maggior numero di odontoiatri utilizzano i CEMP sia per la detossificazione e chelazione nelle normali attività preparatorie per la rimozione dell’ amalgama dentario, sia per operare con il paziente posto sopra un materasso con programmi CEMP rilassanti, sia per trattare il dolore post anestesia, ma soprattutto per accelerare i tempi di ricrescita dell’osso prima di impiantare le nuove strutture dentali in caso di tessuti ossei molto compromessi.
Osteoporosi
Il trattamento di ossa danneggiate con aiuto della magnetoterapia pulsata risale alla metà del 20° secolo, anche se gli effetti terapeutici specifici non sono stati completamente spiegati. Pertanto, il team di ricerca (Yang Wei et al., 2008) si è focalizzato sui meccanismi delle cellule (MC3T3-E1) che influenzano la formazione e lo sviluppo delle ossa (osteogenesi). >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
L’interferenza della perdita della massa ossea con il campo magnetico elettropulsato (8 Hz, 2,4 mT) e i meccanismi ad esso associati sono stati oggetto di uno studio clinico (Jing et al., 2011). In questo lavoro è stata esaminata la possibilità dell’uso della magnetoterapia pulsata per il trattamento dell’osteopenia. >> i risultati dello studio può trovarli qui >> i
Studi come questi e centinaia di altri pubblicati su Pub Med, la banca dati della medicina ufficiale validata, dimostrano che in pochi mesi è possibile una ricostruzione effettiva della densità ossea, ovviamente misurabile con la MOC. Viene anche evidenziato che nei casi di processi degenerativi molto avanzati, se nel tempo si abbandona la terapia dei Cemp, siccome la degenerazione dell’osso non può non dipendere anche da una disfunzione metabolica, dopo pochi mesi si ripresenta il problema. Logicamente i CEMP non possono autoprodurre principi attivi come la Vitamina C, fondamentale per la produzione di collagene. I CEMP possono distribuirla, farla funzionare ed entrare nelle cellule, possono accellerarne ed assicurane i processi metabolici inerenti, ma non possono certo “crearla” dal nulla. Essa deve essere pertanto introdotta da una corretta dieta od integrata. Il vantaggio dei CEMP è che ristabilisce una buona assimilazione cellulare. Il resto è consegnato ad un ceooretto stile di vita, che i CEMP sicuramente facilitano, specie a livello di una sana prevenzione. .
Per cui è consigliabile per questo tipo di stati gravi, vedi per esempio nei casi di anziani immobilizzati, un uso permanente dei Cemp magari notturno con l’accessorio posto sotto il materasso per curarlo senza limitarlo e senza effetti collaterali di alcun genere.
RICOSTRUZIONE OSSEA
(Uso dei campi elettromagnetici in ortopedia)
<<L’energia magnetica è l’energia elementare da cui dipende tutta la vita dell’organismo.>>
Premio Nobel W. Heinsenberg
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Si è discusso per diversi anni sull’esistenza degli effetti non termici dei campi elettromagnetici alle microonde. Illustri scienziati, sostenevano che questi non potevano esistere, ma ormai diversi casi hanno contribuito al riconoscimento della consistenza di questi effetti ed al conseguente sviluppo della ricerca in questo campo.
Rileviamo in questa sede solo alcuni passaggi assai rilevanti dello studio:
… Il sovietico A.S. Presman, si è espresso nel seguente modo: “Gli effetti dei campi E.M. non sono specifici ma globali, essi coinvolgono l’intero organismo intervenendo sui processi di regolazione, soprattutto attraverso il cervello ed in particolare attraverso le strutture della corteccia, dell’encefalo e dell’ipotalamo, che sono estremamente sensibili a questa forma di energia“…. Forniremo una descrizione delle patologie in cui i CEMP (Campi ElettroMagnetici Pulsati) vengono usati più frequentemente. Verranno fornite statistiche, prospettive e relative conclusioni. … Venti anni sono passati dalla prima frattura cronica non unita trattata con successo dalla Columbia University con campi elettromagnetici tempo variabili. Durante i vent’anni seguenti dall’introduzione dei CEMP (Campi ElettroMagnetici Pulsati) come metodi terapeutici, i meccanismi di azione cellulare, sub cellulare e della genetica sono stati definiti in modo più dettagliato. Ad esempio, appropriate configurazioni dei CEMP provocano effetti a livello cellulare in alcune patologie come le fratture non unite. Questo riflette cambiamenti della concentrazione di calcio cellulare, sintesi di matrici di tessuti extra cellulari e rivascolarizzazione…. Per verificare l’efficacia clinica della stimolazione E.M. nella ricostruzione delle ossa, sono stati