Esiste veramente il rischio che per “contrastare la violenza e le discriminazioni di genere”, vengano vietati gli appellativi: “signore” e “signora”, “studente” e “studentessa”?
…come accade da un po’ di tempo alla City University di New York che ha messo al bando anche i già neutri “Mr.” e “Mrs.”. Accademici e membri dello staff dell’ateneo sono invitati a non utilizzare i saluti di genere in corrispondenza con gli studenti-e di utilizzare invece il nome completo di uno studente, in nome dello “sforzo continuo per assicurare un ambiente accogliente e inclusivo di genere”.
A nostro avviso è certamente possibile, ma poco probabile.
Se sarà possibile lo sarà soprattutto a causa delle divisioni cui assistiamo oggi. Va detto però che almeno in forma teorica è poco probabile. Se dobbiamo attenerci ai testi ufficiali in effetti il testo della legge è ineccepibile:
“Obiettivo prioritario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini nel rispetto dell’identità di genere, culturale, religiosa, dell’orientamento sessuale, delle opinioni e dello status economico e sociale, sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica”.
Quindi più che altro le divisioni dipendono e dipenderanno dal fatto se i cristiani, che almeno formalmente sono ancora la maggioranza in Italia, che almeno quelli, la smettessero di assumere comportamenti atti a dividere (che è la massima attività diabolica: il termine “diavolo” deriva dal verbo greco che ha il significato di “accusare” ) e che finalmente assumessero una buona volta quell’atteggiamento che Gesù raccomanda continuamente alla massima potenza: unire, unire, unire! ( il problema di questi tempi sono le divisioni ed il continuo separare, dividere, parcellizare, …”dividi et impera”!)
Vero quanto espresso dallo schieramento che parla di “teoria gender” (che in realtà per fortuna non esiste qui in Italia e peraltro farà fatica ad entrare in una cultura come per molti aspetti assai diversa dall’approccio pragmatico tipico della cultura giuridica anglosassone !) che si riferisce ad un movimento culturale che esprime una vecchia tendenza, in effetti recepita qui e là nei documenti delle conferenze internazionali (ufficialmente a partire dalla conferenza di Pechino 1995, sulla donna) e ripresa poi in una serie ormai incontrollabile di documenti internazionali ed europei, ora anche italiani , fino a radicarsi nel normale linguaggio corrente.
Vero che nel 2010 l’assemblea generale dell’Onu ha istituito una super-agenzia, denominata United Nations Women, avente come mandato di far applicare universalmente la prospettiva gender.
(Rinomate esponenti degli studi di genere e teorizzatrici estreme dell’indifferentismo sessuale sono, solo per citarne alcune, Judith Butler, Donna Haraway, Shulamith Firestone, Linda Nicholson, Raewynn Connell (nata uomo, di nome Robert William Connel). Sono per lo più femministe lesbiche e queste persone vengono indicate e trattate da sedicenti gruppi cristiani in completa opposizione, appunto come dei nemici a cui opporsi in tutti i modi, come se questi non fossero essere umani con cui non si possa dialogare, se non con metodologie di contrasto. E’ ovvio che nel gender confluiscano due filoni di “pensiero” e di azione di un certo peso nei mass media, quello omosessualista e quello femminista, ma certamente non solo quelli. Ci sono anche i filoni degli extracomunitari, di certe categorie di ammalati, dei portatori di handicap, dei comportamenti che danno vita a fenomeni di bullismo, per arrivare fino a certe banalità, tipo per esempio quelle delle bambine che devono poter giocare a calcio senza sentirsi discriminate.
Siamo proprio sicuri che la rivendicazione della parità tra i sessi in vista della liberazione della donna da certa oppressione maschilista ( più che altro in atto in culture assai diverse e lontane dalla nostra!) e dalla schiavitù della maternità impone la decostruzione dei cosiddetti stereotipi sessuali, maschile e femminile? Ma secondo voi è credibile che dopo che 8/9/10 anni di educazione ricevuta e che un qualsiasi bambino vive in una famiglia equilibrata e sana, cioè una famiglia normale, avendo assorbito tutto quell’esempio di vita ricevuto, possa veramente essere compromesso da un’opinione, seppur mascherata da insegnamento, di una maestra? ( molti scienziati dicono che tutto quello che si assorbe nei primi sei anni vita è sufficiente per determinare la programmazione del nostro dialogo interiore e quindi l’impostazione dei nostri pensieri)
Il primo dei problemi secondo noi è andare a vedere se i sedicenti cattolici che dialogano amabilmente con i manovratori di certi progetti culturali sono veramente dei cristiani e se i sedicenti cristiani che combattono la teoria del gender sono dei veri cristiani, perchè si sa che se tu combatti una cosa, le dai forza! ( invece che toglierlela…!). Pertanto se esiste veramente quel progetto nascosto di cui molti sembrano preoccuparsi, ci viene facile pensare che siano dei “finti cristiani” quelli che lo combattono, cioè dei semplici figuranti cristiani che facendo il gioco delle forze mortali, recitano la parte dei cristiani. Attenzione cristiani, perchè Gesù stesso ci mette in guardia dallo scambiare coloro che si presentano esternamente come Agnelli ma che in realtà dentro sono Lupi rapaci.
