Qual è il significato di cervello olografico?
“Tenterò di rispondere in modo chiaro, non è facile. Parliamo dell’organizzazione generale dei “dati” nelle aree cerebrali. Gli studi di base sono stati iniziati da David Bohm, fisico presso l’Università di Londra, pupillo di Einstein e fisico quantistico di chiara fama. Karl Pribram neurofisiologo presso la Stanford University, ha condotto studi sullo stesso tema indipendentemente da Bohm. Il primo stimolo che ha portato Pribram alla visione olografica del cervello, è venuta dallo studio della memoria. Successivamente ulteriori lavori dei neurofisiologi di Berkeley Russel e Karen De Valois, dimostrarono che le immagini rappresentate nell’occipitale, l’area cerebrale che ricostruisce l’immagine, operava secondo la trasformata dell’immagine e non l’immagine stessa nel dominio dello spazio. La trasformata di Fourier converte l’immagine descritta nello spazio in un insieme di onde, quindi nel dominio della frequenza.
Quanto sopra può essere perfezionato dicendo che in realtà abbiamo a che fare con rappresentazioni olografiche complesse di tipo holonomico, che Pribram chiama “patch holography”. Mentre il “dato” è nel dominio della frequenza, l’impianto di ricerca del “dato” memorizzato è nel dominio dello spazio. Possiamo semplificare molto dicendo che vengono costruiti gruppi di hologrammi raccordati fra loro da link nello spazio.
I dispositivi di ricerca interferometrica che utilizziamo nei centri medici associati a Movimento Sereno aiutano non poco ad osservare quanto sopra: di fatto nei processi di somatizzazione di eventi che vengono collocati in una specifica area cerebrale in funzione della tipologia di evento vissuto (offesa-insulto, spavento, immagine sconvolgente, etc.) sono coinvolti neuroni differenti per ogni singola componente emozionale presente al momento del fatto: rabbia, ansia, risentimento, chiusura, etc. Ora spesso alcune tipologie di neuroni non sono presenti nell’area cerebrale indagata, ma vediamo comunque la loro attivazione! Come è possibile? Il meccanismo olografico lo spiega: Il terminatore dell’area cerebrale che indaghiamo è in realtà connesso con “l’impianto di ricerca” che opera nello spazio e collega fra loro i gruppi di mini-ologrammi relativi a ciascuna componente emozionale, creati da neuroni che possono essere dispersi dovunque nel cervello. In altri termini la componente emozionale elementare (ansia, rabbia, dolore, etc.) è registrata in forma olografica dove sono i neuroni specializzati per ciascuna di esse, mentre il raccordo fra le varie aree avviene nello spazio ed è quindi solidamente legato all’area cerebrale specifica e quindi al punto di misura. Quanto ho detto spiega anche il concetto di “funzionale”, molto usato in medicina. Es. Il simpatico, il parasimpatico: sono aree distribuite nel cervello con ogni probabilità attivate in modo olografico in funzione delle esigenze di comando e controllo degli organi periferici da soddisfare.
Tutti gli strumenti di indagine cerebrale oggi disponibili (PET, MRI, fMRI, TAC), hanno banda passante ridicolmente bassa, sono integratori quasi perfetti che mostrano solo fenomeni semi-statici, mentre la realtà cerebrale è ultra-dinamica. Il nostro pensiero (sorvolo volutamente sul come) attiva e disattiva patterns neuronali in tempi brevissimi, frazioni minime di secondo, ma non abbiamo il modo per vederlo, se non nei casi di somatizzazione, in cui l’attivazione neuronale diventa statica, fino alla risoluzioine del conflitto. In questo caso osserviamo su tac e non solo, i cerchi della trasformata memorizzata, con buona pace dei radiologi che li considerano artefatti. Stesso discorso vale per i nostri dispositivi di ricerca interferometrica , come sopra specificato.
La patch holography di Pribram ha posto le basi per una visione dell’organizzazione cerebrale molto più evoluta rispetto ai modelli della medicina classica, che presto dovranno, spero, essere ritirati e sostituiti, per una visione dell’essere umano molto più evoluta.
In questa evoluzione trova posto la correlazione fra dimensioni diverse alle quali contemporaneamente apparteniamo: l’opera svolta dal cervello di convertitore dimensionale (dalla dimensione primaria tramite interfaccia nel dominio della frequenza a quella dello spazio-tempo), come attività preponderante. Il nostro pensiero (dimensione primaria) attiva via strato eterico, neuroni che poi proseguono l’attività stimolata. Quando lo strato di interfaccia è danneggiato, non basta agire sui neuroni, si deve anche ripristinare lo strato eterico. Sto lavorando molto su questo e spero di avere presto buoni risultati. Il vero controllo del nostro pensiero e del nostro corpo “non è qui, ma di là…”
tratto da www.bioexplorer.it
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