Molti medici ed ospedali italiani utilizzeranno presto in modo massiccio le tecnologie di Medicina Rigenerativa, con cui stiamo ottenendo già da tempo risultati di guarigioni stupefacenti, sia a Singapore che a Dubai (vedi per esempio al Medstar, una delle cliniche più gettonate dai vip a livello planetario, così come la Sha Wellness Clinic di Alicante in Spagna e di Quintana Roo in Messico),
ed ovviamente grandi risultati anche in Italia, dove si pratica già in alcuni ospedali pionieri della cura di patologie estreme come quella del piede diabetico, che ora non viene più amputato.

Questo grazie ai protocolli studiati e messi a punto dal metodo PERME (Personalized Regenerative Medicine) divulgato anche presso la scuola curata dalla SIMCRI (Società Italiana di Medicina Chirurgica Rigenerativa) , una società scientifica polispecialistica tra le più eminenti e frequentate, che sta aprendo una scuola specialistica per giovani medici presso la struttura del Gemelli di Campobasso. Il metodo Perme è brevettato e distribuito in Italia, oltre che a livello internazionale, dalla divisione DevaMed Italia della padovana Deva srl.Grazie a questa procedura ne consegue una drastica caduta delle morti causate dagli infarti che spesso seguono alle amputazioni (e non solo, dato che ci troviamo di fronte ad un vasto fronte di malattie vascolari interconnesse, tra cui il Diabete che sta diventando una vera e propria pandemia, ne è solo una punta dell’iceberg e ne è causa ed al tempo stesso effetto). Ed infatti I’Italia è ormai tra i paesi al mondo dove si eseguono meno amputazioni al mondo, subito dopo la Corea.
Peccato che nonostante ciò siano ancora ben circa 7.000 le amputazioni sui circa 300mila casi di piede diabetico, grave rischio per gli oltre 3 milioni di italiani con diabete, il 5,3 percento dell’intera popolazione.

Come vedremo presto infatti anche la recente pandemia da Corona Virus, che stiamo vedendo in Cina e che probabilmente arriverà presto anche da noi, (checchè ne dicano i nostri politici ed eminenti virologi) è causata in primis, da una malattia cardiovascolare,
la madre di tutte le malattie, nonchè tuttora la maggiore causa di morte in assoluto in occidente, ben il doppio delle cause di morte per tumori.
Si tratta di microtrombi e comunque anormali coagulazioni di sangue venoso come risulta da non poche autopsie eseguite in Cina, i cui risultati sono già pubblicati in Reserachgate ad opera del Prof. Ning Tang a Wuhan, su un consistente numero di pazienti con Coronavisrus. In un considerevole numero delle persone decedute il Professor Ning Tang ha osservato un aumento di un particolare parametro di trombosi (il D-Dimero).

La Tromboembolia venosa è a sua volta la prima causa di morte nel mondo fra gli eventi cardiovascolari. Ben 10 pazienti su 100 colpiti da Tromboembolia Polmonare perdono la vita. E’ evidente come sia questa la prima causa di morte anche per i pazienti cinesi colpiti da Coronavirus, almeno per i pazienti sopra i 65 anni. Troppo spesso questa malattia non viene sospettata o sottovalutata, nonostante possa avere conseguenze molto gravi e invalidanti.
Non vogliamo pensare a che cosa possa accadere se il coronavirus sbarcasse anche in Italia! La gente andrà in rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto polmonare e con la nostra classe medica attuale, dotata di scarsi mezzi tecnologici, falcidiata dai tagli alla sanità, tenuta spesso all’oscuro di certe conoscenze e procedure, a causa di colpevoli lobbies di interesse, che non sarebbe difficile indagare ed individuare, si può già immaginare quale sarà lo scenario cui dovremo assistere impotentemente.
Che cosa fare dunque a livello di prevenzione?


