La Visita Medica TLM: 3. L’analisi delle aree cerebrali attivate. Come funziona il nostro cervello: il paradigma olografico dell’universo e L’organizzazione olonomica del cervello.

… segue dalle parti precedenti: 2.  L’Ascolto della Vita. Dall’ascolto del corpo all’ascolto delle cellule: il quarto sistema vascolare del Corpo Umano: ” the primo vascular system”.

e poi seguono le seguenti parti:

3.La Visita Medica TLM: L’analisi delle aree cerebrali attivate. Come funziona il nostro cervello: il paradigma olografico dell’universo e L’organizzazione olonomica del cervello.

4.La Visita Medica TLM: 4.Intercettare le informazioni e modificarle con la consapevolezza che il nostro modo di pensare si concretizza nella nostra fisiologia. I tre sistemi fondamentali di comunicazione nel corpo umano: Il sistema informativo dell’acqua nel corpo, le onde scalari del DNA, i biofotoni

5.La Visita Medica TLM:  L’analisi dei dati nutrizionali da accompagnare alla terapia

6. La Visita Medica TLM:  L’analisi del dialogo interiore

In questo articolo spieghiamo:
-il perchè delle indagini molecolari nelle aree cerebro-spinali tali per esempio i nuclei della base, il tronco encefalico/cervelletto, il corticale temporale, il frontale ed il prefrontale, l’occipitale ed il parietale, il  motorio, il sensorio, il midollo spinale, l’ area funzionale del simpatico, l’area funzionale del parasimpatico, il cervello addominale, il corpo calloso, l’epifisi, l’ipofisi, l’ipotalamo, l’ippocampo, le meningi, il talamo, ciascuna area bilateralmente distinta tra l’emisfero destro e sinistro per un totale di 40 aree diverse.
– la necessità in una  Diagnosi precoce di processi attivi che possono portare a patologie del SNC: Alzheimer, Demenza vascolare, Demenza per Corpi di Lewy, Parkinson, PSP, Sclerosi laterale amiotrofica, Sclerosi multipla, Corea di Huntington, Psicosi, Encefaliti, etc.
– come sia possibiile l ‘Individuazione, nelle specifiche aree cerebrali, dei traumi psichici vissuti e somatizzati con attivazione continua di neuroni emittenti neuropeptidi e neurotrasmettitori.  Indicazione automatica di quando sono avvenuti (da prenatale e perinatale fino ad un mese dal test).
– la necessità di eseguire Test dei neurotrasmettitori e neuropeptidi nelle aree cerebro-spinali, che ci rivelano le emozioni vissute nel passato per comprendere le nostre malattie attuali
– la necessità di eseguire  una Verifica delle molecole espresse con continuità negli organi o aree cerebro-spinali, che identificano processi ossidativi, glicosilanti, infiammatori, eccitatori, proteine, fattori di crescita, attivazione di virus, batteri, etc.

Dopo aver chiarito nella puntata precedente il meccanismo di lettura (o ascolto) dei segnali biofotonici trasmessi all’esterno dal corpo, passiamo ora a cercare di  chiarire il meccanismo di lettura (o ascolto) delle aree cerebrali e della relativa analisi.

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Karl Pribram ( 1919-2015)

olografiaesensi Vale la pena a questo punto un piccolo inciso sul vedere o l’ascoltare: nel sistema olografico il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore.…  Anche in questa puntata trattiamo pertranto  di nuove scoperte scientifiche, ancora poco o per niente conosciute ed applicate in Italia, anche se utilizzare il termine “nuovo” potrebbe  sembrare un eufemismo, in quanto gli studi del Prof. Karl Pribram, Neurochirurgo, professore di psichiatria e psicologia alla Stanford e Georgetown Univ. , datano ormai diverse decine d’anni. Karl Pribram ha lavorato oltre 30 anni con decine di scienziati sotto la sua direzione, per studiare e far conoscere l’organizzazione holografica del cervello partendo dagli studi di David Bohm. Karl Pribram ci ha lasciati a gennaio di quest’anno (2015) all’età di quasi cent’anni ed è stato assolutamente uno dei principali  geni dell’umanità, colui che ci ha permesso di mappare l’intero cervello umano.

