La causa di morte da Covid19 è una DIC (Coagulazione Intravascolare Disseminata) e solo di conseguenza una Polmonite Interstiziale?

TMR Risonanza Magnetica Terapeutica – di Thereson

Molti medici ed alcuni ospedali  hanno già inserito a partire dal mese di aprile 2020 nei loro protocolli per la cura del coronavirus, il razionale TMR  Vascular, ottenendo subito grandi risultati. Va detto che la tecnologia TMR  non è nuova perchè già usata nella cura delle piaghe , specie del piede diabetico, ma questa notizia sul Covid19 , ormai confermata da  sempre un maggiore  numero di medici  è veramente una bomba!

Noi  a dir la verità sapevamo già molto dai cinesi di questo problema riguardante i microtrombi  ed esattamente da una ricerca condotta dall’equipe di Ning Tang del Laboratorio del Tongji Hospital di Wuhan, su 183 pazienti con Sars-Cov2-19 in Cina, pubblicato su Journal of Thrombosis and Haemostasis già in febbraio:  nell’11,5% dei soggetti che sono deceduti in quella popolazione si è osservato un aumento di un particolare parametro, il D-Dimero, rispetto a chi invece è sopravvissuto ( il dato del D-Dimero significa che c’è una trombosi in atto).

E comunque il 3 aprile anche il 24Ore aveva già pubblicato  tra i primi in Italia  un articolo sull’argomento (clicca qui)  

Su base di studi autoptici fatti in Cina ,  Clexane, Ozonoterapia e TMR hanno un razionale per gli  episodi di microtomboembolismo.

Il microcircolo e’ sempre la causa di tutto!

Questo articolo del Dr. Daniele Bartolini, sulle affermazioni  del  cardiologo Dr. Gianpaolo Palma,  un cardiologo in trincea, ha fatto il giro del web, incontrando ovviamente  il contrasto da parte del solito  Dr. Burioni, come vedremo più avanti.

Il dr. Palma, con molta prudenza ma deciso , afferma  di aver dimostrato la causa della letalità del coronavirus: “Solo al Beato Matteo ci sono 2 cardiologi che girano su 150 letti a fare ecocardio con enorme fatica e uno sono io. Fatica terribile!”

“Però, di quello che alcuni supponevano, ma non ne riuscivano a essere sicuri, ora noi abbiamo i primi dati: la gente va in rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto polmonare!

Se così fosse, non servono a niente le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire queste tromboembolie. Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 su 10. Perché il problema è cardiovascolare, non respiratorio! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!”

E perché si formano trombi? Perché l’infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto.”

Allora? “Quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo,  era che non bisognava usare antinfiammatori. Ora in Italia si  stanno usando antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla”.

“Molti morti, anche di 40 anni, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi. Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Infatti nei nostri reparti COVID non sono mai entrati malati di artrite reumatoide! Perché sono in terapia cortisonica”. (ndr: il cortisone esercita controllo sui diversi mediatori dell´infiammazione e sulle cellule coinvolte nella risposta infiammatoria).

“Questo è il motivo principale per cui in Italia le ospedalizzazioni si riducono e sta diventando una malattia curabile a casa. Curandola bene a casa eviti non solo l’ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico”.

“Non era facile capirlo perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all’ecocardio. Ma questo weekend ho confrontato i dati dei primi 50 pazienti tra chi respira male e chi no e la situazione è apparsa molto chiara”.

“Per me si potrebbe tornare a vita normale e riaprire le attività commerciali. Via la quarantena! Non subito. Ma il tempo di pubblicare questi dati. Il vaccino può arrivare con calma”.

“In America e altri stati che seguono la letteratura scientifica che invita a NON usare antinfiammatori è un disastro! Peggio che in Italia. E parliamo di farmaci vecchi e che costano pochi euro”.

La testimonianza del collega è confermata dai protocolli di alcuni altri ospedali: al Sacco danno Clexane a tutti, con D-dimero predittivo: più è alto, meno risponde il paziente. Al San Gerardo di Monza danno Clexane e cortisone,  al Sant’Orsola di Bologna Clexane a tutti + protocollo condiviso con i  medici di famiglia che prescrivono Plaquenil a pioggia su tutti i pazienti  monosintomatici a domicilio.