Sono questi oppositori, sedicenti cristiani, che usano linguaggi violenti, che stanno un po’ alla volta costruendo questa teoria gender, accreditando presso la gente comune degli stereotipi che un giorno potrebbero diventare pericolosi.
Siamo proprio sicuri che una legge altamente giusta e che oseremmo definire anche di una innegabile dignità a livello spirituale, abbia come obiettivo reale quello di sottrarre le donne ai loro compiti naturali, materni e famigliari in primis, ed in secundis “sottrarre agli uomini le prerogative della loro virilità”? (e gli esempi ricevuti dai primi sei anni di vita dai genitori e tutta la relativa programmazione ricevuta, dove la mettiamo? In soffitta? La cancelliamo? Come?…). Siamo sicuri che “la matrice di questa ideologia che lavora da un cinquantennio alla demolizione della figura paterna e maschile” possa essere bloccata da attività di contrasto basate su linguaggi violenti e contrapposizioni aprioristicamente basate su pregiudizi?
Non va piuttosto affrontata con serenità, senza contrasto violento ed anzi senza nemmeno darle troppa importanza e generare paure inutili e negative?… Siamo proprio sicuri che “l’intero il testo del ddl faccia perno su un’unica idea di fondo: si deve penetrare nella vita intima degli individui per sovvertirne i criteri naturali di comportamento, manipolando le coscienze sin dalla più tenera età”? Ma come si fa ad usare un linguaggio così violento ed a pensare che l’educazione dei genitori e della comunità in cui si vive abbia così poca o nulla importanza?
Non è che tutto questo dipenda da ben altro e si affronti in ben altro modo? ( e cioè con la forza e la determinazione dell’amore fraterno, del dialogo e con l’assumere diversi comportamenti nel nostro piccolo (a partire dalla revisione dei nostri stili di vita e dai nostri acquisti che sono rimasti per la verità l’unico voto che oggi si riesce di fatto ad esprimere in modo incisivo) (..ed a partire dalla istituzione di molte scuole genitoriali, come vedremo tra breve).
Oggi conviene acquisire consapevolezza che stiamo vivendo in un tempo storico in cui tutti siamo protagonisti di una grande lotta che sta accadendo a livello cosmico, tra forze vitali e quelle mortali. Il problema è che questa lotta viene portata avanti dalle forze della morte ad un livello molto sofisticato, che l’uomo saggio deve imparare a riconoscere, a riconoscerne le modalità e le procedure. Si tratta di una lotta che il “vero maschio” deve portare avanti e vincere con le potentissime forze maschili di cui Gesù ci ha dato esempio: saggezza, compassione e misericordia. Si tratta di una lotta in cui la “vera femmina” deve portare avanti e vincere con le potentissime energie femminili di cui Maria ci ha dato esempio e rappresenta: forza, rigore e giustizia.
Certo bisogna comprendere la mentalità e gli approcci di tipo pragmatico tipici dell’approccio anglosassone, da cui derivano certe idee. Noi dobbiamo tenere conto che abbiamo una cultura ben diversa , quelle che è passata attraverso lo “iuris romani”, attraverso i monasteri di San Benedetto, patrono d’Europa dove è nata l’attuale civiltà occidentale, attraverso i Liberi Comuni, la Repubblica Serenissima etc. etc. La nostra è una solida cultura che si è formata in millenni di assorbimenti di incontri, incroci, aperture, (ma anche giuste lotte), amalgami, impollinazioni etc. da parte di una miriade di popoli, eventi, movimenti, civiltà.
Volete che non siamo in grado di negoziare, recepire, amalgamare, adattare, comprendere , accettare ed inglobare anche la moderna cultura anglosassone piuttosto che quella cinese? Ricordiamoci il moto di Gesù: Unire, unire unire! (Non abbiate paura!)