The Holonomic Brain System ovvero: la “Patch Holography”  è stata una  rivoluzione totale delle nostre conoscenze sul funzionamento del cervello.  Il universolomonico3nostro cervello dunque è un meccanismo olografico che funziona all’interno di un intero universo olografico.  Pribram si pose fin dall’inizio della sua carriera alcune domande fondamentali: quali come e dove i ricordi vengono immagazzinati nel cervello? Esistono particolari aree dedicate nel nostro organo cerebrale? Dove avviene, esattamente, la percezione a livello cerebrale?
Grazie  a lui possiamo darci delle risposte  e soprattutto comprendere che  significa che il nostro cervello funziona come un ologramma.  
Con questo modello, Pribram ha quindi teorizzato che le informazioni e i ricordi immagazzinati nel nostro cervello, non vengano “registrati” nei neuroni, ma siano il risultato di figure (o pattern) d’onda interferenti, spiegando in tal modo la capacità del cervello di immagazzinare un’enorme quantità di informazioni in uno spazio relativamente piccolo. cervello4

Karl Pribram si interessò dapprima (era il 1946) ai lavori di Karl Lashley (il padre fondatore della psicologia fisiologica nord-americana), atti a scoprire la localizzazione degli engrammi, ovvero le tracce mnestiche (=relative al patrimonio mnemonico) in cui si depositano i contenuti informativi acquisiti, in poche parole la sede della memoria, il nostro hard disk interno. Lashley addestrava i ratti a compiere certe operazioni, come percorrere un labirinto. Poi questi rimuoveva chirurgicamente parti del cervello e li rimetteva alla prova. Voleva letteralmente estrarre la parte di cervello che si supponeva contenere la memoria del labirinto. Immaginate la sorpresa quando si rese conto che, non importa quanto grande fosse la parte di cervello rimossa, pur mantenendo il ratto in vita, a questi non si cancellava mai la memoria. In genere le abilità motorie del ratto venivano compromesse e si muoveva a fatica, ma la memorie restavano imperterritamente intatte! La memoria, quindi, sembrava essere distribuita in ogni parte del cervello, efficace ovunque nel medesimo modo.  Fu così che Pribram si concentrò sulla visione.

Fino a quel momento la teoria convenzionale riguardo alla percezione visiva era che questa era dovuta a potenziali d’azione, cioè che essa avvenisse grazie alla messa a fuoco degli oggetti da parte del sistema sensoriale deputato a questo compito, riproducendone poi le caratteristiche a livello corticale ed inviando quindi l’informazione all’area visiva primaria. Lo abbiamo pensato tutti: sempre ci siamo paragonati al meccanismo di una macchina fotografica interna che riproduce fedelmente le caratteristiche del mondo esterno di cui facciamo esperienza. L’oggetto visto è trasformato dall’occhio in segnali elettrici che raggiungono la corteccia visiva organizzata in colonne specifiche per orientamento spaziale.

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Un unico ologramma in grado di memorizzare le informazioni 3D in un modo 2D. Tali proprietà possono spiegare alcune delle abilità del cervello, tra cui la capacità di riconoscere oggetti con angolazioni diverse e dimensioni che nella memoria originale memorizzata.

 —Pribram ha dimostrato che ciascuna colonna è sensibile ad un determinato intervallo di frequenze generate da una trasformata di Fourier(vedi qui una semplice spiegazione sulle sue implicazioni)

Sono stati effettuati esperimenti su gatti e scimmie utilizzando microelettrodi introdotti  nella corteccia visiva per misurare il numero di potenziali d’azione/sec. Tutti gli esperimenti mostrarono  che si poteva danneggiare quasi completamente tutto il nervo ottico di un gatto senza interferire in modo evidente con la sua capacità di vedere ciò che stava facendo, i suoi movimenti e così via. Ed il massimo  dell’azione è stato ottenuto al ruotare delle immagini, in corrispondenza del picco massimo dello spettro delle immagini.  Molti altri esperimenti hanno sempre confermato la validità della teoria. Basterebbe una piccola porzione rimasta inalterata del tratto ottico (come per i topolini di tessuto cerebrale), per ricostruire l’informazione visiva (come per i topolini la rievocazione della routine). 