Una precisazione sugli antinfiammatori:

la produzione di COX 2 è aumentata nei tessuti bersaglio virali da  pazienti con infezione virale attiva e si è visto che la delezione  (mutazione cromosomica) della  COX2 riduce la mortalità , mentre la delezione della COX1 è associata  al peggioramento dell’infezione. 

 Quindi i farmaci antinfiammatori  tipo Brufen, Naproxene, Aspirina che inibiscono la COX1 oltre che la COX2, non andrebbero usati. Mentre Celecoxib, un inibitore selettivo  della COX2,  sembra dare buoni risultati (aspettiamo l’esito degli studi).

Invece questa analisi porta in evidenza la necessità di  usare negli stadi più avanzati della malattia una eparina a basso peso  molecolare ad alte dosi.(Clexane 8.000 UI/die).  Raccogliamo dal Dr. Montanari l’invito a non usare MAI  USARE L’EPARINA per più di un mese, perchè  oltre questo tempo si rischia di ottenere l’effetto contrario, cioè un effetto trombotico anzichè antitrombotico.

Altre interessanti testimonianze di anatomo-patologi del “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo che ha eseguito 50  autopsie ed del “Sacco” di Milano 20 (quella italiana è la casistica più  alta del mondo, i cinesi ne hanno fatte solo 3 e “minimally invasive”), sembrano  confermare in pieno le informazioni sopra riportate.

>In poche parole, pare che l’exitus sia determinato da  una DIC  (Coagulazione Intravascolare Disseminata)  innescata dal virus.

Quindi la polmonite interstiziale non c’entrerebbe  nulla, sarebbe stato soltanto un abbaglio diagnostico: abbiamo  raddoppiato i posti in rianimazione, con costi esorbitanti,  probabilmente inutili. Anzi intubare il paziente è spesso controproducente.

“Col senno di poi, mi viene da  ripensare a tutti quegli Rx Torace che commentavamo circa un mese fa: quelle immagini che venivano interpretate come polmonite interstiziale  in realtà potrebbero essere del tutto coerenti con una DIC”.

“Sarà interessante adesso (una volta che tutte queste nuove informazioni  venissero confermate) verificare se ci sarà la “volontà politica” di  recepirle da parte delle Istituzioni”.

“Potrebbe significare uscire da  questo casino in quattro e quattr’otto, togliendoci un sacco di rotture  di c…. (mascherine, app di tracciamento, code ai negozi, ecc.  ecc.)”.

Purtroppo ho qualche dubbio al riguardo …

Il cardiologo Dr. Giampaolo Palma

<

Qui finisce l’articolo del Dr. Daniele Bartolini, che ha dato origine ad una moltiplicazione di articoli nel web da parte di altri dottori ed ospedali.

Dal seguente articolo scritto da Cesare Sacchetti, abbiamo ulteriori precisazioni:

Inizia ad emergere la verità su cosa è realmente accaduto a Bergamo lo scorso mese. Il dottor Giampaolo Palma, cardiologo con esperienza pluriennale e attualmente operativo presso un centro specializzato per le malattie cardiovascolari a Salerno, ha spiegato accuratamente quali possono essere state le reali cause di morte dei pazienti positivi al Covid.

 

L’anomalia di morti registrata nel bergamasco non sarebbe stata la diretta conseguenza di una polmonite interstiziale, ma piuttosto il risultato di microtrombosi venose.

Dopo aver eseguito diverse autopsie su 50 cadaveri all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e altre 20 realizzate invece al Sacco di Milano, la comunità medico-scientifica sembra arrivata a questa conclusione che cambia completamente la narrazione che è stata fatta fino a questo momento.

Sostanzialmente, i pazienti che sono deceduti in seguito ad un’infezione di Covid-19, al netto già di altre gravi patologie precedenti, avrebbero sofferto le conseguenze delle prime diagnosi sbagliate.

Il coronavirus non attacca prima i polmoni , ma colpisce soprattutto i vasi sanguigni, impedendo il regolare afflusso del sangue.