effettuati studi in doppio cieco. Al giorno d’oggi le nuove prospettive sono orientate verso i disturbi del sistema muscoloscheletrico. Questoinclude osteonecrosi, osteoporosi, tendinite refrattaria, osteocondriti dissecanti e altri… (pag.13) I vantaggi di indurre una corrente elettrica per mezzo di un campo elettrico o magnetico sono essenzialmente quattro…. Pag.17) Nel 1976 fu intrapreso un progetto per la NASA per esaminare gli effetti dei campi elettromagnetici sulla degradazione delle ossa, come effetto dovuto alla mancanza d’uso degli arti (Bassett, 1979)…. Questo risultò corretto e i CEMP non solo prevenivano l’indebolimento delle ossa durante il periodo di inattività, ma erano capaci anche di ristabilire una massa ossea dopo che era stata persa. … Pag.18) I5I – La formazione e la distruzione delle ossa svolge un ruolo centrale in una gamma di problemi dentali che vanno dal riempimento della cavità dovuta all’estrazione, alle malattie parodontali. L’abilità dei Campi Elettro Magnetici Pulsati a controllare o modificare processi di osteogenesi e di rimozione delle ossa nei problemi di sistema scheletrico, sono stati estesi in ugual modo alla mandibola e alla mascella. I CEMP possono non solo migliorare le condizioni dell’osso dopo un’estrazione, ma possono controllare la formazione dell’osso nel vuoto lasciato dal dente. inoltre recenti studi su casi in cui i CEMP, sono stati usati in aggiunta all’applicazione di un apparecchio per aggiustare la posizione dei denti, hanno mostrato un’accelerazione dello spostamento dei denti del 300%. Queste osservazioni fatte su animali e sull’uomo, sono molto promettenti per un futuro uso dei CEMP come trattamento aggiuntivo alle normali pratiche odontoiatriche…. Pag.19) Negli ultimi anni sono stati fatti vari studi per cercare di capire la validità dei CEMP. Già nel 1979 la FDA ( Federal Drug Administration ) approvò i CEMP come sicuri ed efficaci nel trattare le non unioni e le pseudoartrosi congenite e non…. Il giudizio era basato su diversi studi clinici, nei quali la maggior parte dei pazienti era in condizioni critiche, ma ancora recuperabili. Il generico paziente aveva una frattura non unita da circa due anni, nonostante fosse stato sottoposto ad una serie di interventi chirurgici, e frequentemente era raccomandata l’amputazione…. I CEMP furono aggiunti, come prime modifiche al programma di trattamento classico solamente in un gruppo di pazienti che speravano nell’efficacia di questa nuova terapia…. Durante l’ultimo decennio, gli studi in doppio cieco sono diventati lo standard più affermato per giudicare gli effetti della maggior parte degli approcci terapeutici…. Pag.21) Tutto ciò mostra un andamento inverso nei due gruppi. In questo studio è stato dimostrato che la stimolazione con campi magnetici favorisce la guarigione di osteotomie nel ginocchio dell’uomo…. Pag.25) Attualmente circa 25000-35000 pazienti l’anno sono stati trattati con significativo livello di successo…. A livello clinico, l’efficacia di queste tecniche è stata ormai provata e ben controllata da studi in doppio cieco.
I risultati ottenuti sono uguali se non migliori di quelli ottenuti con le tecniche tradizionali. L’intervento mediante CEMP è inoltre meno rischioso, più comodo per il paziente e considerevolmente meno costoso.
Tabella 5 |
|
Patologie |
Dispositivi (migliori riscontrati) |
Osteonecrosi |
CEMP |
Osteoporosi |
CEMP |
Tendiniti refrattarie croniche |
CEMP |
Osteocondriti dissecanti |
CEMP |
Osteogenesi imperfette |
CEMP |
Perdita ossea in cavità orali |
CEMP |
Allora è più che legittimo chiedersi perché i CEMP vengono usati solo in casi estremi o come tecnica di supporto a quella chirurgica. La risposta cade dentro due categorie:
- pensiero della comunità ortopedica;
- scetticismo in una parte della comunità fisica.
Nello schema di figura 11 è illustrato il percorso seguito nell’evolversi dell’impiego delle tecniche elettriche ed elettromagnetiche.
Come si può vedere si sono subito sviluppati due percorsi, uno che, come deve essere, applica i risultati ormai ben noti, a livello clinico; e l’altro che si occupa di comprendere i meccanismi a livello cellulare e sub cellulare.
Ovviamente una volta chiariti questi aspetti si svilupperanno diverse ricerche anche al di fuori dell’ambito ortopedico; ricerche che sull’onda dell’entusiasmo saranno probabilmente aiutate da nuovi finanziamenti. Nella figura è anche evidenziato il concetto già illustrato di come la diffidenza rallenti l’evolversi di queste tecniche, andando ad incidere in entrambe le direzioni (clinica e della ricerca).