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Come si può vedere nell’immagine, l’olografia ottica produce una particolare pellicola che, al contrario di qualsiasi pellicola bidimensionale impressionata (come quella fotografica appunto), permetterà di ottenere l’immagine della mela tridimensionale – esaminabile sotto qualsiasi angolazione e da qualsiasi prospettiva – esattamente come se stessimo guardando la mela reale. Per farlo, basterà illuminare un suo qualsiasi punto (qualsiasi!) con un fascio di luce laser. Se ne deduce che ogni minuscola porzione della pellicola, e quindi dell’informazione codificata, contenga tutta l’immagine.

L’organizzazione olografica vale per la vista, per la memoria ed in genere per i sensi.

La teoria di Pribram dunque dimostra l’effettiva capacità del cervello di leggere le informazioni, le quali si presentano sotto forma di onde, per poi convertirle in schemi di interferenza e trasformarle, proprio come nell’olografia, in immagini virtuali tridimensionali. Con delle precise equazioni la scienza è oggi in grado di analizzare e descrivere qualsiasi schema come un insieme di oscillazioni regolari e periodiche, che differiscono tra loro solo nella frequenza, fase e ampiezza d’onda. Qualsiasi immagine ottica può così essere tradotta e convertita in uno schema matematico di figure di interferenza, proprio in accordo con il teorema di Fourier: esso infatti dimostra che ogni oscillazione periodica di un’onda può essere sempre considerata come la somma di oscillazioni armoniche le cui frequenze sono tutte multiple, secondo numeri interi, della frequenza del moto periodico considerato.

ponte_ologrammi_03Proprio come mostra l’olografia, ogni cosa che vediamo può essere descritta come particolari configurazioni ondulatorie, il tutto supportato e confermato da una base matematica. Ma non solo: un’altra caratteristica delle equazioni di Fourier è che permettono di utilizzarne le componenti che rappresentano le interazioni delle onde e usarle per ricostruire qualsiasi immagine (… questo curiosamente richiama anche quegli strani esperimenti che  il grande esperto di musica prepolifonica Padre Ernetti faceva con il suo gruppo di premi nobel ancora dagli anni  quaranta del secolo scorso,  in campi ritenuti “assai non convenzionali” dalla comunità scientifica di allora).
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E’ già arrivata la telepresenza olografica…e non solo!

Il modello del cervello mutuato da Pribram grazie alle analogie con l’olografia è quindi essenzialmente una descrizione matematica dei processi e delle interazioni neuronali. La matematica che rende tutto questo possibile è la stessa che gli scienziati adottarono per la descrizione degli eventi quantistici: fondamentalmente quindi, la matematica che descrive i processi cerebrali è la stessa di quella che descrive lo strano mondo delle particelle subatomiche!!!

Inoltre non bisogna dimenticare un altro interessante aspetto della questione: l’olografiaolografia rappresenta il trasferimento nel “dominio dello spettro” di qualcosa che noi percepiamo nel tempo e nello spazio; in altre parole, l’immagine virtuale è uno schema d’interferenza d’onda di qualcosa che viene in questo modo privato della sua dimensione spazio-temporale (ma ne resta la memoria del tempo, recuperabile con degli algoritmi matematici) : a venire rappresentata sarà solo la sua natura ondulatoria, misurata quindi come forma di energia.

olografia&scienzaGli eventi che generano conflitti sono memorizzati nel cervello in modo olonomico: gruppi di ologrammi che  registrano a velocità impressionanti tutte le informazioni che il sensoriale ha prodotto al momento del trauma vissuto e che quindi descrivono anche le condizioni ambientali,  oltre alle singole componenti emozionali scatenate dal soggetto.  Ogni evento è in una sorta di strato virtuale, posto sopra i precedenti nella stessa area cerebrale.

Grazie a questa organizzazione cerebrale i nostri medici riescono a  descrivere ogni conflitto vissuto ed a datarlo (normalmente  con un errore massimo di un mese). Come approfondiremo nella prossima puntata, la MAGGIOR PARTE DELLE PATOLOGIE ORGANICHE E’ DI FATTO LA CONSEGUENZA DELLA SOMATIZZAZIONE DI TRAUMI PSICHICI VISSUTI E SOMATIZZATI.