Si tratterebbe quindi di una malattia infiammatoria vascolare sistemica.

E’ lo stesso dottor Palma a spiegare come il virus attacchi l’organismo di una persona.

“Signori, Covid-19 danneggia prima di tutto i vasi, l’apparato cardiovascolare,  e solo dopo arriva ai polmoni! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!”

Se dunque il Covid colpisce prima di tutto i vasi e l’apparato circolatorio, la naturale deduzione che ne consegue è che sostanzialmente è praticamente inutile ventilare artificialmente il paziente, se non addirittura dannoso, dal momento che i polmoni non ricevono abbastanza sangue.

“Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 pazienti su 10.” 

I respiratori artificiali hanno peggiorato le cose

Il punto della ventilazione artificiale è semplicemente fondamentale. L’intera emergenza è stata provocata in un primo momento dal fatto che non c’erano abbastanza posti nelle terapie intensive dove venivano appunto usati i respiratori sui pazienti che manifestavano sintomi da Covid.

L’ordine di restare a casa impartito dall’intero sistema sanitario nazionale e dal governo PD-M5S derivava sostanzialmente da questo assunto per evitare altri nuovi contagi e il conseguente congestionamento delle terapie intensive.

Ma i respiratori artificiali non avrebbero affatto risolto il problema, al contrario lo avrebbero aggravato.

Conferme in questo senso stanno arrivando anche dagli Stati Uniti.

Il dottor Cameron Kyle-Sidell, medico presso il Maimonides Medical Center di New York, riporta che l’uso dei respiratori artificiali avrebbe portato ad un peggioramento delle condizioni dei pazienti affetti da Covid, risultando nel loro conseguente decesso nell’80% dei casi.

La ragione è dovuta al fatto che la pressione ventilatoria sui polmoni di un paziente che non ha una polmonite interstiziale, affaticherebbero il sistema respiratorio e porterebbero ad un suo rapido aggravamento.

Il dottor Kyle-Sidell arriva a delle conclusioni simili a quelle del dottor Palma, quando definisce il Covid-19 non come “una polmonite, ma come qualche tipo di malattia viralmente indotta”.

Ma l’infiammazione come si è già detto precedentemente non attacca i polmoni, ma piuttosto i vasi sanguigni ed è da questi che bisogna partire per una corretta diagnosi, come spiega il cardiologo.

“Perché l’infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto. Allora? Quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo, era che non bisognava usare antinfiammatori. Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla.”

Le tromboembolie sono quindi dovute a delle infiammazioni che possono essere curate con dei farmaci piuttosto economici, ma (ndr) possono anche  oggetto  di facile e poco costosa prevenzione, oltre che cura,  con dispositivi come la TMR VASCULAR ( Risonanza Magnetica Terapeutica ), che infatti alcuni ospedali hanno già adottato.

Soprattutto il punto fondamentale è quello che i ricoveri ospedalieri in questo caso sono praticamente inutili, se non controproducenti perchè si sottraggono posti letto a pazienti che avrebbero più bisogno di assistenza in ospedale.

E’ il caso delle persone decedute per infarto,

la cui mortalità è praticamente triplicata da quando è stata dichiarata l’emergenza Covid.

Ma la conclusione più sconvolgente tratta dal dottor Palma è questa:

“Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Infatti in tutti i reparti Covid non sono mai entrati malati di artrite reumatoide e ciò perché sono in terapia cortisonica.”

Il vero pericolo non verrebbe quindi dal Covid, quanto dall’infiammazione del sistema immunitario che porta alla distruzione cellulare.

Quanto sostenuto dal dottor Palma sembra essere stato già avallato anche da altri medici che sono giunti alle stesse conclusioni.

Ma allora a questo punto, se il problema di tutta questa emergenze sono state delle diagnosi e delle terapie sbagliate, la pericolosità del virus sostanzialmente svanisce.

L’intero apparato mediatico e il governo, con le sue varie e costose task-force, hanno immediatamente associato la causa delle morti al coronavirus, senza nemmeno sapere che cosa fosse realmente accaduto.

Si è veicolata l’idea che i corpi di quelle persone fossero affetti da una sorta di pestilenza e che era necessario cremarle quanto prima.