Si stima che tra qualche decennio, i CEMP saranno comunemente usati per trattare ulcere croniche della pelle, varie forme di neuropatie, diversi infortuni sui nervi e sulla spina dorsale, diabete, risposta immunitaria e disturbi al comportamento cerebrale e cardiaco.
Per concludere, è sempre più evidente, che alcuni fattori fisici e biologici determinano se un sistema vivente risponderà oppure no all’esposizione a campi E.M., e se così, la natura della risposta. Infatti sappiamo, che differenti parametri del campo producono diversi effetti in diversi biobersagli, con un grado di conoscenza tale che potrebbe uguagliare quello dei meccanismi di azione di alcuni ormoni ed agenti farmacologici.
Essendo ormai noto che, tutte le reazioni chimiche derivano da particolari interazioni carica-carica, e che quindi queste interazioni sono la causa primaria del comportamento dei sistemi viventi; si è portati a cercare in questa direzione le risposte che permetteranno in futuro di legittimare l’uso e di ampliare il campo di utilizzo clinico dei CEMP.
Osteoporosi
Il trattamento di ossa danneggiate con aiuto della magnetoterapia pulsata risale alla metà del 20° secolo, anche se gli effetti terapeutici specifici non sono stati completamente spiegati. Pertanto, il team di ricerca (Yang Wei et al., 2008) si è focalizzato sui meccanismi delle cellule (MC3T3-E1) che influenzano la formazione e lo sviluppo delle ossa (osteogenesi). >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
L’interferenza della perdita della massa ossea con il campo magnetico elettropulsato (8 Hz, 2,4 mT) e i meccanismi ad esso associati sono stati oggetto di uno studio clinico (Jing et al., 2011). In questo lavoro è stata esaminata la possibilità dell’uso della magnetoterapia pulsata per il trattamento dell’osteopenia. >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
Fratture
La magnetoterapia pulsata a bassa frequenza come supporto alla guarigione delle fratture delle osse lunghe è stata testata su 58 pazienti da un team di ricerca (Hong-fei et al., 2013) che ha pubblicato i risultati sulla rivista scientifica BMC Disturbi Muscoloscheletrici. >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
L’azione della magnetoterapia pulsata a bassa frequenza sulla stimolazione della crescita ossea, è stata testata su 77 pazienti con fratture del collo del femore, da un gruppo di ricerca comprendente rappresentanti delle due principali università italiane (Faldini et al., 2010). >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
Un sostegno adeguato alla guarigione delle fratture dell’avambraccio e’ stato l’oggetto di uno studio randomizzato, controllato con placebo (Cheing et al., 2005), pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Medicina Riabilitativa. Il gruppo di ricerca ha cercato di determinare il trattamento più efficace utilzzando del ghiaccio e la magnetoterapia pulsata. >> i risultati dello studio può trovarli qui >>
E’ evidente a tutti come studiando i brani di scienza ufficiale riportati, si trovino una quantità ingente di campi clinici risolti dai CEMP , tecnica comprovata da numerosi studi in doppio cieco, di stimolazione dei tessuti eseguita con i Campi Elettro Magnetici Pulsati.
Dati del fenomeno osteoporosi.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha posto l’osteoporosi come emergenza sanitaria dei prossimi anni, quando nella sola Italia la popolazione sarà per il 40 per cento di over sessantacinquenni (2050). Già oggi quasi un milione di italiane si fratturano (femore, vertebre, polso, caviglia, gomito) ogni anno a causa della fragilità ossea. Mentre sono cinque milioni le persone che soffrono di osteoporosi. Il 22,8 per cento sono donne di età superiore ai 40 anni. Ma la percentuale aumenta progressivamente, e drammaticamente, con l’età: 45,7 per cento tra i 70 e i 79 anni, secondo la Federazione nazionale dell’ osteoporosi (Fedios). Oltre 200 milioni sono le persone colpite da questa patologia in tutto il mondo. I dati sono dell’International Osteoporosis Foundation (Iof) e della Medical Women’s International Association (Mwia),
Una donna con fragilità ossea non può sollevare una busta della spesa, non può prendersi cura di sé, non può lavorare.
Oltre i 50 anni una donna su tre è affetta da osteoporosi. Con gli anni, e in particolar modo dopo la menopausa quando si registrano nella donna bassi livelli di estrogeni, le ossa perdono calcio e fosforo e diventano talmente fragili da amplificare un microtrauma in una frattura. Quando si arriva alle fratture la situazione è critica, osteoporosi severa è causa di invalidità e morte. Secondo i dati Aifa solo il 24% delle donne fratturate o ad alto rischio segue una terapia, e di queste, circa la metà interrompe le cure. Questo significa che ogni 100 donne che devono prendere i farmaci solo 12 lo fanno. Ci sono le cure, il pubblico non le conosce e solo il 12% fa quelle tradizionali.
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