Paolo-Rege-GianasTalvolta o spesso, più o meno tutti abbiamo  avuto occasione di farci alcune domande senza risposta di fronte a certi eventi inspiegabili legati a malattie nostre  o di persone a noi legate. Perché la  malattia dell’intestino si è manifestata al colon e non al retto o al tenue? Perché l’intestino e non il fegato? Perché un tumore al polmone sinistro e non al destro?Perché oggi e non un mese o un anno fa? Perché io che non ho mai fumato, vivo in campagna all’aria pura, ho entrambi i polmoni con un enfisema diffuso? Perché un infarto proprio ora che ho appena terminato controlli accurati e mi avevano detto che il mio cuore era in perfetto stato?

Domande interessanti… Molte pubblicazioni di ricercatori specializzati e la nostra diretta esperienza maturata negli ultimi anni, dimostrano in modo inequivocabile che nella massima parte dei casi l’origine della singola patologia è ascrivibile a due componenti integrate fra loro:

a) lo stato del “terreno” biologico dell’organo interessato dalla patologia

b) la somatizzazione di un trauma di origine psichica nell’area cerebrale che gestisce la specifica area periferica del corpo che rappresenta simbolicamente il tipo di emozione vissuto.cibo-avvelenato-laviadiuscita-jpgFanno eccezione a questa regola incidenti con danni di tipo traumatico, avvelenamenti e contaminazioni di vario tipo, ma anche queste andando a ben ricercare, non sono comunque legati a casualità…

Da quanto detto si evince come possa essere importante poter esplorare la presenza di somatizzazioni di eventi traumatici in specifiche aree cerebrali, con la conseguente espressione continua di neurotrasmettitori e neuropeptidi, nonché le catene di metaboliti e cataboliti progressivamente generati dai singoli sottoprocessi biochimici attivati dal fattore scatenante.

La rilevazione di questi patterns ( modelli o figure) , presenti sin dalle prime manifestazioni della patologia in una fase non ancora conclamata sia a livello dell’area cerebrale interessata, sia dell’eventuale organo sistemico correlato, ci permetterebbe di

a)identificare il rischio    b) intervenire rimuovendo la causa

ove possibile, controllando l’evoluzione nel tempo del processo patologico ed intervenendo a livello farmacologico quando il terapeuta lo ritenesse opportuno.

HumanDeseasePatternQuanto sopra detto è altresì vero anche per patologie generate da meccanismi tossici, tipicamente antiparassitari di varia natura, metalli quali alluminio, mercurio, piombo e cadmio, nonché solventi e sostanze chimiche diverse, respirati per lungo tempo e trasferiti dal bulbo olfattivo nel tronco encefalico, con drammatiche conseguenze dovute a meccanismi degenerativi che si sviluppano in modo progressivo negli anni a seguire, come abbiamo avuto possibilità di accertare in molte occasioni, in piena aderenza con la letteratura scientifica.

Se vogliamo comprendere in profondità una patologia in corso, non possiamo fare a meno di indagare i processi attivi nelle aree cerebrali, per comprendere quali ordini vengano dati alla periferia che li attua! Se non vi è armonia nelle aree cerebrali, non vi sarà neanche negli organi interni.

campotorolidale1Queste metodiche consentono inoltre la possibilità di diagnosi ultra-precoci per poter intervenire prima di danni irreparabili, specie a livello cognitivo. Fino a quando non sarà scoperto un modo per ricostruire aree cerebrali danneggiate o distrutte per riattivare determinate funzionalità perdute (motorie, sensoriali, cognitive), l’unica via valida per proteggersi dalle è la DIAGNOSI ULTRA-PRECOCE.   Con le tecniche diagnostiche oggi in uso, al momento della diagnosi di una patologia conclamata la perdita di neuroni correlati con la funzione interessata è in media del 70%.   Valore elevatissimo.  Grazie alla metodica messa  a punto  è in grado di identificare processi biochimici espressi in modo patologico che, se lasciati attivi, portano nel tempo a patologie di tipo neurodegenerativo, degenerativo, etc., quando il danno a livello clinico è minimo o non avvertibile, con relativa perdita percentuale di neuroni di qualche percento. Questa è oggi l’unica via non invasiva per evitare lo sviluppo di una patologia quale Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Laterale Amiotrofica, Slerosi Multipla, Retinopatie e loro varianti.