Se il Covid si può curare a casa con farmaci a bassissimo costo, è evidente che l’emergenza allo stato dell’arte non c’è.

La cura è stata già trovata. L’immunizzazione contro un virus che muta sarebbe completamente inutile,e potenzialmente dannosa.

Un altro aspetto che riguarda Bergamo è proprio quello dei vaccini.

Uno studio scientifico del Pentagono ha riportato che

Se si vanno a vedere i numeri delle vaccinazioni svolte nel bergamasco, si vedrà che c’è

stata una massiccia immunizzazione dal novembre dello scorso anno proprio contro l’influenza e il meningococco.

Per onore della cronaca  Roberto Burioni  con un post ha tacciato i propri colleghi  (sbagliando ospedale, forse non aveva poi approfondito così tanto  la questione?) come  autori della “solita bufala”, ma forse non è questa la persona più qualificata per valutare, viste le sue sfortunate affermazioni televisive  dei primi di febbraio 2020: “In Italia siamo tranquilli. Il virus non c’è. È lecito preoccuparsi solo per l’influenza.”

Questa, sempre per la cronaca,  la risposta del Dr. Palma a Burioni, dopo  che Burioni ha fatto un post in cui boccia l’ ipotesi (ma la boccia senza entrare nel merito e confondendo il luogo di lavoro del medico che lavora a Salerno e non a Pavia:

“Io non mi permetto di discutere con i medici che vanno in televisione come Burioni. Ho ipotizzato questi interventi da medico che lavora sul campo da anni, oggi da direttore di un Centro Trombosi e Coagulazione accreditato con il Sistema Sanitario Nazionale. Giovedì pomeriggio, prima di fare il post, ho partecipato a una video-conferenza con i colleghi del Niguarda di Milano, in cui abbiamo analizzato i primi cinquanta reperti di biopsie dove emerge un tessuto polmonare pieno di coaguli – spiega il cardiologo – Ci sarebbe una formazione intravascolare disseminata innescata dal virus. Non è una certezza, ma un’ipotesi. Alcuni pazienti non vanno in ventilazione perché rispondono molto bene all’enoxaparina”. 

Sui due chiosa anche il professor Maurizio Viecca, primario di Cardiologia dell’Ospedale Sacco di Milano:  «Non si muore di polmonite, ma di trombosi!»

Il professor Maurizio Viecca: «Il mio protocollo a base di antiaggreganti funziona. Il ministro Speranza invii gli ispettori per validare la cura ed eviti che la burocrazia ci penalizzi» 

Immagine articolo

Dopo aver affrontato il virus e studiato l’evoluzione della malattia nella fase più acuta, ha messo a punto una terapia a base di antiaggreganti e antinfiammatori già ribattezzato  “protocollo Viecca”, che da oggi è sulle principali pubblicazioni scientifiche internazionali.

«Più di un mese fa osservai che questi pazienti passavano dalla fase del casco CPAP alla fase dell’intubazione nel giro di un’ora e mezza, e questo è impossibile solo con una polmonite perché non c’è nessun virus al mondo che può dare una polmonite che di colpo non risponde più al casco e neanche all’intubazione. Doveva esserci qualche altro meccanismo. Al che iniziai a guardare le cartelle cliniche di questi pazienti e scoprii che in alcuni casi c’era un esame del sangue che si chiama D-dimero che era particolarmente elevato. Quando si trova questo esame del sangue alterato nell’individuo, vuol dire che c’è una trombosi in atto. Allora parlai con l’anatomopatologa del Sacco, la dottoressa Nebuloni, la quale mi disse che aveva fatto trenta autopsie e in tutte aveva trovato l’embolia dei piccoli capillari polmonari».

