E’ l’alba del 24 agosto 2016, la prima terribile scossa sismica che ha ferito il cuore geografico d’Italia. Di terremoti ne sono seguiti altri, una serie interminabile, alcuni dei quali hanno causato nuovi crolli e gravi disagi per la popolazione. Altri ne seguiranno in modo sempre più intenso, anche in Italia. Esiste in tutto questo movimento a cui stiamo assistendo in questi tempi, un significato da cogliere, un segno da saper leggere, con una certa dose di intelletto? (“intus legere”= leggere in profondità…)
Il simbolo crollato
Se c’è un’immagine che più d’altre rimanda a questo lasso di tempo caratterizzato dai violenti movimenti tellurici, è quella della basilica di San Benedetto, a Norcia, semidistrutta dal forte sisma del 30 ottobre 2016.
Davanti a quel che rimane della chiesa, oggi nei primi mesi del 2017, racchiusa in un reticolo di ponteggi, sorge ancora al centro della piazza, incredibilmente sopravvissuta alla furia del terremoto, la statua di San Benedetto. È forte la carica simbolica di questo granitico simulacro che si erge tra le rovine. È vero che i crolli e la perdita di vite umane suscitano desolazione. Ma è pur vero – e l’esperienza terrena di San Benedetto lo insegna – che il dramma può generare il seme di una rinascita. Per noi di Movimento Sereno tutto questo assume ulteriore significato, come si può arguire da quanto si legge nella nostra home page ed in particolare nel paragrafo “Perchè il nome Movimento Sereno.”
“Sereno” deriva dalla massima di San Benedetto “ora et labora”.
Quello in cui egli visse (480-547 d.C.) fu un momento storico di grande crisi, quello del crollo dell’impero romano, in cui la nostra penisola era invasa a più riprese da orde barbariche (“Dove passava Attila non cresceva piu l’erba”…), in un clima di estrema insicurezza sociale trovandosi ogni territorio in balia di ogni sorta di soprusi da parte delle varie bande a servizio del “potente o balordo” di turno. Fu in quel clima che Benedetto da Norcia, partendo da delle caverne, fondò successivamente i primi monasteri, che altro non furono che autentici centri di riferimento e formazione per l’artigianato e l’agricoltura, la scuola, i primi ospedali, l’arte, la cultura, la scienza…
Per qualche arcaica mentalità oscurantista, da parte della Chiesa, o per meglio dire da parte di una certa cultura religiosa, ci viene ancora oggi presentato solo l’aspetto meno piacevole dell’esperienza, ovvero solo il lato del sacrificio e della sofferenza. In realtà la massima completa di Benedetto è più estesa: “ora labora et noli contristari”, che significa Prega, lavora e sii Sereno. ( Invito a non dimenticare mai di vivere appieno la parte ludica della vita, la festa, i banchetti, come Gesù ci ricorda con regolare frequenza nei Vangeli! Gesù viene ricordato da certa iconografia storica come l’uomo sconfitto in croce, mentre i Vangeli ci danno ben altra immagine di Lui.)
In tempi come questi di novelle “invasioni barbariche” accompagnate da incertezze di tutti i tipi, oggi più che mai risentiamo tutti un forte il bisogno di “ricostruire”, proprio come quel sentimento attuale nei monasteri (benedettini) di un tempo.
Guarda caso invece di questi tempi i monasteri stanno inesorabilmente chiudendo in molte parti d’Europa, per esaurimento delle vocazioni e del ricambio generazionale: i nuovi monasteri del terzo millennio saranno appannaggio di una nuova classe sociale emergente, quella dei cosiddetti creativi culturali. (che cercheranno di sottrarli alle speculazioni in atto da parte delle famigerate fondazioni bancarie… dove ci risulta cerchino poi di celebrare altri tipi di messe…).
Tutto quanto sopra, senza nulla togliere, ovviamente, ai monaci di Norcia, sempre radicati nel territorio in conformità alla Regola di San Benedetto, continuano tuttora e soprattutto in questo “periodo di nuovi terremoti” a prestare aiuto materiale e spirituale. Gli stessi monaci alloggiano attualmente in delle casette di legno ubicate nella campagna fuori Norcia, tra lupi e cinghiali. I monaci benedettini a Norcia sono famosi anche per la produzione di un’ottima birra, la Nursia. Il birrificio è l’unica area rimasta agibile del monastero e già i primi di aprile si apre la parte che consente di riprendere la produzione di birra. L’apertura dello stabilimento sarà un segno di rinascita, ed che potrebbe avvenire proprio a margine della festa di San Benedetto.
Questo santo è il simbolo della rinascita della cristianità dopo la caduta dell’Impero Romano. Siamo certi che San Benedetto possa oggi ispirare una nuova rinascita, di ricostruzione ma anche di fede?
La fiaccola e l’Europa
Siamo nel marzo 2017, Domenica 19 sera è tornata a Norcia, dopo aver fatto tappa anche al Parlamento europeo, la fiaccola che viene accesa da cinquant’anni per simboleggiare l’impegno dei grandi monaci missionari che hanno contribuito a portare il cristianesimo nelle zone pagane dell’Europa. In territori flagellati da guerre e pestilenze, la spiritualità benedettina accese la fiamma di quella rinascita che anela oggi, ancora una volta, la popolazione locale. Nonostante tutte le chiese di Norcia siano state compromesse, così come molte altre chiese di questi territori, molti non hanno potuto non notare, nonostante il silenzio dei media su questo punto, come molte statue della Madonna e di Cristo siano rimaste miracolosamente illese. Così il giorno della festa di San Benedetto con un sopralluogo improvvisato dei Vigili del Fuoco nella cripta, in cui la tradizione vuole siano nati i Santi Benedetto e Scolastica, anche il sindaco di Norcia Alemanno, ha constatato incredibilmente che in una cappellina completamente distrutta, è rimasta in piedi, perfettamente integra, una piccola statua a San Benedetto. Evento analogo a quanto accaduto a Montecassino durante il bombardamento, così come alla Cattedrale di Colonia sempre durante l’ultima guerra mondiale e così nella piazza di Norcia il 30 ottobre 2017.
Rinascita
Due aspetti che sempre coincidono: non può esserci ricostruzione materiale, se non fondata su solide basi di rinascita spirituale. Negli ultimi cinquant’anni, ma ancor prima, risalendo alla rivoluzione francese e alla riforma protestante, è avvenuto un processo di oblio dell’aspetto dell’incarnazione di Dio. La cultura dominante ha dimenticato che Dio ha voluto vivere e morire con noi. Ecco allora che tornare a San Benedetto significa riconoscere che non l’uomo, ma Dio è il centro del mondo.
Voglia di riscossa : l’ora è scoccata!
Consapevolezza che si è fatta largo nei cuori di tanta gente a seguito della catastrofe naturale. Al terremoto si è unita una vera e propria scossa dello spirito. Lo racconta padre Benedetto, priore del monastero: “La vista di otto chiese della propria città crollate, non può non spaventare. Gente che non era praticante, percepisce oggi questa mancanza, perché le chiese erano punti di riferimento. Conosciamo persone stanno vivendo questo evento come un’occasione di rinascita e purificazione”.
Non ha lasciato indifferenti gli abitanti di Norcia il fatto che il violento sisma ha devastato gli edifici ma ha miracolosamente risparmiato vite umane. “Dio qui a Norcia ha lasciato tutti vivere, non ci sono state vittime – osserva il monaco priore -. Questo è stato un miracolo di San Benedetto”. Il terremoto – conclude padre Benedetto – “è servito a risvegliare nei cuori di molti la coscienza della Provvidenza divina”.