Oggi tutte le culture sono consapevoli che siamo giunti ad un tempo storico in cui la nostra civiltà ci consente ulteriore passaggio e crescita a livello spirituale verso una maggiore libertà, che passa attraverso un diverso approccio verso le differenze e le diversità, che è quello che ci porti a recepirle e riconoscerle con saggezza e giustizia, perchè è dalla giustizia che prenderanno vita “nuove terre e nuovi cieli”.
Forse non tutti si stanno rendendo conto che il modello che ci viene proposto dai mass media, accreditati dai vari giochi politici delle finte parti in causa, come prima descritto, è quello di farci rinunciare alla possibile evoluzione del genere umano verso un maggioro livello spirituale (spiritualità intesa come capacità di ogni individuo di dare e ricevere amore).
Siccome l’umanità ritiene di essere giunta oggi ad un livello di libertà e civiltà tali per cui possiamo finalmente permetterci il lusso di regolare materie così delicate ed importanti per rispondere a delle esigenze che oggi non possono più essere ulteriormente procrastinate, questa stessa umanità dovrebbe forse rinunciare per paura che tra le pieghe di questo maggior livello di libertà si possa infiltrare qualche distorsione? Quindi per evitare le possibili distorsioni, dovremmo forse evitare di crescere e di evolverci?!
Nota bene che è sempre un po’… diabolico prendere decisioni per paura! Ogni decisione che viene presa e motivata dalle paure porta sempre a risultati di tipo … poco vitale!.
Non sembra anche a voi che questo sia un sistema ben diverso da quello proposto da Gesù, il quale invita a lasciar crescere la zizzania assieme al grano e a non strappare la zizzania durante la crescita e la vita per evitare che, cogliendo la zizzania, con essa si possa sradicare anche il grano!?
Allo stato attuale dell’arte dobbiamo rilevare un fatto molto positivo. Tutta questa incertezza e confusione ha prodotto l’effetto che molti genitori “per non saper nè leggere nè scrivere”, hanno deciso di prendere in mano le cose, passando all’azione e formare nuove scuole genitoriali e libertarie. Così all’istituzione dell’homeschooling. (direttamente da parte dei genitori o di un precettore, un tipo di istruzione parentale ancora poco diffuso in Italia, utilizzato da non più di poche migliaia di famiglie) si affianca ora con grande energia l’istituzione delle scuole genitoriali, già molto diffuse specialmente nel nord e centro Europa ed in Israele.
Mentre fino ad ieri i parroci con grande fatica concedevano le sale dei patronati (nonostante siano quasi sempre abbondantemente sottoutilizzate…!) a delle condizioni desiderabili, ora sono addirittura loro i parroci stessi ad offrirli perfino gratis. Miracolo dovuto allo spauracchio causato dal polverone causato dei mass media. Non tutto il male viene per nuocere, siete d’accordo? Ecco perchè è molto più salutare vivere in gratitudine, anche di fronte a quelle che sembrano essere a prima vita solo delle difficoltà contrarie alle nostre aspettative!
Esistono però dei rischi a fare tutte queste cose delle scuole genitoriali solo sull’onda di un’euforia, che oseremmo definire perlopiù ingiustificata. Come dicevamo prima anche una scuola genitoriale non può nascere, motivata da paure! Una scuola genitoriale dovrebbe nascere per l’elevata consapevolezza della comunità e dei genitori nel riappropriarsi della propria sovranità sull’educazione, sottraendola a dei programmi ministeriali, sempre più spesso in ritardo, nonchè difficili da comprendere e condividere.
Se vogliamo creare una società più giusta, scevra dal tarlo del Giudizio e della Competizione, si parte dall’educazione. Se vogliamo creare una società in cui il lavoro corrisponda ai talenti, si parte dall’educazione…
Il rischio di oggi però è che questo fenomeno comporti poi un effetto boomerang (i poteri forti sono degli specialisti in queste tattiche sottili …) . L’equilibrio economico delle scuole genitoriali si fonda soprattutto sul numero degli studenti che costituiscono una classe. Nella scuola del buon senso le classi sono previste con età miste, per precisi principi educazionali, per cui è relativamente facile costituirle. Se però poi durante l’anno qualche genitore ritira i figli (potrebbe capitare a causa di dissidi ed antipatie, è normale, capita ovunque anche nelle migliori famiglie!), allora questo potrebbe mettere in difficoltà l’intera classe, perché le famiglie degli studenti rimanenti subiranno un aumento dei costi, al fine di coprire le quote lasciate scoperte da chi è fuoriuscito. Quindi alla base della costituzione di una scuola di tipo genitoriale ci devono essere delle motivazioni forti e definite su basi ben più solide di quelle fondate sulle paure del gender…!