«La gente – continua Viecca – normalmente non sa che quando si ha l’embolia di questi vasi piccoli, l’anticoagulante da solo non fa nulla. Noi cardiologi lo scoprimmo già 20 anni fa quando facevamo le prime angioplastiche durante l’infarto. Dove le coronarie alla fine erano aperte il trombo era sparito, ma il sangue non passava perché evidentemente questo trombo rompendosi in tanti pezzettini piccoli andava a chiudere tutti i capillari della coronaria. Quindi ho preso lo stesso protocollo, adattandolo alla situazione attuale, e ho stabilito alcuni parametri: quando iniziare la terapia e gli obiettivi da raggiungere. E poi abbiamo redatto più velocemente possibile un protocollo, approvato dal nostro comitato etico, cosiddetto compassionevole, perché lo Stato non paga il farmaco, ma di solito lo dà una casa farmaceutica. Io non volevo legarmi a nessuna casa farmaceutica, e allora ho deciso di pagarlo con la mia fondazione. Ho fatto applicare questo protocollo alla Pneumologia su cinque pazienti, alcuni giovani e altri anziani, e tutti hanno avuto risultati sorprendenti. È la prima volta che si trova qualcosa di nuovo e di efficace».

Il protocollo prevede la somministrazione di un antiaggregante «che è cento volte più potente dell’aspirina che si dà ai cardiopatici, l’antiaggregante per definizione». Ma via via che il farmaco finisce, «lo integriamo con aspirina e altri farmaci in modo da mantenere questa fluidità del sangue ed evitare che le piastrine si uniscano tra loro dando vita al cosiddetto trombo bianco, che è quello che chiude i capillari».

Beh, vedremo se ha ragione Burioni o se hanno ragione i vari cardiologi come Palma di Salerno, Cuccia di Brescia o  Viecca di Milano o i cinesi.
Quello che in ogni caso serve, se c’è questa malattia infiammatoria vascolare sistemica, tanto vale approfondire quali sono le principali armi di difesa e i principali sistemi di cura che riguardano  il sistema vascolare, oltre ovviamente ai farmaci,  ai nutraceutici   e più in generale alla nutrizione che possa rinforzare il sistema immunitario.  L’infiammazione, lo stress ossidativo  e la rigidità della vasomozione , poichè il corpo umano è costituito da 100.000 km di vasi.

Ecco spiegati così anche i  risultati ottenuti con il razionale scientifico della TMR VASCULAR , all’ospedale di Melegnano, non solo per la sua capacità antinfiammatoria. Il microcircolo e’ sempre alla base/causa di tutto!

Leggi anche: INFARTO, DIMEZZATI ACCESSI IN PS PER PAURA CONTAGIO DA COVID-19. INDOLFI (SIC): «TEMIAMO AUMENTO MORTALITA PER MALATTIE CARDIOVASCOLARI»

Presentazione di THERESON: il produttore della TMR 

Milan’s Michela Cocchi Bianchi and the Innovative Technology for Neurodegenerative Diseases

Razionale scientifico dell’utilizzo della TMR in pazienti COVID-19

– Riattivazione della vasomozione del MICROCIRCOLO  con conseguenziale aumento dell’ OSSIGENAZIONE  tessutale in genere  e   riduzione dei Fenomeni Trombotici sia venosi che arteriosi di frequente riscontro nei pazienti COVID-19

– Modulazione dello STRESS OSSIDATIVO ( riduzione radicali liberi ed aumento difese antiossidanti)

– Riduzione dell’ INFIAMMAZIONE cellulare con riduzione molecole pro-infiammatorie ( Interleuchina -6, IL-1, TNFalfa)

– Modulazione Metabolismo ( aumento  sintesi proteica ed assorbimento nutrienti  es. Vitamine C, B D

–  Modulazione Immunita’ Cellula-mediata ( Linfociti T , Linfociti B, PMN)

–  Stimolazione alla riparazione e rigenerazione Tessutale ( incremento fibroblasti,cellule endoteliali e cellule staminali tessutali )

Michela Cocchi Thereson Bianchi International Director

Terapia Ospedaliera/ Domicilare consigliata :

2 sedute giornaliere ( mattina e sera) per almeno 1-3 mesi

Durata : 32 minuti a seduta

Intensita’ Diffusore TOTAL BODY :

  • Intensita’ 6 prima settimana
  • Intensita’ 7 seconda settimana
  • Intensita’ 8 dalla terza settimana

Intensita’ Diffusore LOCAL

  • Sempre intensita’ 8

Dal Polihub di Milano al mondo, la storia di Thereson

Lascia un commento