cavolfiore
L’ortaggio può essere spezzato in tante parti, piccoli cavolfiori, e ognuna delle quali assomiglia all’intero, prima di essere suddiviso. Si può senza dubbio affermare che il cavolfiore è una forma frattale, perché si può spezzare in tante piccole parti che mantengono lo stesso aspetto dell’ortaggio intero. In altre parole, se si ingrandisce il piccolo cavolfiore diventa simile al grande (Principio di Autosomiglianza).

Chiaramente le scoperte di Pribram pongono più di una domanda esistenziale importante, oltre che  profondamente inerenti le tecniche terapeutiche, specie quelle cliniche.

Un altro interessante  punto  è come correlare le onde d’interferenza in maniera costruttiva per aumentare (=accelerare) il potenziale del cervello.
La simmetria elettrica che produce la concentrazione è la stessa compressione di carica autosomigliante  e frattale che produce la vita, la gravità e la creazione della massa dalla luce.  ( In fisica l’auto-somiglianza è basata sulla proporzione aurea ed è la causa elettrica della gravità…  un po’ come quando nel nostro cuore  incontriamo la  “perfetta compressione attrattiva” che è l’amore stesso…)
Per fare ciò può essere  sufficiente correlare le onde cerebrali in una misura di sezione aurea, ecco perchè la meditazione è così importante: rende onde disordinate perfettamente frattali e armoniche. Nelle prossime puntate riassumeremo a questo proposito alcuni studi sulla funzione dell’ epifisi ed i collegamenti con la tiroide, specie per quanto riguarda la sua funzione a livello spirituale di correzione delle distorsioni della nostra SCHEMAprimo_stepCoscienzacoscienza.

1. Le interfacce dimensionali trascendenti il nostro “corpo terreno”. Corpo-mente-spirito è un “tutt’uno”.

 Il pensiero creativo nasce in una dimensione diversa da quella dello spazio-tempo nella quale è il corpo.  Per trasferire al corpo quanto ideato da NOI, esistono una serie di strati di rivestimento del corpo stesso che fungono da interfacce dimensionali. Le più importanti per la malattia sono lo strato che gestisce le emozioni e quello che interfaccia i neuroni e le altre cellule del corpo: l’eterico.  La via comune di comunicazione  utilizzata è quella delle frequenze.  Le emozioni molto violente non rilasciate all’esterno, se perdurano per tempi lunghi, portano al danneggiamento degli strati di interfaccia, in particolare l’eterico, impedendo la riattivazione di funzioni in aree cerebrali adiacenti a quelle danneggiate con le terapie riabilitative di tipo neurocognitivo.

universolomonico1Grazie agli studi di Pribram & C. (per non parlare del corrispondente filone che fa capo all’Accademia Russa delle Scienze) oggi disponiamo di funzioni matematiche in grado di scalare alcune delle “interfacce dimensionali” di cui noi uomini “siamo fatti”, attigue al nostro corpo fisico e di cui sono costituiti ognuno dei nostri ologrammi individuali. Questi esistono e vivono  in una realtà multidimensionale, dove oltre che tenerci tutti molto più uniti di quello che pensiamo, costituiscono una realtà molto meno densa, dove tutti noi viviamo in modo “molto più espanso” rispetto alla realtà ristretta in cui siamo confinati a  vivere su questa terra. Probabilmente  è quella realtà concreta che sta alla base proprio della nostra vera realtà spirituale, per non meglio dire “divina” (vedi il sesto capitolo della visita TLM ).

Il neurologo italiano Cesare Lombroso studiò una ragazza cieca e poteva vedere con la punta del naso ed il lobo dell’orecchio sinistro. Negli anni ’60 l’Accademia Russa delle Scienze fece un’indagine sulla famosa contadina Rosa Kuleshova, che era in grado di vedere fotografie e leggere giornali con i polpastrelli confermandone le abilità e di cui  anche la rivista Life pubblicò un articolo. Ora queste abilità non hanno più segreti.