Altrimenti si finirà solo con il donare acqua al secchio di chi temendo l’evoluzione libertaria dell’uomo non aspetta altro che qualche fallimento, come nel caso di di queste scuole, per poi andare a demotivare, gridando ai quattro venti che le scuole genitoriali non valgono nulla e sono solo che un grande bluff. Sarebbe un vero peccato! Facciamo attenzione a non prestarci a questi giochi sottili… e se proprio dovesse succedere consoliamoci , perchè “i figli delle tenebre sono sempre più scaltri di quelli della luce”, ma “non prevarranno”!
Altri articoli sulle scuole genitoriali:
Seminari di Francesco Codello per la Scuola Libertaria Genitoriale
Scuola genitoriale del Buon Senso a Padova
Coordinamento della Scuola del Buon Senso anche a Padova
Ecco un interessante pubblicato da Luciano Lanza sulle scuole libertarie in Italia e nel mondo di Francesco Codello, dirigente scolastico di Treviso, animatore dell’Iden (International Democratic Education Network) e dell’Eudec (European Democratic Education Community) in Italia. Codello ha scritto diversi saggi e libri sull’educazione libertaria, è autore, tra l’altro, di Né obbedire, né comandare (Elèuthera, Milano, 2009) e redattore della rivista Libertaria.
Una realtà poco conosciuta: le scuole libertarie
Ne nascono continuamente in molti paesi del mondo, dalla Nuova Zelanda a Israele, dalle americhe alla Corea e al Giappone, in tutta Europa e nei paesi dell’Est, in India e in Australia. Esistono scuole, comunità, esperienze educative e di istruzione per adulti, che da anni stanno vivendo relazioni egualitarie e processi educativi improntati a molteplici metodologie didattiche, democrazia diretta e paritaria tra adulti e bambini nella formulazione delle decisioni, scelta partecipata e condivisa per la definizione dei propri curricoli di apprendimento, immersione ampia e costante nell’ambiente educativo circostante, attivismo pedagogico, integrazione fra lavoro manuale e intellettuale, condivisione intorno alla scelta dei docenti e così via. La prima e più famosa, tuttora piena di vitalità, è stata la scuola fondata da Alexander Neill nel 1921, Summerhill, in Inghilterra.
Che la scuola, come istituzione, sia in crisi irreversibile, è un fatto così ormai scontato tanto che, anche solo affermarlo, si rischia di dire una banalità. Questa opinione è così diffusa e condivisa che appaiono sempre più sterili anche le varie iniziative e proposte di riforma.
Sono soprattutto i giovani (sempre più omologati) e i bambini (sempre più oggetto del consumismo) che stanno pagando maggiormente queste politiche autoritarie.
Anche in Italia questa tendenza sta diffondendosi e sono ormai sorti gruppi di genitori e insegnanti in diverse città e paesi, aModena, Parma, Bologna, Udine, Bassano del Grappa, Milano, Roma, Trento, Pavia, in Umbria, nelle Marche e in Puglia.., che sono partiti con pochi mezzi ma tanta convinzione e stanno già sperimentando concretamente contesti educativi e scolastici improntati a queste idee libertarie. C’è già una scuola con alcuni anni di consolidata esistenza che è indirizzata verso queste modalità a Verona, il Kiskanu, È un “fai da te” che piano piano si sta configurando come una possibile e fattibile alternativa al collasso della scuola statale e che si regge su valori e principi di assoluta “a-confessionalità”, prende dalle varie metodologie montessoriane, steineriane, dell’attivismo pedagogico, tutto ciò che serve a permettere a ogni bambino e a ogni bambina di crescere liberamente esprimendo il proprio talento e la propria specificità.
Queste motivazioni, unite al desiderio di sperimentare nuove forme organizzative di stampo libertario in ambito educativo, stanno alla base dell’idea di dar vita anche in Italia a una rete per l’educazione libertaria. La rete vuole offrire uno spazio e un tempo di discussione, sperimentazione e formazione a persone che provengono da esperienze culturali (e politiche) diverse. Coloro che si stanno impegnando nella rete condividono un percorso di ricerca intorno a un’idea di educazione non autoritaria che metta in primo piano i bambini/e e i ragazzi/e. E si riconoscono in questa dichiarazione frutto dell’incontro mondiale (Idec) di Berlino del 2005: “In qualsiasi contesto educativo i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, hanno il diritto di decidere individualmente, come, quando, che cosa, dove e con chi imparare e hanno il diritto di condividere, in modo paritario, le scelte che riguardano i loro ambiti organizzativi, in modo particolare le scuole, stabilendo, se ritenuto necessario, regole e sanzioni”.