Semplice: insufflazioni rettali con Ozono e TMR vascolare (Risonanza Magnetica Vascolare), come già si utilizza diffusamente in Italia, per le cure con successo del piede diabetico, come sopra già indicato.
In associazione con i farmaci anticoagulanti, ovviamente se già colpiti, in modo che così grazie alla TMR, i farmaci vengano meglio assorbiti e quindi resi molto più efficaci ed immediati. Ovviamente ancor meglio senza farmaci se siamo ancora a livello di prevenzione, così si evitano anche taluni effetti collaterali tipici dei farmaci.
Ozonoterapia e TMR hanno un razionale sicuro ed a basso prezzo per gli episodi di microtromboembolismo.
Il microcircolo infatti e’ sempre la causa di tutto! Nel bene e nel male.
Perché il problema è sempre cardiovascolare, prima che respiratorio! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare il rischio di morte, che è il problema vero.
E perché si formano trombi?
Certo per un ben conosciuto meccanismo infiammatorio. Perché il problema principale non sarà il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra.
Una precisazione sugli antinfiammatori:
la produzione di COX 2 aumenta nei tessuti bersaglio virali da pazienti con infezione virale attiva e si è visto che la delezione (mutazione cromosomica) della COX2 riduce la mortalità , mentre la delezione della COX1 è associata al peggioramento dell’infezione.
Il livello di infiammazione può essere prevenuto (e poi gestito facilmente e con precisione con esami molecolari tipo quelli della lipidomica (il fat profile) ideato dalla Professoressa Carla Ferreri prima ricercatrice CNR a Bologna e per esempio il test sullo stress ossidativo Oxidia , messo a punto da Gregorio Sanchez, solido punto di riferimento mondiale dell’ozonoterapia firmatario della carta di Madrid.
Certo difficile aspettarsi che l’ apparato mediatico e il governo, con le sue varie e costose task-force, associno le morti per coronavirus, alla reale causa, come anche che sappiano suggerire queste scoperte sui profili molecolari di eminenti e geniali studiosi di grande prestigio internazionale.
D’altronde se si trovasse che la cura è stata già trovata, ancora prima che il virus dimostri la sua efficacia, che gusto ci sarebbe? E poi come si farebbe a proporre un vaccino e magari renderlo obbligatorio?
Se si vanno a vedere i numeri delle vaccinazioni attuate in Lombardia, dove c’è stata una “massiccia immunizzazione” promossa dalla Regione Lombardia dal novembre al dicembre dello scorso anno proprio contro l’influenza e il meningococco, si assisterà veramente ad una forte immunizzazione al virus di quel territorio? O piuttosto al contrario una forte soggezione al virus, visto che all’organismo servono almeno 12 settimane per combattere il virus attenuato e formare i relativi anticorpi, mentre nel frattempo l’organismo, essendo più debole e fragile, si troverà più esposto al virus ed anche nelle condizioni di essere più infettante?
In Inghilterra raccomandano a chi ha fatto il vaccino antinfluenzale, di stare in casa 12 settimane perché non corrano il forte rischio di ammalarsi proprio per il Vaccino! Ci sembra normale, perchè qui si sottace una raccomandazione così importante? Impossibile che i medici non lo sappiano.
Ecco lo studio del gennaio 2017 che conferma la correlazione tra vaccinazioni anti influenzali e aggravamento delle infezioni all’apparato respiratorio.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5337467/
Quello che in ogni caso serve, in caso di malattia infiammatoria vascolare sistemica, è approfondire quali sono le principali armi di difesa e i principali sistemi di cura a vantaggio del sistema vascolare, oltre ovviamente ai farmaci, ai nutraceutici e più in generale la nutrizione che possa rinforzare il sistema immunitario. L’infiammazione, lo stress ossidativo e la rigidità della vasomozione (poichè il corpo umano è costituito da 100.000 km di vasi) sono i fattori principali da tenere sotto controllo.
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