2. Le Opportunità terapeutiche. Fin dalla notte dei tempi l’arte medica è sempre stata una vocazione, reputata appunto come l’  ARTE MEDICA ! Siamo giunti in un tempo storico in cui il medico deve tornare a praticare l’arte medica e deve tornare ad essere protagonista, anche rispetto ai rigidi protocolli. pillolarossapillolablu

Oggi viviamo in tempi in cui la figura del medico è stata messa in secondo piano, dovendo egli assoggettarsi ai famosi  protocolli stabiliti a livello centrale in base ad interessi lobbistici, dove  l’industria farmaceutica ha svolto e svolge tuttora un ruolo da protagonista. Il problema è che questi protocolli sempre più spesso obbligano il medico (soprattutto quelli più preparati e che hanno svolto importanti studi in importanti istituti internazionali) a seguire dei percorsi terapeutici anche qualora non siano  condivisi o addirittura contro la propria coscienza. Solo nel caso in cui si è dimostrato che questi protocolli non funzionino, allora e solo allora il medico può determinare una terapia basata sulle proprie capacità, intuizioni e la propria esperienza personale.

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l’universo può essere definito piatto a seconda della D con cui lo guardiamo. Il principio olografico suggerisce che ci sia una superficie 2D che non riusciamo a vedere. Questa è una chiave per il nostro microcosmo.

Molti medici famosi e carismatici hanno spesso affermato  che il terapista non ha successo tanto perché dà spiegazioni al malato, quanto piuttosto perchè riesce a provocare un fenomeno di espansione  della consapevolezza della persona, cioè delle possibilità di creare o riconoscere configurazioni , più appropriate della realtà(?!). Questa attività di espansione della coscienza percettiva e di risonanza colpisce più da vicino il vero substrato fisiologico, molto più  della rivelazione…

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Così come il macrocosmo, così il microcosmo…

C’è invece una forte sensazione che quando la terapia procede bene stia emergendo   una configurazione elusiva, un potente tema centrale che diventa evidente contemporaneamente a tutti i livelli. Il terapista non sta dicendo niente di nuovo al paziente ma risuona con qualcosa che il paziente sa già e comincia a mettere più’ chiaramente a fuoco. Il cambiamento risulta come conseguenza dell’espansione di strutture configurazionali organizzantesi nel tempo...

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In arrivo i nuovi sistemi di ascolto e di lettura della salute … e della Vita

Il modello olografico suggerisce un paradigma olistico radicalmente nuovo che potrebbe darci un modo fresco di percepire e connettere fenomeni clinici che sono sempre stati considerati importanti ma che venivano relegati all’ “arte” della psicoterapia. L’errore è stato il modello di comunicazione: il trasporto di un messaggio attraverso lo spazio interpersonale”.

   Approfondimenti del lavoro di Pribram.  Modello olografico: cronologia di un’idea

1714 – Gottfried Whilelm von Leibniz, scopritore del calcolo differenziale e integrale, afferma l’esistenza di una realtà metafisica soggiacente e generante l’universo materiale. Lo spazio – tempo, la massa e il movimento della fisica e il trasferimento di energia sono costruzioni intellettuali.

1902 – William James propone che il cervello filtri una realtà molto più vasta.dove-il-tempo-finisce_43835

1905 – Albert Einstein pubblica le sue teorie.

1907 – Henri Bergson dice che la realtà ultima è un impulso vitale comprensibile solo all’intuizione. Il cervello filtra una realtà più vasta.

1929 – Alfreed Whithead, matematico e filosofo, descrive la natura come un grande nesso in espansione di accadimenti che non si esauriscono nella percezione dei sensi. Dualismi come mente/materia sono falsi, la realtà è inclusiva e intrecciata… e Karl Lashley pubblica le sue vaste ricerche che dimostrano che una memoria specifica non si trova in un posto particolare del cervello ma è distribuita in tutto il cervello.

1947 – Dennis Gabor usa il calcolo integrale di Leibniz per descrivere una possibile fotografia tridimensionale: l’olografia.

1965 – Emmeth Leith e Juris Upatnicks annunciano la costruzione di ologrammi per mezzo dei raggi laser di recente invenzione.

tutto-e-uno-nuova-edizione1969 – Karl Pribram, che aveva lavorato con Lashley come neurochirurgo, propone l’ologramma come modello dei processi del cervello.

