di Corrado Ceschinelli
Da qualche anno, per la provincia di Trento, mi occupo di formazione per gli addetti alla sicurezza, quelli che una volta venivano chiamati “buttafuori”. Un’esperienza straordinaria per me e uno spaccato perfetto da raccontare per capire come stanno le cose in molti ambiti e per molti compiti delicati di risonanza sociale.
È curioso come sia facile per chiunque riconoscere la necessità della conoscenza e della competenza per svolgere certi ruoli e certe professioni di responsabilità, soprattutto per raggiungere certi obiettivi. A nessuno verrebbe in mente di far fare il pompiere, il pilota o il chirurgo per alzata di mano. Ci sono invece aspetti del vivere dei quali viene data per scontata o sottovalutata la loro problematicità, vuoi perché se ne sottovaluta l’importanza, vuoi perché l’attenzione e la preoccupazione istituzionale si concentrano solo su alcuni aspetti e non su altri, altrettanto significativi. Si pensi al tema della genitorialità, e all’importanza del contesto familiare per il futuro dell’individuo, nonché a quella casualità alla quale è affidata questa relazione in questa fase delicata della vita. Si pensi al contesto della scuola e a quanto ci si preoccupi dell’apprendimento nozionistico trascurando la crescita evolutiva della persona. Si tratterebbe di favorire un processo di consapevolezza affinché genitori ed insegnati, nel loro specifico, possano diventare testimoni capaci di stimolare lo sviluppo della personalità.
I “Buttafuori” rientrano a pieno titolo in questa casualità/improvvisazione. Intorno ad una oggettiva necessità disciplinare e garantire una maggiore sicurezza nei luoghi di intrattenimento e spettacolo – è andata caratterizzandosi una figura giustizialista “fai da te” che esaltava alcuni aspetti caratteriali e fisici che poco avevano a che fare con il tema della sicurezza. Lo stereotipo così costituitosi ha finito per celebrare alcuni aspetti del servizio, più orientati all’esaltazione del ruolo che alla problematica vera e propria, attraendo, di conseguenza, un certo tipo di “soggetti” con questa vocazione e predisposizione caratteriale. La legge stessa – decreto Maroni 2009 – sembra più un tentativo finalizzato a contenere gli abusi di esercizio piuttosto che occuparsi del problema e della sua complessità.
La cosa interessante è il fatto che comunque si è creata una opportunità che rompe con la superficialità e la casualità di cui abbiamo parlato. Per la prima volta questi ragazzi, con grande stupore e coinvolgimento, hanno l’occasione per riflettere sulle loro motivazioni, per imparare e comprendere molti meccanismi inerenti i comportamenti aggressivi e per apprendere tecniche e strategie di gestione della conflittualità, riducendo la loro precedente implicazione emotiva e aumentando la loro efficacia di servizio. Data la portata e la natura del problema, la formazione diventa così un’occasione di crescita personale e professionale che mette in fila temi etici e di rispetto della persona ancor prima che sia la normativa stessa a definire limiti e obblighi in termini giuridici. Il quadro si completa con l’acquisizione di informazioni sanitarie di primo soccorso, precauzioni e disposizioni antincendio, norme di ordine pubblico e informazioni riguardanti l’uso di sostanze alteranti e delle loro relative conseguenze psico-fisiche.
Questa esperienza ci fa immaginare cosa si potrebbe fare in riferimento all’argomento dal quale siamo partiti in questo ragionamento: non si tratta semplicemente di disciplinare le cose, ma di andare oltre l’apparenza e la casualità, alla quale sono affidati i fondamentali del vivere. Chiamiamo “crescita personale” l’opportunità di emancipare il proprio vissuto a favore di una maggiore comprensione delle dinamiche di relazione. Chiamiamo “crescita personale” la possibilità di recuperare il proprio cammino evolutivo e di mettersi a disposizione dell’altro per fare in modo che il proprio ruolo e la propria testimonianza di vita possano essere un contributo importante nei propri affetti come nei ruoli che siamo chiamati a svolgere per passione, per competenza, per scelta professionale. Chiamiamo “crescita personale” il presupposto indispensabile per costruire il mondo di domani.
Corrado Ceschinelli
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