1971 – Il fisico David Bohm, che aveva lavorato con Einstein, propone che l’organizzazione dell’universo sia olografica.

1975 – Pribram sintetizza le sue teorie con quelle di Bohm in una pubblicazione tedesca sulla psicologia Gestalt.

1977 – Pribram sottolinea le implicazioni metafisiche unificanti della sua sintesi.

Per approfondire scarica qui il file pdf sui lavori di Pribman. oppure il testo “Tutto è uno. L’ipotesi della scienza olografica”, in e-book scaricabile gratuitamente anche da internet.

DavidBohmNegli anni ’70 Pribram  incontra David Bohm, l’autore di “Il modello olografico dell’Universo”. Fisico, Professore alla London University , un protetto da Albert Einstein ed uno dei fisici quantistici più stimati al mondo. È significativo che sia Pribram che Bohn siano giunti alle loro conclusioni indipendentemente e partendo da posizioni molto diverse.

Una volta confermato  il modello olografico del cervello, la domanda che tormentava ora Pribram, era… se l’immagine della realta’ che abbiamo nel cervello non e’ affatto un’immagine ma un ologramma… si tratta dell’ologramma di che cosa?

Alcuni concetti chiave della teoria del Prof. Bohm sul modello olohrafico dell’universo:

Per Bohm il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un’illusione.

universolomonico2Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra tutto.

Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente.

L’informazione è distribuita non-localmente.

La nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione dall’enorme magazzino cerebrale risulta spiegabile più facilmente, supponendone un funzionamento secondo principi olografici. Inutile, quindi, scartabellare nei meandri di un gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché ogni frammento di informazione sembra essere sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri: si tratta forse del massimo esempio in natura di un sistema a correlazione incrociata.

universolonomicoNell’ipotesi di Pribram si analizza la capacità del cervello di tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. ricevute tramite i sensi, nel mondo concreto delle percezioni.  Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa fare meglio, fungendo da strumento di traduzione per convertire un ammasso di frequenze prive di significato in una immagine coerente:  il cervello usa gli stessi principi olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute in percezioni interiori. Vi è una impressionante quantità di dati scientifici a conferma della teoria di Pribram, ormai condivisa da molti altri neurofisiologi.

Tali scoperte suggeriscono che è solo nel dominio olografico della coscienza che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise.

Se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum).  Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l’illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come “fisico”. Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche spinge i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l’apparente struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina

 Per approfondire scarica qui il file pdf sui lavori di Pribman.

“Paradigma Olografico” Vol.I “Paradigma Olografico” Vol. II

Per informazioni contattare la nostra sede e  chiedere di: Progetto di Medicina Sociale Qantiqa  –  Capriccio di Vigonza, Via Gorizia 1, 049 980 0264 Call Center 3929896413.  

 

Altre informazioni sulla Visita TLM:

 

Altre informazioni sulla Visita TLM:

Continuiamo nelle prossime puntate questo viaggio alla scoperta della visita medica TLM:  

Una visita “medica” speciale: la TLM (time listen methodology) presso i QANTIQA POINTS

1. bis  La Visita Medica TLM: 1bis. Un esempio pratico sui meccanismi indagati con la visita TLM

2.La Visita Medica TLM: L’Ascolto della Vita. Dall’ascolto del corpo all’ascolto delle cellule: il quarto sistema vascolare del corpo umano (PRIMO VASCULAR SYSTEM)

3.La Visita Medica TLM: L’analisi delle aree cerebrali attivate. Come funziona il nostro cervello: il paradigma olografico dell’universo e L’organizzazione olonomica del cervello.

4.La Visita Medica TLM: 4.Intercettare le informazioni e modificarle con la consapevolezza che il nostro modo di pensare si concretizza nella nostra fisiologia. I tre sistemi fondamentali di comunicazione nel corpo umano: Il sistema informativo dell’acqua nel corpo, le onde scalari del DNA, i biofotoni

5.La Visita Medica TLM:  L’analisi dei dati nutrizionali da accompagnare alla terapia

6. La Visita Medica TLM:  L’analisi del dialogo interiore

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